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Luisa Grion per "la Repubblica"
Frigorifero, mobili e tivù non si vendono da un pezzo, ma ora la crisi dei consumi ha intaccato anche le ultime voci "intoccabili": i giocattoli e gli alimentari. Le vendite crollano, lo avevano già segnalato i commercianti e ora lo confermano anche i dati dell'Istat. Meno 3,2 per cento in un anno (luglio 2012 su luglio 2011) con una tendenza a proseguire nel ribasso (fra lo scorso luglio e il precedente giugno c'è stato un calo dello 0,2).
Una caduta verticale degli incassi che parte dai piccoli negozi (meno 3,8), attraversa la grande distribuzione (meno 2,3) e non salva nemmeno i discount, dove le vendite hanno subìto una flessione dello 0,7 per cento. Dati che - letti assieme a quelli forniti dalla Svimez - fanno dire a Pierluigi Bersani, leader del Pd, che «lo spiraglio per la ripresa non c'è».
Il quadro fornito dall'associazione sullo stato della crisi nel Mezzogiorno è infatti ancor più desolante di quello presentato dall'Istituto di statistica: al Sud la disoccupazione reale ha superato il 25,6 per cento, tre milioni di persone lavorano in nero, i consumi non crescono da quattro anni, i redditi dei cittadini non raggiungono il 60 per cento di quelli del Centro-Nord, il Pil è a meno 3,5 per cento.
A livello nazionale l'Istat racconta comunque un taglio dei consumi incondizionato, che secondo Federdistribuzione calcolato sul periodo dell'intera crisi (2007-2012) segna per il solo settore alimentare un crollo delle quantità vendute dell'11,6 per cento.
Ora è vero che le abitudini sono cambiate e - come segnala il Censis - le famiglie fanno acquisti anche attraverso canali alternativi alla rete dei negozi, ma la caduta generalizzata lascia poco spazio da dubbi: la riduzione dei redditi disponibili ha prodotto una contrazione del venduto che penalizza il non alimentare (meno 3,3 per cento) e l'alimentare stesso (meno 1,7); colpisce anche il mercato dei giocattoli (meno 5,6) e salva solo alcune nicchie destinate all'alto reddito (le vendite dei gioielli sono diminuiti solo dello 0,7 per cento), ricordandoci che la crisi non è uguale per tutti.
Le conseguenze si misurano anche in termini occupazionali: Confesercenti segnala che nei primi mesi di quest'anno nelle vendite al dettaglio sono già scomparsi 33 mila posti di lavoro e che, in mancanza di una «terapia shock», altrettanti salteranno entro la fine dell'anno. Né pare che in un futuro immediato i redditi delle famiglie siano destinati ad invertire la rotta.
Al contrario precisa Nomisma - stiamo andando verso «un lieve aumento delle tariffe di luce e gas» avvicinandoci a «massimi storici», proprio mentre nel resto dell'Europa i prezzi scendono. Per contrastare la crisi, il governo muove la carta del nuovo decreto Sviluppo: Passera assicura che «le misure si vedranno entro settembre» (si presume possano quindi arrivare fuori sacco al Cdm di domani).
Una delle ultime novità riguarda l'ambito sanitario: avremo la ricetta medica digitale, strutturata su un codice a barre inserito dal medico e leggibile dalle farmacie. Sarà uguale su tutto il territorio e garantirà maggiori risparmi e controlli sulla spesa.
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