DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
1 – CORONAVIRUS, CONTE: LA SCUOLA RIAPRIRÀ A SETTEMBRE
(LaPresse) - "La scuola è al centro dei nostri pensieri e riaprirà a settembre. Ma tutti gli scenari elaborati dal comitato tecnico-scientifico prefigurano rischi molto elevati di contagio, in caso di riapertura delle scuole". Lo sottolinea il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un'intervista a 'la Repubblica'. "È in gioco la salute dei nostri figli, senza trascurare che l'età media del personale docente è tra le più alte d'Europa. La didattica a distanza, mediamente, sta funzionando bene. La ministra Azzolina sta lavorando per consentire che gli esami di stato si svolgano in conferenza personale, in condizioni di sicurezza", aggiunge.
2 – CORONAVIRUS, BONETTI: HO CHIESTO APERTURA SCUOLE INFANZIA IN ESTATE
(LaPresse) - "Ho già avanzato la richiesta di poter prospettare l'apertura delle scuole dell'infanzia, della scuola 0-6 e di poter usare luoghi, anche destinati alla scuola, nei mesi estivi, perché adesso non sarebbe possibile per lo stato attuale dei numeri del contagio, per poterli utilizzare per fare attività in piccoli gruppi con tutte le regole che verranno definite. Collaborazione con i sindaci, con il terzo settore, con le associazioni del volontariato e con tutte quelle realtà che oggi gestiscono il percorso educativo 0-6. Su questo investirò anche risorse del mio ministero, almeno 35 milioni, ma il tema è adesso costruire una rete organizzata ed è quello che stiamo facendo in questi giorni". Così a Sky Tg24 la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti.
3 – LO STUDIO MATEMATICO DEL POLITECNICO «RIAPRIAMO MATERNE ED ELEMENTARI»
Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”
ANGELO BORRELLI ROBERTO SPERANZA GIUSEPPE CONTE
Per il momento si tratta di una proposta. È fondata su un' analisi «di sistema». Un modello «da ingegneri». Se verrà presa in considerazione, potrebbe rivoluzionare la gestione della «Fase 2» dell' epidemia: un cambio completo di scenario rispetto alle ipotesi circolate finora. Alla base, un aspetto che finora nessuno ha avuto il coraggio di toccare: la riapertura delle scuole materne ed elementari, forse anche delle medie. È questo invece il cardine dell' analisi elaborata da un gruppo di lavoro del «Politecnico» di Milano. Potrebbe apparire una proposta «ardita»: ha invece basi molto fondate e nasce all' interno di una delle punte più avanzate della comunità scientifica italiana.
disinfestazione scuole gran bretagna 1
Il lavoro nasce per rispondere a una domanda all' apparenza semplice. Ora che madri e padri dovranno (pur con limitazioni) tornare a lavorare, a chi lasceranno i bambini più piccoli? Molte famiglie avranno la scelta obbligata di ricorrere ai nonni (se si ha la fortuna di averli vicini), mettendo così a rischio proprio le persone più fragili, quelle che dovranno mantenere il più alto livello di protezione. «Ovviamente si tratterebbe di una scuola diversa da quella che conosciamo, in termini di orari, turni, composizione delle classi - spiega il rettore del "Politecnico", Ferruccio Resta -. Gli ingegneri lavorano su vincoli dati: se dunque il vincolo sarà la distanza di 1, o di 2 metri, perché gli adulti possono andare in ufficio o sul tram mantenendo quella distanza e gli studenti no?».
Alla domanda non si può rispondere se non tenendo presente un altro aspetto decisivo: «Oggi non possiamo ragionare sulla scuola soltanto per il suo valore culturale, che nessuno discute. Ora la scuola può avere un valore aggiuntivo, può diventare un elemento abilitante per la ripartenza. Non considerare la scuola in quest' ottica sarebbe un errore, significherebbe precluderci alcune possibilità. Senza dimenticare che anche i più piccoli hanno bisogno di relazioni sociali».
quarantena nelle scuole in cina
L' apertura delle scuole per le fasce d' età più basse sarebbe dunque in questo momento un aiuto per le famiglie che dovranno tornare al lavoro e permetterebbe di salvaguardare almeno una fascia di anziani. E avrebbe un altro vantaggio significativo: dato che le scuole materne ed elementari (ma nella maggioranza dei casi anche le medie) sono di solito vicino a casa, tutti gli spostamenti potrebbero avvenire con semplicità a piedi, o con altri mezzi, ma comunque senza sovraccaricare il sistema del trasporto pubblico (per mantenere un certo grado di sicurezza, i mezzi pubblici non potranno mai superare una capienza del 25/30 per cento rispetto a quella normale).
Esiste infine un altro «fattore di forza» verso la riapertura delle scuole, un elemento che ha più carattere medico: non sviluppando la malattia, i più piccoli potrebbero essere di gran lunga meno contagiosi degli adulti o degli anziani che si ammalano. Su questo, la medicina ancora non ha certezze. «E non è una variabile che è entrata nel nostro modello - precisa il rettore dell' ateneo milanese - perché il gruppo di lavoro si è concentrato solo sul vincolo delle distanze, senza introdurre elementi sui quali non abbiamo competenze».
GIUSEPPE CONTE IN VIDEO CONFERENZA
Il gruppo di lavoro del «Politecnico» ha elaborato un modello su sette/otto sistemi dalla società: dalla scuola, ai trasporti, al lavoro, alla finanza, alla società civile, al commercio, e poi ha cercato di identificare tutte le relazioni tra i sistemi, con variabili di ingresso e di uscita. «Questo modello - spiega Ferruccio Resta - permette di analizzare le varie proposte e trovare quella che possa coprire al meglio i punti di debolezza, tenendo presente che in ogni scenario bisogna valutare l' impatto sull' economia, sui valori sociali e sul contagio».
Non è contemplata la riapertura di scuole superiori e università, comunità molto più grandi e che hanno un impatto molto più profondo sugli spostamenti. L' ipotesi di riapertura delle scuole avrebbe il «salvagente» del ritorno indietro se l' epidemia dovesse avere un andamento pericoloso.
CORONAVIRUS SCUOLE IN DANIMARCA
4 – SI GIOCHERÀ SOLO IN TRE: L'ASILO SCANDINAVO CHE PIACE AL VENETO
Gianna Fregonara per il “Corriere della Sera”
I genitori restano fuori, non potranno neppure fermarsi a chiacchierare tra loro nei parcheggi. Per i bambini e per chiunque si avvicina all' entrata c' è il termometro per misurare la temperatura. Dentro ci si lava le mani per un minuto con un tutorial da seguire e le maestre che controllano a distanza, vestite con mascherina e guanti. I bambini si devono cambiare le scarpe all' ingresso, dove arriveranno secondo orari e turni stabiliti.
Poi in piccoli gruppi i bambini staranno il più possibile all' aperto e faranno almeno due turni per la mensa. Certo non ci sarà posto per tutti, almeno all' inizio, a meno di usare anche gli spazi delle scuole elementari.
E' con queste prime indicazioni che la Regione Veneto sogna di riaprire gli asili e le scuole materne. Fosse per il governatore Luca Zaia si farebbe già dal 4 maggio, ma è chiaro che se gli incontri tecnici di questi giorni daranno esito positivo, ci vorrà ancora del tempo per organizzare attività e aule e per avere tutto ciò che serve per far attività in sicurezza. Ma così come in Veneto, un po' ovunque in Italia cominciano a delinearsi le proposte per riaprire asili e materne.
Il Piemonte, nonostante i casi ancora numerosi di coronavirus, immagina di ricominciare con le attività dei bambini a giugno: alle regole sta lavorando la task force del Politecnico di Torino. A Roma, la sindaca Virginia Raggi pensa a riaprire a luglio, così come anche Giuseppe Sala per Milano. Con o senza una decisione del governo: potrebbero essere i sindaci e i governatori a dare l' ok alle attività nelle strutture per usarle come si fa normalmente per i centri estivi, ma il più presto possibile con lo scopo di «salvare» mamme e papà che torneranno a lavorare e rilanciare, prima che sia troppo tardi, il settore degli asili nido e delle scuole materne che sono perlopiù privati.
«Ci sarebbe anche un altro scopo che è quello di liberare i bambini dalla loro prigione casalinga - interviene il pedagogista Daniele Novara - E' giusto fare qualsiasi concessione alle regole per la sicurezza sanitaria pur di far uscire i bambini dalla bolla casalinga: per loro stare reclusi e soli con i genitori è un danno incalcolabile dal punto di vista motorio, dell' interazione sociale e anche dell' autonomia. Mettiamo anche le mascherine ma facciamoli tornare alla loro vita».
Che non sarà però più la stessa. Quello che succederà lo si vede già in questi giorni nei Paesi che hanno riaperto (davvero) materne e asili, come la Norvegia e la Danimarca, o che non li hanno chiusi mai come la Svezia. Il modello norvegese - raccontato dal Guardian - prevede che i bambini giochino a gruppi di tre o di sei, a seconda dell' età, e che i gruppi siano formati sempre dagli stessi amichetti. Gli spazi interni sono divisi in zone molto piccole e separate ma il consiglio è di passare la maggior parte del tempo all' aperto; i giochi devono essere lavabili e lavati due volte al giorno: da casa non si porta nulla. E' previsto persino un angolo per tossire in libertà, segnalato sul pavimento: il messaggio è chiaro, imparare a non contagiare nessuno. Si tratta di accorgimenti e regole per imporre forme di distanziamento sociale, cioè quei due metri di spazio tra due bambini, che è difficile imporre altrimenti.
Un esperimento quello dei Paesi nordici che va avanti ormai da dieci giorni, non senza problemi e critiche. In Danimarca è nato il gruppo Facebook «i nostri figli non sono cavie», che ha ormai 40 mila follower, e raccoglie le mamme che non si fidano. La ministra dell' Istruzione norvegese Guri Melby è dovuta intervenire personalmente per spiegare ai genitori preoccupati che «andare all' asilo è sicuro». Facile immaginare che le stesse paure e gli stessi dubbi domineranno il dibattito anche in Italia.
Infatti, a parte le soluzioni ponte immaginate dalle Regioni e dai Comuni, di una vera e propria riapertura si parlerà a settembre e per ora il governo pensa di allungare permessi ai genitori, lo smart working e i bonus per le baby sitter: «Ma non è la stessa cosa - insiste Novara - è fondamentale almeno quest' estate tirare fuori i bambini di casa». Per la ripresa sarà la commissione istituita dalla ministra dell' Istruzione Lucia Azzolina e presieduta da Patrizio Bianchi a fare proposte.
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