LA CORSA DEL GIOVANE RENZI MANDA IN TILT IL VECCHIO CAV E IL PDL PROVA A SPEZZARE L’ASSE CON IL GIOVANE VECCHIO LETTAENRICO

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Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Renzi dà sempre più fastidio a Berlusconi. Il Cavaliere lo considera uno sfasciacarrozze delle larghe intese, un concorrente molto pericoloso. Alle ultime elezioni politiche Berlusconi non si sarebbe candidato a premier se dall'altra parte della barricata ci fosse stato il giovane sindaco di Firenze. Ed è quello che potrebbe succedere in futuro quando si ripeterà lo scontro tra centrodestra e centrosinistra.

In casa berlusconiana minimizzano, dicono che il leader del Pdl continuerà a correre per Palazzo Chigi, nonostante la sua età. Ipotesi tutta verificare e che dipende da quando si tornerà a votare, con Berlusconi che va verso gli 80 anni e Renzi che ancora deve farne 40 di anni. Ma è il ruolo che svolge oggi il primo cittadino fiorentino a irritare ogni giorno di più l'ex premier, che invece in passato lo ha corteggiato, invitato a Villa San Martino ad Arcore e pure lanciato alla guida di una sinistra finalmente non anti-berlusconiana, moderna, europea, uno che viene dalla Dc e non dalle fila comuniste.

Viva Renzi fino a quando conveniva a Berlusconi; abbasso Renzi ora che l'ex rottamatore è visto come il fibrillatore del governo che alcuni accreditano a trazione berlusconiana, il prossimo pericoloso sfidante che non perde occasione per affondare il coltello. E per prendere in giro alcuni esponenti del Pdl con lo scopo, dicono nello stesso Pd, per scrollarsi di dosso quella polvere che gli era caduta addosso quando andò a trovare Berlusconi, allora premier, ad Arcore per perorare finanziamenti per la sua Firenze.
In qualche modo ha quindi dovuto recuperare a sinistra con continui morsi a destra. Ripetendo - lo ha fatto anche ieri partecipando alla «Repubblica delle idee» nella sua città - che lui mai e poi mai avrebbe la capacità, lo stomaco e la pazienza di governare insieme a quelli del Pdl.

La sua «vittima» preferita è il capogruppo Brunetta; ieri è stato il turno dell'altro capogruppo, Schifani. E ha messo in mezzo proprio Letta, una mossa che può anche essere interpretata come una parziale presa di distanza dal Patto di Torre Arnolfo siglato l'altro giorno a Firenze. Ha detto: «Io sono amico personale di Letta e lo stimo molto. È persona di grande qualità. Lo ritengo di grande competenza. Lui è proprio bravo e sono solidale con lui: deve governare con Brunetta e Schifani... Io non avrei quell'equilibrio, non credo che ne sarei capace».

È scattata subito la rappresaglia e non è bastato che Renzi abbia detto che non voterebbe l'ineleggibilità di Berlusconi e che sogna un Pd che vince le elezioni e non squalifica l'avversario. Ma le parole del sindaco sono state l'occasione perfetta per mettere il dito tra Enrico e Matteo, insinuarsi tra i due. Con il primo che si fa carico della fatica di sopportare gli uomini delle larghe intese versante destra e con il secondo che punge come una vespa Brunetta. Il quale non se ne lascia sfuggire una per ripetere che «il solito Fonzie-Renzi continua con le battute da giovanotto ilare, giocando sulla pelle del Pd.

Ora ha aggiornato il copione, e si diletta a sfottere Letta ridicolizzando il suo equilibrio e la sua capacità di sintesi nella coalizione di governo. È un atteggiamento irresponsabile». Schifani definisce il sindaco di Firenze «l'eterno incompiuto della politica italiana, la caricatura di se stesso. Tuttavia se proprio vuole provocare Letta, lo faccia direttamente e non utilizzi chi non ha niente a che vedere con lui. La verità è che Renzi non sarebbe in grado di governare: con noi o senza di noi, poco importa».

Il Pdl mette il dito tra i due amici-competitori del Pd e ricorda che ci vuole rispetto nella maggioranza. E chi non lo fa, come Renzi, mette a repentaglio il governo. Ci vuole rispetto, osserva Sandro Bondi, «non solo politico ma anche umano e personale: senza questo spirito nuovo la politica in Italia sarà sempre barbara e alla fine inconcludente».

 

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