DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
DAGOELEZIONI 4
In questi giorni al Quirinale hanno istallato un semaforo. Serve a gestire il traffico di gente che consegna sondaggi al Capo dello Stato. In cambio, attendono indicazioni dal Presidente su cosa succederà dopo le elezioni. Al momento, la maggioranza dei finti questuanti resta a bocca asciutta. D’altra parte, se è soprannominato “La Mummia” un motivo ci sarà…
Mattarella, infatti, concede poche indicazioni utili per il dopo voto per il semplice motivo che, proprio perché il voto non c’è ancora stato, si tratta più che altro di attività di onanismo intellettuale.
Dai suoi silenzi, però, qualcuno (anzi, più d’uno) è riuscito a sintetizzare due formule probabile.
La prima. Conservare Gentiloni ed il suo governo in carica, magari rimaneggiato in qualche casella per predisporre una nuova legge elettorale. E tornare a votare. Insomma, il Colle vedrebbe di buon’occhio una soluzione “alla Rajoy”, ma non per troppo tempo com’è stato in Spagna. D’altra parte, l’ok ad una formula del genere sarebbe sfuggito anche a Berlusconi. Le nuove elezioni sarebbero nel nome della “governabilità”, chiesta dall’Europa.
La seconda. Allungare di una settimana il tempo per le consultazioni per arrivare a formare un governo di larghe intese tra Forza Italia, Pd e partiti minori. Magari contando anche su un eventuale spacchettamento della Lega. E su una miriade di “volenterosi”, pronti a tutto pur di evitare elezioni anticipate. Anche in questo caso, nel nome della “governabilità”.
giorgio napolitano mario monti
Mattarella poi tenderebbe ad escludere l’ipotesi avanzata da Massimo D’Alema riguardo ad un “governo del Presidente”: ma siamo ai sofismi lessicali. Il Quirinale è convinto che formule del genere sono percorribili soltanto di fronte ad improvvise e devastanti crisi economiche; come quella dello spread che portò Napolitano a nominare Monti senatore e vita e poi concedergli che chiavi dell’Italia. E, toccando ferro, eventualità del genere non sembrano dietro l’angolo: anche grazie a san Mario Draghi.
Quindi, le indicazioni raccolte dai silenzi quirinalizi convergono verso un governo di larghe intese sostenuto da una maggioranza ampia (ma non ampissima) e con un Pd alla guida. Il candidato in pectore rimarrebbe Gentiloni. Ma l’attivismo del premier in campagna elettorale avrebbe fatto storcere il naso a più d’un consigliere del Colle. E non a caso, da qualche giorno “Er Moviola” è tornato afono: la sua qualità migliore… Altrimenti, scalda i muscoli (anche lui in silenzio) Franceschini.
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