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SANREMO DIVENTA UN TALENT SHOW? LA SALA STAMPA RIBOLLE, SI SENTE DEFRAUDATA DEL POTERE DECISIONALE…
MATTARELLA STRINGE CONTE ALLE CORDE: LO STATO DI EMERGENZA SCADRA' IL 31 LUGLIO E ''NIENTE PROROGA". SALTEREBBE IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI E IL RISCHIO DI UN AUTUNNO CALDO DIVENTEREBBE REALE. POTREBBE ESSERE RIPROPOSTO SOLO DA UN DECRETO LEGGE - IL DUELLO CONTE/ZINGA VS DI MAIO/RENZI CONTINUA SENZA ESCLUSIONE DI COLPI BASSI: SE DOVESSE CADERE IL GOVERNO, IL MITOMANE CON LA POCHETTE MINACCIA DI ANDARE AL VOTO. 3. RENZI SPIFFERA: "CONTE E ZINGARETTI VORREBBERO CONVINCERMI DI ANDARE AL VOTO" - DI MAIO PREPARA LA CONTROFFENSIVA: GOVERNISSIMO CON RENZI, GIORGETTI E GIANNI LETTA
UN GOVERNICCHIO SOTT'ODIO
roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte
roberto speranza nicola zingaretti luigi di maio giuseppe conte 4
sabino cassese foto di bacco (2)
roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio
DERBY CHIGI-FARNESINA
Francesco Verderami per il Corriere della Sera
Dei due ne resterà uno solo, e in vista dell' autunno si preparano alla sfida: in caso di crisi Di Maio mira a una soluzione parlamentare, Conte punta invece a uno scenario elettorale.
Nello scontro tra il premier e il ministro degli Esteri non c' è nulla di personale: è solo politica. Perciò se Di Maio dice che Conte è «auto-referenziale», non fornisce una valutazione psicologica dell' avversario, ma un giudizio politico.
E se Conte dice che Di Maio «è un pericolo», non esprime un' opinione di merito ma un giudizio politico.
Tra i due il derby di potere si proietta ormai da tempo in ogni campo, comprese le nomine in Rai. Ma il principale obiettivo è il controllo dei gruppi parlamentari grillini, che saranno decisivi quando il duello verrà formalizzato e si capirà quanto sta già accadendo.
Perché la battaglia di posizionamento è in corso, in un gioco di alleanze che va oltre i confini della maggioranza. Il premier sente il rumore del nemico, che «pensa di farmi fuori ma si sbaglia».
E allora avvia la conta dei supporter nel Movimento, fuori e dentro il governo. Chiede al diccì Tabacci di organizzargli una pattuglia in Parlamento. E intanto si appresta a minare la legislatura, per farla saltare se lui dovesse cadere.
Con l' appoggio di un pezzo del Pd. La prova è contenuta nel passaggio di una relazione svolta da Renzi durante una riunione di Italia viva: «Conte e Zingaretti vorrebbero convincermi di andare al voto».
È lo spaccato di uno scenario che si propone di risolvere un' eventuale crisi in autunno con il ricorso alle urne, per sfruttare l' immagine del premier e porlo a capo di una nuova coalizione di centrosinistra, utilizzando l' attuale legge maggioritaria.
Nell' area riformista del Pd hanno sentito puzza di bruciato, e additano in Bettini «l'anima rossa» di un disegno che - in caso di sconfitta elettorale - comunque riporterebbe nell' alveo della sinistra quel pezzo di opinione pubblica che aveva scelto il Movimento.
È ovvio che un simile progetto necessita in Parlamento di un supporto nel fronte avverso. E nel centrodestra c' è chi più di ogni altro spinge per tornare rapidamente al voto con un sistema maggioritario: la Meloni.
Sarà un caso (e non lo è) ma il 27 luglio, per presentare il Rapporto sull' interesse nazionale curato dalla Fondazione Farefuturo, sono stati invitati a discuterne la Meloni e Conte. Dovevano vedersi a Palazzo Chigi, nella logica dei rapporti istituzionali tra governo e opposizione, si ritroveranno invece vis à vis in un salone del Senato, siccome gli opposti estremi a volte possono avere interessi convergenti.
Sarà un evento, certamente.
Come certa sarà la reazione di quella parte del Pd che non sopporta più il premier, non intende andare al voto e non vuole «morire grillina». E siccome i dem (al pari di M5S) sono come il nocciolo di una centrale nucleare che sta per fondersi, Di Maio si propone come interlocutore.
Il ministro degli Esteri si è incaricato di preparare la controffensiva, e per sabotare il sabotaggio della legislatura dialoga con Renzi e cerca anch' egli sponde nel campo avverso: Gianni Letta e Giorgetti.
Se Di Maio parla con l' ex sottosegretario del Conte I non è perché - come fanno filtrare gli uomini del premier - abbia «nostalgia della Lega». Il punto è un altro, è lo scontro per la leadership con chi «io ho scelto» per la presidenza del Consiglio, e che ora «si muove in assoluta autonomia, spesso senza nemmeno consultarci».
L'«auto-referenzialità» di Conte è vissuta come una minaccia per ciò che resta del Movimento, che senza una propria e visibile iniziativa politica rischia di venire distrutto.
E sotto le macerie ci resterebbe anche Di Maio, che vede M5S davanti a un bivio: rifluire nell' ortodossia o fare i conti con il governo del Paese.
matteo renzi foto di bacco (11)
Questa è la strada che il ministro degli Esteri ha intrapreso, smettendo progressivamente i panni dell' anti-casta e tentando di assumere un profilo sempre più istituzionale. Perché, nel suo modo di ragionare, l' evoluzione governista del progetto grillino impone di confrontarsi con tutti, persino con i poteri forti, anche per non lasciare questo spazio solo a Conte. E per sconfiggerlo quando arriverà il momento, ha serrato le file dei gruppi parlamentari ed è andato a parlare con Draghi: «Una cosa giusta»...
grillo di maio
roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio
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