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Luca Fornovo per “la Stampa”
I conti pubblici dell’Italia sono peggiori del previsto: la crescita non c’è e gli obiettivi del deficit (2,7% nel 2014 e 1,8% nel 2015) non verranno raggiunti. Tutto ciò, unito alla lentezza con cui vengono attuate le riforme, produrrà «effetti negativi e tensioni» non solo nella politica italiana, ma anche con «qualcuno dei partner europei, soprattutto la Germania».
È piuttosto impietosa l’analisi che fa Sarah Carlson, vice president e senior credit officer di Moody’s, che ha scritto il report pubblicato ieri sull’Italia. Secondo le sue previsioni, la nostra economia si contrarrà dello 0,1% nel 2014 e tutto ciò «rende più difficile la riduzione del deficit e del debito e comporterà l’attuazione di misure economiche strutturali politicamente più impegnative».
Per quanto riguarda la recessione che continua a lambire il nostro Paese, l’analista punta il dito sui dati del secondo trimestre, che mostrano una debolezza della nostra economia «abbastanza uniforme». Guardando ai singoli settori - precisa Carlson - «i servizi, l’industria manifatturiera e l’agricoltura hanno dato un contributo negativo alla crescita», mentre l’export - debole soprattutto a causa del super euro - stavolta non ha fatto da traino, ma piuttosto da freno all’economia made in Italy. In questo scenario, precisa la vice president dell’agenzia internazionale, «la domanda interna stenta a decollare. L’Italia ha usato la leva fiscale per stimolare l’economia, ma è una strategia che richiede tempi lunghi e finora non ha permesso al Paese di uscire dalla recessione».
Certo Moody’s riconosce che il bonus degli 80 euro al mese di Renzi per i lavoratori a basso reddito «è una misura importante», ma essendo entrata in vigore a giugno ha influito solo su uno dei tre mesi del secondo trimestre.
Con le sue affermazioni - sottolinea l’analista di Moody’s - il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha rivelato «le difficoltà dell’Italia nel rendere permanenti le riduzioni di spese di fronte alla pressione politica». Infatti il Parlamento punta a usare le risorse recuperate dalla spending review per finanziare nuove spese da 1,6 miliardi di euro nel 2015, piuttosto che finanziare la riduzione del deficit attraverso riduzioni di spesa permanenti.
La debolezza delle condizioni macroeconomiche, secondo le tesi della Carlson, renderà quindi ancora più difficile al governo del premier Matteo Renzi l’attuazione dell’agenda delle riforme (giustizia, pubblica amministrazione, lavoro, fisco ecc.).
Riforme che peraltro finora sono state portate avanti con lentezza e ciò, sottolinea la vice presidente di Moody’s «lascia intendere che la popolarità del governo, come è emersa dai risultati delle elezioni europee, non si è ancora concretizzata in una robusta capacità di legiferare e creare nuove regole». Le riforme a passo di lumaca e i conti pubblici peggiori del previsto, conclude la Carlson, probabilmente aumenteranno le tensioni tra Italia e Germania. Tensioni già innescate a giugno quando l’Unione europea aveva già bacchettato l’Italia su crescita e riforme.
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