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DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...
DAGOREPORT
Nelle segrete stanze di Palazzo Chigi, tra un dossier di governo e un report dei Servizi, di cui ha le deleghe, trascorre le sue giornate il sottosegretario Alfredo Mantovano, anello di congiunzione strategica tra la premier e il resto del mondo.
L’ex magistrato di Magistratura Indipendente, suggerito a Giorgia Meloni da Gianfranco Fini, si è via via trasformato nel "Mister Wolf" numero 2 del Governo Ducioni, dopo il sottosegretario factotum, Giovanbattista Fazzolari.
Recentemente, anziché pensare a come risolvere i casini degli 007, il pio Mantovano è dovuto intervenire a “commissariare” il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ben attenzionato dall’occhiuto controllo del vice di via Arenula, Andrea Delmastro, il fedelissimo della Fiamma finito nei guai con la giustizia.
(Delmastro è stato condannato a 8 mesi in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio nella vicenda che ha portato alla divulgazione dell'inchiesta sull'anarchico Alfredo Cospito. I giudici hanno riconosciuto al vice ministro della Giustizia le attenuanti generiche, la sospensione della pena e applicato l'interdizione di un anno dai pubblici uffici).
Il Guardasigilli veneziano, un gran pasticcione amante dello spritz, aveva già irritato l'impenetrabile Mantovano quando impose la vispa Giusi Bartolozzi come sua capo di gabinetto, diventando il primo, e potente, magistrato di via Arenula. "Giusi potente lo era già, in quanto amica strettissima di Nordio, ben da prima che lui di entrasse Guardasigilli", sottolinea su "Repubblica", Liana Milella, in un articolo del 20 marzo 2024.
E continua: "Ora ha anche la qualifica per dare ordini ai capi dipartimento, cosa che già faceva sollevando più di una protesta. Chi conosce Bartolozzi, sin dai tempi in cui era deputata di Forza Italia, sa bene come sia il suo carattere, sia la sua insistente capacità dialettica, la portino a sfiancare l’avversario con una notevole insistenza verbale".
Conclude Milella: "Quella di Nordio stavolta è anche una “vittoria” personale rispetto a palazzo Chigi e al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano che - secondo le “voci di dentro” - avrebbe insistito per un’altra soluzione, ad esempio portare l’attuale capo del legislativo Antonello Mura, toga di Magistratura indipendente, nella stanza accanto a quella di Nordio. Ma proprio il Guardasigilli è stato netto nella sua decisione. Solo e sempre “zarina”. Che già nelle scorse settimane, nelle riunioni periodiche con il Csm, si comportava da capo di gabinetto di fatto".
Andrea Delmastro Lina di Domenico
L'ultima impuntatura del coriaceo Nordio è stata pinfine la scelta di Lina Di Domenico a capo del Dap, arrivando a sfidare persino il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, contrario alla nomina.
Alla fine, poiché il ministro allo spritz sembra creare più problemi di quanti ne risolva, è stato ''Mister Wolf" Mantovano a immaginare l’istituzione di un ufficio di “Coordinamento degli affari internazionali”, una nuova struttura interna al ministero della Giustizia, che servirà per evitare nuove figuracce come quella Almasri-Aise.
Come scriveva ieri Giacomo Salvini sul “Fatto quotidiano”, “politicamente il nuovo ufficio […] serve a stabilire un raccordo diretto con Palazzo Chigi e con il ministero degli Esteri sulle questioni relative alla giustizia internazionale […]”.
Ma "risolvere problemi" e "gestire situazioni difficili" non è propriamento il compito principe di Mantovano: come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio fu scelto per essere l'uomo di dialogo e di raccordo e di compromesso con le istituzioni (Quirinale e Vaticano) e con gli apparati del Deep State (Magistratura, Corte dei Conti, Servizi, Ragioneria Generale, Consulta etc.). Dopo quasi tre anni di governo, l'anello di riferimento strategico tra la premier e Palazzi del potere, si è via via trasformato nell’araldo della destra più conservatrice.
Cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze
Molti retroscena giornalistici si sono soffermati sulle manovre di Mantovano per spingere al soglio di Pietro l’arcivescovo di Firenze, un ultra-conservatore vicino a Ruini e ostile all’ascesa di Zuppi al vertice della Cei. Movimenti che hanno spinto il braccio destro di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, Giovanbattista Fazzolari, a diramare una “nota informativa” per invitare i parlamentari di Fratelli d’Italia a non “interferire” con il Conclave (“sarebbe inopportuno e privo di senso”).
Come si dice: Dio li fa e poi li accoppia. A Palazzo Chigi, a far compagnia a Mantovano, c'è il suo alter ego e capo di gabinetto, anche lui leccese, Alessandro Monteduro, un cattolicone ancien regime, già presidente dell’associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” e vicinissimo all’Opus Dei. Così, in un articolo del 23 ottobre 2022 sul QuotidianodiPuglia.it, firmato Leda Cesari, viene narrato il loro rapporto:
PAPA FRANCESCO CON ALFREDO MANTOVANO E ALESSANDRO MONTEDURO
"Cerchi Alfredo e trovi Alessandro, scruti la diretta tivù dal Quirinale per scorgere Mantovano e spunta Monteduro. Nulla di nuovo, in fondo: è sempre stato così, fin da quel lontano 1996 in cui il primo decise di darsi alla politica. Candidandosi e diventando deputato nel collegio Trepuzzi-Squinzano e il secondo di seguirlo come portavoce e consigliere politico. Dando vita a una simbiosi così perfetta da ingenerare spesso l’idea di essere al cospetto di una mente sola".
Monteduro che non è granché stimato (eufemismo) dal segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin. Anche perché il “papabile” bergogliano Parolin non ha apprezzato il movimentismo di Mantovano a favore del cardinal Betori in vista del prossimo Conclave.
Di scelta in scelta, la diffidenza verso Mantovano del Quirinale e del Vaticano si è intensificata. Venuto meno il ruolo di pontiere verso le istituzioni, sono divenute sempre più indigeribili, agli occhi dei Palazzi romani, anche altre sue scelte, come quella di dar vita a un "inner circle" con il potentissimo ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, che recentemente è finito intercettato dalla procura di Caltanissetta per le informazioni ricevute dal pm dell'Antimafia, Michele Prestipino, sul progetto del Ponte sullo Stretto, e l'ex magistrato del Pd che fu, Luciano Violante.
GIANNI DE GENNARO LUCIANO VIOLANTE
Un trio di teste canute che ha avuto un peso anche nella scelta di nominare Andrea De Gennaro (fratello dell’ex capo della Polizia, Gianni) al vertice della Guardia di Finanza.
Medesima perplessità si è sollevata da un certo Deep state verso la gestione, da parte del sottosegretario, del dossier immigrazione, a suo tempo “scippato” dalle mani del ministro dell’Interno, Piantedosi, e portato sulla scrivania di Mantovano a Palazzo Chigi. A cui fa fatto seguito Il fallimento del modello Albania, con i centri migranti costati oltre 600 milioni allo Stato e finora inutilizzati.
GUIDO CROSETTO ALFREDO MANTOVANO
Le liti poi tra Crosetto e Mantovano ormai non si contano più. Il più deflagrante scontro avvenne quando il ministro della Difesa dichiarò al procuratore di Perugia Raffaele Cantone sull'attività complottista dell’Aise, il Servizio segreto per gli esteri diretto da Gianni Caravelli, di cui detiene la tutela Mantovano.
Se poi il ministro della Difesa vuole Salvatore Luongo al comando dell'Arma dei Carabinieri, il sottosegretario non ci sta e punta su Cinque o Galletta. Alla fine, nella diatriba interviene silenziosamente il Quirinale e Mantovano deve ingoiare il rospo Luongo.
Se droni di fabbricazione russa che per cinque giorni sorvolano il centro no-fly zone del Centro di Ispra, sul Lago Maggiore, per Crosetto si tratta di "conclamato tentativo di spionaggio industriale", perché "È in corso una guerra ibrida. Pericolosa quanto sotterranea, costante e asfissiante quanto quotidiana, che è fatta da un mix di attacchi cyber mirati, reclutamento di “attivisti” (traduco: persone a libro paga di potenze o entità straniere e ostili) e massicce campagne di disinformazione di massa, furti di tecnologie e brevetti militari e industriali, più molti altri atti ostili, perpetrati da più attori, statuali e non".
Nell’entourage del sottosegretario, invece, non scatta nessun allarme rosso. Anzi. Si tende a spendere parole di assoluta cautela riguardo "a un fenomeno che potrebbe essere molto meno preoccupante di ciò che era emerso nelle prime ore".
Quando lo scorso 4 maggio un articolo di Foschini su "Repubblica" solleva la "scarsa trasparenza del reclutamento'' dell'Agenzia della Cybersecurity dove gli ''assunti per concorso sono 2 su 3'', tra i grandi esperti di hackeraggio e spyware assunti, sbucano i nomi ''dell’ex assessore di Padova, Marina Buffoni, vicina a FdI, Alessandra Ruggiero, moglie del senatore di Fdi Andrea de Priamo, o di Eliana Pezzuto, già tra le più strette collaboratrici del sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano".
BRUNO FRATTASI CON LA MAGLIETTA DI FRATELLI D ITALIA ALLA CONVENTION DI PESCARA - APRILE 2024
Ora il destino cinico e baro vuole che a capo di un'infrastruttura cruciale per il paese ci sia il prefetto Bruno Frattasi che, informa "Repubblica", ''fu scelto da Giorgia Meloni (e in particolare dal sottosegretario Mantovano) per prendere il posto di un maxi esperto di cyber, qual è Roberto Baldoni, e che da tempo non ha però supporters all’interno della maggioranza''.
(Ah, se Baldoni avesse frequentato la chiesa di Santa Maria della Pace ai Parioli di viale Bruno Buozzi, sede centrale dell’Opus Dei a Roma...)
Santa Maria della Pace, sede Opus Dei Roma
GIORGIA MELONI "COMMISSARIA" CARLO NORDIO - DOPO IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL CASO ALMASRI, AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA È STATO ISTITUITO UN UFFICIO DI "COORDINAMENTO DEGLI AFFARI INTERNAZIONALI", CHE STABILISCE UN RACCORDO DIRETTO CON PALAZZO CHIGI - SI TRATTA DELL’ENNESIMO SEGNALE DI “COMMISSARIAMENTO” DA PARTE DELLA PREMIER NEI CONFRONTI DI NORDIO - IL CASO DEL TORTURATORE LIBICO ARRESTATO IN ITALIA E RIMPATRIATO NEL SUO PAESE, CON TANTO DI VOLO DI STATO, NONOSTANTE SU DI LUI PENDESSE UN MANDATO DI CATTURA DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE…
giorgia meloni alfredo mantovano
“LA SCELTA E’ MIA” - NORDIO INSISTE E SFIDA MATTARELLA: AVANTI CON LINA DI DOMENICO A CAPO DEL DAP - IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, SU SPINTA DI DELMASTRO, TORNA SULLA NOMINA AL DIPARTIMENTO DI AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA BLOCCATA DA 5 MESI A CAUSA DI UNO SCONTRO ISTITUZIONALE CON IL QUIRINALE, CHE NON SAREBBE STATO CONSULTATO. FORMALMENTE LA SCELTA SPETTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA VISTO CHE IL CAPO DEL DAP È ANCHE IL NUMERO UNO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA. MA NORDIO NON MOLLA: "LINA DI DOMENICO STA DANDO PROVA DI GRANDE COMPETENZA E AFFIDABILITÀ”.
Santa Maria della Pace, sede Opus Dei Roma
escriva de balaguer
CARLO NORDIO CHE CERCA DI IMPEDIRE IL RILASCIO DEL TORTURATORE LIBICO ALMASRI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
giovanbattista fazzolari giorgia meloni - foto lapresse
gianni de gennaro a villa taverna per la festa dell indipendenza usa
ANDREA DELMASTRO A UN GIORNO DA PECORA
ANDREA DELMASTRO CARLO NORDIO
INFORMATIVA DI MATTEO PIANTEDOSI E CARLO NORDIO ALLA CAMERA SUL CASO ALMASRI - FOTO LAPRESSE.
Osama Njeem Almasri
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