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DAGOREPORT - È FINALMENTE LA VOLTA BUONA PER LA PACE TRA RUSSIA E UCRAINA? – L’INVIATO SPECIALE DI TRUMP A MOSCA, STEVE WITKOFF, DOPO TRE ORE DI FACCIA A FACCIA, HA CONVINTO PUTIN A INCONTRARE IL TYCOON, CONSIGLIANDOGLI DI PRESENTARSI CON UN “REGALINO” DI BUONA VOLONTA': COME LA FINE DEGLI ATTACCHI DI DRONI E AEREI – IL FACCIA A FACCIA, CHE SI TERRÀ DOPO FERRAGOSTO NELLA TURCHIA DI ERDOGAN, HA OTTENUTO IL VIA LIBERA DA ZELENSKY, MERZ, STARMER E RUTTE (NON COINVOLTI IL GALLETTO MACRON E LA "PONTIERA SENZA PONTE'' MELONI) - MA PER FARLA FINITA, PUTIN DEVE PORTARE A MOSCA IL BOTTINO DEL VINCITORE: NON VUOLE E NON PUO' PERDERE LA FACCIA DOPO TRE ANNI DI GUERRA - TRUMP HA RASSICURATO ZELENSKY CHE L'UCRAINA NON VERRA' UMILIATA DALLA RUSSIA - IN VISTA DEL VOTO DI MID-TERM 2026, PER IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA LA PACE VALE COME UN GOL IN ROVESCIATA...
Trump’s envoy Witkoff, a real estate investor with zero diplomatic or foreign policy experience, meets with his good friend Putin again today. pic.twitter.com/3YgbLtb1mq
— Ron Filipkowski (@RonFilipkowski) August 6, 2025
DAGOREPORT
Sarà finalmente la volta buona? L’incontro di ieri tra Vladimir Putin e Steve Witkoff, immobiliarista trasformato da Trump in inviato speciale pret-a-porter (ufficialmente nominato per il Medio Oriente, si muove come un trottolino in ogni scenario, relegando in un angolo, come un Tajani qualsiasi, il segretario di Stato, Marco Rubio), è stato di certo una svolta.
Lo Zar del Cremlino ha infatti dato il suo ok a un faccia a faccia con Donald Trump, che si terrà nella settimana dopo Ferragosto.
Ma come ha fatto il compagno di golf (e di affari) del presidente americano a convincere il diffidente “Mad Vlad”? Davvero questa volta il Teppista della Casa Bianca non si farà intortare, come suo solito, dall'abile capo del Cremlino? Il vertice a Mosca, tra ampi sorrisi e smancerie, è durato tre ore. Witkoff è ormai un habitué della capitale russa (è il suo quinto viaggio in pochi mesi) e può vantare una certa confidenza con Putin.
volodymyr zelensky in polo alla casa bianca con donald trump
Di fronte alle ritrosie del “macellaio russo” (copyright Biden), lo ha persuaso che accettare un incontro sarebbe stata la cosa migliore. Il vertice si terrà probabilmente dopo ferragosto, intorno al 18, in un Paese “non ostile” alla Russia: essendo Putin ricercato dalla Corte Penale internazionale, serve la garanzia che non sarà ammanettato: la solita Turchia di Erdogan, non avendo mai aderito allo Statuto di Roma, potrebbe essere il luogo prescelto, anche questa volta, per i negoziati.
Witkoff ha consigliato a Putin di “bussare con i piedi”, come si dice a Roma: fai il bravo e presentati da Trump con un “regalino”, è il senso del ragionamento del miliardario. Sull’entità del “regalino” c’è un mondo di possibilità, ma il tycoon si accontenta di poco (è il pensiero che conta).
vladimir putin recep tayyip erdogan
Ad esempio, la promessa di stoppare gli attacchi dal cielo con droni e missili, e mantenere solo un fronte “di terra”. Il tycoon, si sa, è un vanesio a cui piace essere adulato: persino l’algido Tim Cook, ieri, si è presentato con una curiosa targa placcata oro per compiacere l'ego del presidente Usa (a quando una corona da re?).
L’obiettivo sarebbe di evitare il “trattamento Zelensky”: a febbraio, quando l’ex comico ucraino si presentò alla Casa Bianca, fu bullizzato senza pietà. Il rischio non c’è: Putin è un veterano dei summit internazionali, conosce ogni dettaglio diplomatico e, soprattutto, sa di esercitare una criminale fascinazione sul Puzzone arancione a stelle e strisce.
Convinto Putin ad accettare, Witkoff ha ragguagliato Trump, che subito ha alzato la cornetta e ha chiamato Volodymyr Zelensky, e “alcuni alleati”. Da notare che tra questi non c’era il galletto Emmanuel Macron, ormai entrato in rotta di collisione totale con la Casa bianca, né, ovviamente, la "pontiera" (senza ponte) Giorgia Meloni, che sul dossier Ucraina non è considerata un interlocutore credibile (l’Italia è tra i paesi che hanno contribuito meno al riarmo di Kiev: ha donato solo 3 miliardi, contro i 17 della Germania, investendo solo lo 0,12% del Pil).
Scrive il “New York Times”: “Alla telefonata di mercoledì hanno partecipato il Primo Ministro Keir Starmer della Gran Bretagna; il Presidente Alexander Stubb della Finlandia; il Cancelliere Friedrich Merz della Germania; Mark Rutte, segretario generale della NATO; il Vicepresidente JD Vance; il Segretario di Stato Marco Rubio; e l'inviato speciale di Trump, Steve Witkoff.
Diversi leader europei […] sono rimasti sorpresi dal piano di Trump e, secondo un funzionario informato sulla chiamata, in seguito hanno espresso scetticismo circa l’efficacia della proposta. Un’altra persona a conoscenza della conversazione ha invece riferito che gli europei sembravano accettare quanto detto da Trump. Gli europei hanno cercato di coordinarsi per porre fine alla violenza tra Russia e Ucraina, pur continuando a sostenere il loro vicino europeo”.
volodymyr zelensky - vertice nato a washington
Ritrosia degli europei a parte, la strategia di Trump è di incontrare Putin per sondare il terreno e, successivamente, aggiungere un posto a tavola per Zelensky.
Il presidente ucraino, in difficoltà in casa dopo aver tentato un colpo di mano sull’anticorruzione, ha subito confermato la sua volontà di vedere “Mad Vlad” (ha capito la lezione e ora si “adegua” al piano di Washington),
Tutto bene è quel che finisce bene? Una stretta di mano e si fa la pace? Manco per niente. Trump potrà anche incontrare Putin, ma dovrà plasmare un compromesso che accontenti sia lo Zar del Cremlino che Zelensky.
attacco russo a kiev 4 luglio 2025 3
E non sarà affatto facile. I generali russi sono convinti, a ragione, di poter continuare ancora a lungo a martellare l’Ucraina: certo, avanzano di pochi chilometri al costo di un enorme dispendio di vite umane.
Dalla sua, Putin ha il grande vantaggio delle dittature: non c’è un’opinione pubblica da tenere a bada, anzi, la propaganda fa il suo lavoro e ormai la popolazione, dopo tre anni e mezzo, si è assuefatta alla guerra.
Anche perché, nonostante le sanzioni internazionali, l’economia di guerra ha portato a una crescita costante del Pil da fare invidia agli stati occidentali (nel 2023 e nel 2024 è salito di oltre 3%, con cifre ufficiali che indicano un +3,8% per il 2024 e dati trimestrali come un +4,5% nel quarto trimestre 2024).
STUDIO OVILE - MEME BY EMILIANO CARLI
In questo senso, anche le sanzioni secondarie minacciate da Trump non sembrano impensierire troppo Putin. E si torna alla questione centrale: perché cedere ora? Forse “Mad Vlad” sta iniziando a temere che anche il tycoon potrebbe perdere davvero la pazienza ed è meglio mostrarsi aperti al dialogo.
L’opportunità è ghiotta: qualsiasi accordo sarà un’umiliazione per Zelensky. Putin chiede il riconoscimento dell’intero territorio delle quattro regioni occupate (solo in parte) dai suoi soldati: Kherson, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk. Oltre alla Crimea, data ormai per persa dagli ucraini, e allo stop alla procedura di adesione di Kiev nella Nato.
Per l’ex “servitore del popolo” di Kryvyi Rih, sarebbe una debacle e anche lui dovrà ottenere qualcosa. Probabilmente, tutto si gioca sulle garanzie americane di una protezione della parte non occupata dell’Ucraina. Come a dire: lasciate andare ciò che non recupererete mai, e vi aiuteremo a non subire mai più attacchi sul resto del territorio. Una condizione che però, di contro, sarebbe difficile da far digerire ai falchi di Mosca.
Il vero vincitore da un accordo sull’Ucraina sarebbe solo e soltanto Trump: ottenere la foto della stretta di mano tra i due grandi nemici Putin e Zelensky, e l’intesa per una pace, pur se traballante, sarebbe un gol in rovesciata prima delle elezioni di midterm del 2026…
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