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Cesare Martinetti per “la Stampa”
Patrick Modiano, chi era costui? Se non riuscite a rispondere nel giro di qualche secondo, non sentitevi in colpa. Siete in buona compagnia. Fleur Pellerin, intervistata dalla più impertinente delle televisioni francesi – Canal Plus – non ha saputo citare un solo libro di Modiano. Il problema è che Modiano è l’ultimo premio Nobel per la letteratura, consacrato appena tre settimane fa.
E Fleur Pellerin è la ministra della cultura che ha poi fatto in pubblico un’ulteriore sconcertante confessione: «Sono due anni che non leggo un libro». Troppo presa da dossier ministeriali e dispacci di attualità.
fleur pellerin sottosegretario dello stato francese
L’aneddoto pone qualche interrogativo, non a Modiano, intellettuale riservatissimo, sempre a disagio in pubblico, un uomo con l’infanzia segnata da privazioni che hanno alimentato la sua ricerca letteraria. Il dubbio investe la signora ministra, personaggio tutt’altro che banale: 41 anni, di origini coreane, adottata all’età di sei mesi da una famiglia parigina. Madame è ministro da fine agosto, quando il colpo di palazzo di Hollande-Valls ha rimpastato il governo mettendo alla porta tre ministri troppo a sinistra, tra cui Aurélie Filipetti, responsabile della cultura.
La domanda ora è: la Francia, che fa di cultura e politiche culturali, la sua «eccezione» nel mondo, ha una ministra della cultura ignorante? Certamente no perché Fleur Pellerin ha un curriculum inattaccabile: si è diplomata in ben due delle grandi scuole parigine – Ena e Sciences-Po – dopo aver sostenuto un doppio bac (maturità) in francese e tedesco.
Ma allora: si può fare il ministro della cultura senza aver letto un solo romanzo del proprio connazionale premio Nobel? Evidentemente sì, anche perché Fleur Pellerin è riconosciuta come grande esperta di economia e culture digitali che costituiscono la frontiera più avanzata della sfida che l’«eccezione» francese sostiene con il resto del mondo. Non è certo sul raffinatissimo ultimo romanzo di Modiano che vincerà la sua battaglia.
Però va da sé che c’è qualcosa che non torna. Quando l’avevamo intervistata un mese fa, Madame Pellerin aveva citato come suoi riferimenti culturali Victor Hugo e Alexandre Dumas, Anouilh e Sartre, e rivelato di tenere sul comodino «I fiori del male» da leggere e rileggere. Ecco, tra Baudelaire e Netflix, tra i classici e l’invasione digitale marchiata Usa, c’è un mondo di mezzo, un umanesimo della contemporaneità che sembra mancare ai quarantenni in carriera della politica, sempre in bilico tra la dissacrazione postideologica e la meccanica tecnocratica. Non solo in Francia.
@cesmartinetti
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