DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
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SERGIO MATTARELLA PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE
Il governo che sperava di prendere a spallate l’Unione Europea ha finito per fratturarsi la spalla. L’aria nel Governo del Cambiamento è decisamente cambiata, basta leggere le frasi di Savona, che dopo un lungo silenzio ha detto l’indicibile, cioè che la manovra non solo può essere corretta, ma DEVE essere corretta: meno soldi a misure assistenziali come il Reddito di Cittadinanza e la riforma della Legge Fornero, e più investimenti pubblici. Così Bruxelles non potrebbe più dire che l’Italia non punta sulla crescita.
Colui che partì come l’uomo del Cigno Nero, del Piano B per l’uscita dall’Euro, è diventato il più europeista dell’esecutivo. In perfetta coerenza con il carattere imprevedibile e non incasellabile (di cui va molto fiero). In fondo spiazzò tutti anche quando trapelò la sua visita non ufficiale a Francoforte, nell’ufficio di Mario Draghi, uno dei suoi nemici più cari.
PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
In quell’occasione chiese in modo diretto al presidente della BCE di allungare il Quantitative Easing fino alla fine del suo mandato, nell’autunno 2019, per ‘coprire’ con il suo ombrello le prime misure del governo appena nato. Draghi gli oppose un netto rifiuto: proprio perché in scadenza, non vuole essere ricordato per un ultima mossa smaccatamente pro-italiana.
Già il QE era una misura che fu osteggiata apertamente dalla Germania, ci manca solo lo stravolgimento del ‘tapering’ (graduale decelerazione degli acquisti di obbligazioni) per permettere a Di Maio e Salvini di mantenere promesse elettorali in aperto contrasto con i dettami di Bruxelles, giusti o sbagliati che siano. Dopo il QE non c’è altro QE, c’è l’OMT, quelle Outright Monetary Transactions che garantiscono liquidità di emergenza e uno scenario simile alla Grecia.
Savona ha riferito tutto questo a Salvini, facendogli capire che senza la copertura della BCE l’Italia poteva solo andare a sbattere contro il muro della Commissione. E ha rimproverato a Tria di aver completamente toppato la strategia negoziale con l’UE. I punti della manovra andavano affrontati in via confidenziale prima di presentarla, Reddito di Cittadinanza e Legge Fornero andavano posticipati e la spinta più forte (questo Savona lo ha sempre detto) bisognava darla sul lato degli investimenti.
Tria invece aveva negoziato un deficit all’1,9-2,1%, che avrebbe portato al pubblico brontolio di Moscovici & co., un po’ di tira e molla e poi un ok finale, lo stesso copione visto con i governi italiani degli ultimi anni. Ma l’idea di rinunciare alle misure più strombazzate ha fatto infuriare Di Maio, e Salvini si è accodato. Nel giro di poche ore il lavoro del Ministro del Tesoro è stato stravolto ed è uscito il fatidico 2,4% con annesso festeggiamento dal balcone.
Cosa succederà adesso? La trattativa sui conti italiani andrà avanti fino a fine anno e si chiuderà ad inizio 2019, con la mediazione della Merkel, realisticamente con un deficit intorno al 2,1%, abbastanza alto da non umiliare il governo ma ovviamente più basso per mostrare agli altri paesi europei che ancora una volta i paesi riottosi vengono riportati a cuccia. Si troverebbe un escamotage per riservare una quota maggiore di bilancio agli investimenti pubblici, depotenziando la parte assistenzialista, percepita come incapace di generare Pil.
Olaf Scholz nuovo ministro delle Finanze
La Germania, che si comporta come il capo di fatto dell’UE, non può permettersi una crisi italiana alla vigilia delle elezioni, che avrebbe ripercussioni su tutto il continente, e che i partiti populisti (e non) addebiterebbero a Berlino. Non a caso, la Cancelliera ha inviato a Roma il suo vice Olaf Scholz, ministro delle Finanze, che oggi ha incontrato Di Maio e (dice Luigino) sarebbe stato rassicurato sul divieto di cumulo tra quota 100 e reddito da lavoro.
E se questa mediazione non si trovasse? Se Mattarella a gennaio si troverà davanti a una procedura di infrazione e uno spread fuori controllo ha un precedente da cui attingere, lo stesso che fu salutato con i caroselli degli elettori Pd: chiedere a Peppino Conte di dimettersi, come fece Napolitano con Berlusconi nel novembre 2011, dopo la lettera BCE, le risatine di Merkel-Sarkozy e il fucile puntato dello spread a 550. Il ‘premier per caso’ potrebbe continuare senza la fiducia del Quirinale? Chi prenderebbe il suo posto visto che Mattarella non vuole Salvini a Palazzo Chigi? Ah, saperlo…
giorgio napolitano mario montiberlusconi monti berlusconi monti incontro tra di maio e olaf scholz
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