DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA…
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Da buon giurista ed ex giudice della Corte Costituzionale, Sergio Mattarella ha un dubbio sui conti pubblici. E per questo, una volta approvato il Documento di economia e finanza dal Parlamento, il presidente della Repubblica ha posto un quesito ai suoi uffici legislativi. Se le Camere approvano un documento che potrebbe stridere con il dettato costituzionale, che introduce uno scostamento rispetto agli impegni costituzionali, quel documento è valido?
Sembra che gli uffici del Quirinale siano entrati in fibrillazione per le domande di Serginho. Molto di più quelli di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia. In realtà, la soluzione sarebbe stata individuata in punta di diritto. Il Def non è una legge: tant’è che dev’essere approvato con una risoluzione parlamentare. Ben diversa la questione sulla Legge di Bilancio.
E’ sul quel testo che si appunteranno le attenzioni del Quirinale, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di sabato. Ed è lì che gli uffici del Quirinale dovranno verificare l’esistenza o meno del dettato costituzionale sulla riduzione del deficit strutturale: valore legato a doppio filo al deficit nominale. Se il numero del nominale dovesse superare il 2%, deficit strutturale non scenderebbe.
Senza contare che, qualora non fosse presente la riduzione, le Camere potrebbero approvare il testo soltanto a maggioranza qualificata; come previsto per ogni votazione in deroga ad una norma costituzionale.
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