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Mentre i giudici di Palermo interrogano il capo dello Stato, l’onorevole Lia Quartapelle da Varese twitta lesta l’ashtag “#conNapolitano”. Ora bisognerà vedere se la cosa è reciproca, visto che il nome della trentaduenne piddina è in pole position per la nomina a ministro degli Esteri.
Eccolo il colpaccio che medita Matteo Renzi in queste ore per la sostituzione di Federica Mogherini, “promossa” Lady Pesc: una donna classe 1982 per stupire ancora una volta tutti quanti, come fece nominando la Boschi e la Madia. E se possibile, Quartapelle ha ancora meno esperienza delle due ministre, anche se ha un buon curriculum di studi internazionali e da neodeputata si applica con grande diligenza in commissione Esteri.
Alla Leopolda di sabato e domenica è stata impegnata al tavolo dedicato alle strategie internazionali dell’Italia e di ritorno da Firenze ha consegnato al proprio sito internet “liaquartapelle.it” tutto il suo entusiasmo: “Il discorso di Matteo Renzi è stato un fortissimo richiamo alla responsabilità condivisa. Per il cambiamento. Facciamo politica perché vogliamo cambiare il mondo”. Se sarà fatta ministro, in attesa di cambiarlo, il mondo lo girerà.
Insieme alla super-green card della Quartapelle gira anche il nome di Simona Bonafè, 41 anni, cerchio magico renziano da sempre, sbarcata a Strasburgo con una valanga di preferenze. Renzie ragiona su di lei, anche se l’interessata non vorrebbe interrompere l’avventura appena iniziata in Europa “tradendo” migliaia di elettori.
Un po’ in calo sembrano invece le azioni di altre due donne: Marina Sereni ed Elisabetta Belloni. Il nome della Sereni, solida carriera nel partito democratico e vicepresidente della Camera, è probabilmente quello fatto di più per piacere a Giorgio Napolitano. Ma non è la novità che piace a Renzi, visto che è stata responsabile esteri con la segreteria Fassino. La Belloni gode di stima trasversale, ma è un’ambasciatrice e pare che Renzie abbia molta paura di nominare un diplomatico che potrebbe scatenare dinamiche interne imprevedibili.
Valentina Mantova Simona Bonafe
La verità, come confermano varie fonti, è che se potesse Renzi terrebbe molto volentieri l’interim degli Esteri tutto per sé. Ci ha pensato seriamente, in questi giorni, perché è convinto di cavarsela più che bene nei palcoscenici internazionali, inglese compreso. Ma poi lo ha frenato l’idea di rinverdire un imbarazzante precedente berlusconiano del 2001. Gli direbbero tutti che “è proprio come Berlusconi” e con il patto del Nazareno da difendere gli manca solo di ricalcarne le orme. E allora nominerà un ministro. Ma che non gli faccia ombra, per carità.
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