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1. DI BATTISTA APRE LA RESA DEI CONTI M5S SULLA LEADERSHIP L'ASSE CON CASALEGGIO
Alessandro Trocino per il ''Corriere della Sera''
alessandro di battista old style
Alessandro Di Battista è tornato più attivo che mai. Rilascia interviste, dichiara e dissente, va in tv e chatta. In un Movimento senza più identità, dove si fa a gara a non apparire, dove il capo politico Vito Crimi è transeunte, il reporter di ritorno si prepara alla corsa per la leadership.
Con lui c' è un drappello di M5S della prima ora, scontenti della «subalternità» al Pd, da Max Bugani a Giulia Grillo, da Barbara Lezzi a Ignazio Corrao. Non è chiaro se a ottobre (la data non è fissata) ci sarà l' atteso duello con Luigi Di Maio, perché il ministro degli Esteri nicchia, non vuole apparire un difensore del governo, né del Pd, e preferirebbe rinviare e affidare la guida a una leadership temporanea di un anno oppure a una collettiva, dove potrebbe essere un leader per interposta persona (Chiara Appendino).
Quello che è chiaro è che l' assetto dei 5 Stelle avrà un riflesso sulle sorti del governo.
alessandro di battista old style
E che dietro le manovre per la leadership si sta consumando uno scontro tra Beppe Grillo, sempre più contiano, e Davide Casaleggio, sempre più isolato. Un appoggio al figlio del fondatore arriva da Di Battista e dai suoi. Che incalzano un immobile Crimi: «Fissare subito la data degli Stati Generali. E votare su Rousseau».
Casaleggio è in difficoltà.
Pochi versano l' obolo dei 300 euro al mese. Il gruppo, ma anche Di Maio e Crimi, gli si è rivoltato contro. Le richieste di votare su Rousseau sono regolarmente ignorate. Il blog è alla deriva. E si fanno più forti le voci di chi vuole sottrargli la piattaforma, modificando lo statuto. Non è un caso, dunque, che Casaleggio sia ferocemente contro la fine del limite del doppio mandato. Un ricambio gli consentirebbe di mantenere potere e di trattare con un gruppo più debole.
Con lui stanno i dibattistiani (un po' meno Di Battista, che gioca la sua partita), contrari alla fine del doppio mandato, per il quale si sta usando come un grimaldello il caso Raggi. La sindaca è stata ricevuta con tutti gli onori alla Farnesina da Di Maio. I seguaci di Di Battista non ci stanno: «Lei è un caso diverso,ha fatto solo mezzo mandato da consigliere». Lo stesso Di Battista è sibillino: «Io ho svolto un solo mandato, chiedete a chi ne ha fatti due».
Che la guerra sia in corso lo certifica il provvedimento contro Corrao, reo di aver votato in dissenso sul Mes. Per la Lezzi è «un segnale contro Di Battista». Impossibile non cogliere la sproporzione, visto che in passato ci sono stati molti voti in dissenso senza conseguenze. E visto che Corrao e Rosa D' Amato sono stati destituiti da facilitatori. Non si vede il nesso con il voto. E neanche la competenza dei probiviri, visto che è un ruolo non previsto dallo statuto. Chi manovra i probiviri?
ALESSANDRO DI BATTISTA IN IRAN
Alla Farnesina Di Maio ha acquistato prestigio e da lì può manovrare con discrezione. Sente il peso di Di Battista, con il quale in passato ha pensato a un ticket. E quella del premier: secondo un sondaggio, una lista Conte vale il 14,3%, poco sotto M5S, al 15,5.
Rientra nella guerra di veleni la voce circolata, e subito smentita, che Conte abbia già registrato il simbolo.
Di Battista lancia segnali distensivi verso il governo. A Sono le 20 , attacca Renzi: «Un uomo finito». Poi dice no al ponte sullo Stretto. Paola Taverna, come molti altri, tace.
Grillo, nel dubbio, avverte: «Potrei riprendermi il Movimento». Un segnale chiaro per tutti, anche per Casaleggio: il governo non si tocca.
2. CORRAO, IL SIMBOLO DEGLI SCONTENTI "QUI C'È BISOGNO DI UN ALTRO LEADER"
Concetto Vecchio per ''la Repubblica''
Ignazio Corrao, 36 anni, siciliano, appena sospeso per un mese dal Movimento 5Stelle, ha iniziato a firmare gli atti: "Ignazio Corrao, europarlamentare", togliendo così ogni riferimento al Movimento. Squalificato dai probiviri insieme ai colleghi Piernicola Pedicini e Rosa D' Amato, per aver votato ad aprile in dissenso rispetto al gruppo sul Mes, non può fare comizi, né andare in tv, né rilasciare interviste a nome del M5S fino al 2 luglio.
Un cartellino rosso per un voto su una risoluzione «non vincolante, che conteneva il nulla cosmico », fanno notare in tanti nella pancia grillina. Se ne andrà? «No, nessun passo di lato, farò la battaglia dall' interno», ha detto a un amico. E la battaglia è quella per scalare il vertice del Movimento.
«Abbiamo un problema di leadership. C' è un vuoto che va colmato », va dicendo da giorni. E la persona a cui pensa come capo politico è Alessandro Di Battista. «Da candidare non dentro una logica dell' uomo solo al comando, ma all' interno di un percorso, di un progetto identitario».
Corrao fa parte di una pattuglia di grillini che sognano un ritorno alle origini, scontenti per la piega governativa, che ha finito per svuotarli ideologicamente. È un fronte composito, che comprende anche le ex ministre Barbara Lezzi e Giulia Grillo. Da gennaio - dopo il passo indietro di Luigi Di Maio - lo scettro è affidato al reggente Vito Crimi, ma nel frattempo la pattuglia dei malpancisti è cresciuta.
Anche in Parlamento c' è chi ha votato contro il Mes, eppure non è stato sospeso, ma solo raggiunto da una lettera di avvertimento. Come il deputato Pino Cabras, pure lui legato a Di Battista, e altri sei colleghi che il 24 aprile appoggiarono un ordine del giorno di Fratelli d' Italia. Per loro soltanto un cartellino giallo.
Di Battista in un' intervista al Fatto ha assicurato che non picconerà il governo. «È un errore pensare che sia l' uomo che farà saltare il banco», dicono i suoi amici. «Ha fiducia in Conte, e sarà leale». Corrao non vuole fare pubblicamente polemiche. Ha ricevuto centinaia di messaggi, privati e sui social. In molti leggono la sospensione come una ripicca non solo per il voto contrario sul Salva Stati, ma anche per avere espresso riserve, in un post del 18 aprile, sulle nomine di Alessandro Profumo (Leonardo) e Claudio De Scalzi (Eni). È stato inoltre raggiunto da una sanzione aggiuntiva e fatto decadere da capo degli enti locali. Una pena non prevista dal regolamento. In passato, in molti altri casi di voti contrari rispetto alle indicazioni del Movimento, non sono scattate punizioni.
Insomma, la corrente Di Battista è più attiva che mai. Anche se Cabras non ama la definizione.
«Le correnti c' erano 30 anni fa quando militavo nella Fgci, da allora sono per la libera espressione».
Corrao, scontata la squalifica, inizierà la battaglia per gli Stati generali, che lui chiama "congresso", come nei partiti che un tempo il M5S voleva abbattere.
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