RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1 – GOVERNO: P.CHIGI, 'RICOSTRUZIONI IN ARTICOLO SU RIMPASTO NON CORRISPONDONO A PENSIERO CONTE'
(Adnkronos) - "In merito al colloquio con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pubblicato sul Corriere della Sera, si precisa che l'unico tema trattato è stato il Recovery Plan". Lo precisano fonti di palazzo Chigi.
"Tutte le altre ricostruzioni contenute nell'articolo, incluse quelle relative al cosiddetto rimpasto e al ruolo di Luigi Di Maio e Matteo Renzi, non solo non corrispondono a parole espresse dal Presidente del Consiglio ma non corrispondono neppure ai suoi pensieri".
2 – «SUL PIANO COINVOLGEREMO TUTTO IL PARLAMENTO RIMPASTO? NON POSSIAMO RINCORRERE LE AMBIZIONI»
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Alla scrivania di Palazzo Chigi arriva forte e chiara l' eco del «chiacchiericcio continuo» sulla tenuta politica del presidente del Consiglio e sul futuro del governo, ma Giuseppe Conte tira dritto come se non temesse più di tanto le critiche, le polemiche, le voci che invocano verifiche e rimpasti.
Sul suo tavolo si accumulano i progetti del Recovery Fund e il premier al Corriere vuole dare l' idea che il traguardo sia vicino: «Quei 209 miliardi sono per il nostro Paese la sfida della vita, sarebbe doloroso non arrivare fino in fondo».
ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE BY LUGHINO
L' Italia è in ritardo? L' avvocato smentisce frenate e rilancia: «Riusciremo a dare la svolta, con l' Europa abbiamo studiato un percorso a scorrimento veloce del Recovery. Stiamo facendo tantissimo, nonostante il clima di confusione che ogni tanto si alza».
A sollevare la polvere sono anche esponenti e leader della maggioranza, eppure Conte non si sente assediato («non sono minimamente preoccupato») e pensa che «tanta agitazione» al vertice delle forze politiche che lo sostengono derivi dalla presa d' atto che questo governo e questo premier non siano in scadenza, ma arriveranno a fine legislatura.
«Stiamo lavorando per impedire che il destino del Paese sia appeso alle sorti dei singoli», è il concetto con cui respinge le pressioni di chi, a parole, mira a rafforzare la squadra di governo.
«Non possiamo rincorrere le ambizioni di qualcuno che spera in ruoli più importanti», è lo stop del premier a quanti scalpitano per il ricambio dei ministri.
febbraio 2018 renzi contro di maio
In un momento in cui il Paese dovrebbe unire le forze contro il Covid, l' inquilino di Palazzo Chigi pensa che il Quirinale non permetterebbe di sedersi al tavolo del rimpasto per «soddisfare le ambizioni di qualcuno». E poi si è convinto che il pressing per il rimpasto parta da Renzi e Di Maio, più che dal Pd e dall' intero M5S. Quando gli chiedono se davvero il leader di Italia Viva sia al centro delle manovre, Conte si limita a sottolineare che forse, avendo fondato un partito nuovo, non ha ottenuto i risultati che sperava.
WEEKEND CON IL MORTO CASALINO CONTE DI MAIO
Il rapporto con il segretario del Pd invece era nato su basi più solide e il presidente vuole si sappia che non c' è alcun gelo con Zingaretti per la governance del Recovery: «Lo sento tutti i giorni e non è vero che non sia d' accordo sulla cabina di regia a tre. Ne avevamo parlato, c' è perfetta coincidenza». Quanto all' ipotesi di fare spazio a due vicepremier per rafforzare politicamente il governo, Conte assicura che, se Zingaretti volesse entrare, lui ne sarebbe felice. Ma dubita che lo voglia davvero, perché il doppio incarico farebbe scoppiare la polemica e il leader dem dovrebbe lasciare la guida della Regione Lazio.
NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE
Avanti dunque con il metodo Conte, anche se Italia viva teme un «commissariamento» dei ministri. Nella cabina di regia del Recovery, «che riferirà periodicamente non solo al Consiglio dei ministri ma anche al Parlamento», entreranno Roberto Gualtieri per il Pd e Stefano Patuanelli per il M5S.
Oltre al capo del governo, il quale oggi pomeriggio farà il punto con i capi delegazione. L' organo politico del Recovery si appoggerà a un comitato esecutivo composto da sei manager, uno per ogni progetto del Piano di ripresa e resilienza: «Persone con forti competenze e capacità di coordinamento - spera Conte -. Dobbiamo coinvolgere il meglio del Paese, individuando 50 nomi per ognuno dei sei team. Non per assegnare centinaia di incarichi, ma per selezionare esperti in grado di seguire passo dopo passo la realizzazione dei lavori». Con una novità importante: «La tecnostruttura avrà poteri sostituitivi. Se un progetto ritarda o rischia di essere realizzato male, subentrano i tecnici e commissariano l' opera».
GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI
Resta da allentare la tensione con il Nazareno. Se è vero che il Pd avrebbe voluto allargare ad altri ministri la cabina di regia, Conte ha recepito la richiesta solo in parte, concedendo che Enzo Amendola sia invitato alla cabina di regia come «referente dei progetti a Bruxelles». Un ruolo che, assicura Conte, è stato costruito assieme al responsabile degli Affari europei.
Per rispondere al centrodestra e per scacciare il sospetto che voglia blindarsi e arroccarsi a Palazzo Chigi, il presidente promette che la programmazione del Piano sarà all' insegna della partecipazione: «Ci sarà un grande confronto pubblico e coinvolgeremo tutto il Parlamento.
Stiamo anche pensando a un comitato di garanzia, che sovrintenda all' attuazione dei progetti e verifichi che le cose stiano andando bene». La nuova task force dovrebbe essere composta da dieci personalità «di altissimo livello», profili manageriali scelti tra economisti, industriali, esponenti delle professioni e del mondo del lavoro. E sarebbe bello,aggiunge sottovoce Conte, «se questo organismo fosse nominato dal Colle».
L' altra garanzia che il premier offre ai partiti è la determinazione a cambiare passo, come invoca il Pd. «I progetti del Recovery richiedono rapidità di esecuzione - accelera -. Non c' è nessun ritardo, siamo in dirittura finale. La Ue con la presidente Ursula von der Leyen ha messo su una struttura con la quale giorno per giorno ci confrontiamo. Il prossimo passaggio richiederà il coraggio di selezionare i progetti migliori e quando arriveremo alla fine saranno già stati esaminati».
Infine il Mes, con la strettoia del 9 dicembre in Aula.
Il Partito democratico su quei 37 miliardi per la sanità non fa marcia indietro, i 5 Stelle invece per votare sì alla riforma vogliono l' impegno formale che il governo non li prenderà. E a Palazzo Chigi non vedono altre vie d' uscita: «Il Mes non ci serve, l' Italia non ne ha bisogno».
roberto gualtieri giuseppe contegiuseppe conte roberto gualtieri
Ultimi Dagoreport
FLASH! - LA GIORNALISTA E CONDUTTRICE DI CANALE5 SIMONA BRANCHETTI, STIMATA PROFESSIONALMENTE DA…
DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
FLASH! - AVVISATE CASTAGNA, GIORGETTI, FAZZOLARI, MILLERI E CALTAGIRONE: UNICREDIT PASSA ALL'AZIONE …
DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E…
DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO,…