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DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

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DAGOREPORT

GIORGIA MELONI AGLI STATI GENERALI DEI COMMERCIALISTI - FOTO LAPRESSE

Se nel centrosinistra non si sprecano polemiche e litigi, a destra non va meglio. Tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è un catfight continuo: ci si strappano i capelli e le faide si rincorrono, nonostante il “successo” indiretto ottenuto con il flop del referendum di Landini-Schlein-Conte, che non ha raggiunto il quorum.

 

Dietro la facciata di coesione, nella maggioranza si sta infatti consumando una guerra per bande su quasi ogni dossier.

 

MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE

Giorgia Meloni, che ha un occhio rivolto alle elezioni regionali di ottobre, il vero test decisivo per il futuro del Governo, ha aperto la campagna elettorale con una doppietta di interventi, prima martedì agli Stati generali dei commercialisti, e poi ieri con un videomessaggio all’assemblea di Confcommercio.

 

Entrambi gli appuntamenti sono stati un’occasione ghiotta per la “Statista dei due mondi” (Garbatella e Colle Oppio), per sventolare la questione acchiappavoti del fisco.

 

La sora Giorgia ha promesso una riduzione della pressione fiscale per il ceto medio, che sotto il suo governo è aumentata dal 41,7 al 42,6% (dati Istat).

 

videomessaggio di giorgia meloni per l assemblea generale di confcommercio 1

Il carico di tasse verso i pochi italiani tar-tassati è diventato insostenibile, e la premier, come scrive “La Stampa”, “deve correre ai ripari, e con una certa urgenza, per non lasciare gioco facile alle opposizioni”.

 

Martedì, durante il suo intervento agli Stati generali dei commercialisti, con il solito gioco di prestigio comunicativo, la Ducetta ha nascosto i guai dell’economia italiana (salari bassi, tasse alte), elogiando l’attività del Governo e  lodando in particolare il lavoro di Maurizio Leo, viceministro all’Economia di Fratelli d’Italia, che la premier ha piazzato a Via XX Settembre come un cagnaccio alle calcagna di Giorgetti.

 

 

GIANCARLO GIORGETTI A FANPAGE

Peccato che la Ducetta si sia dimenticata di sottolineare l’intenso lavoro del ministro Giorgetti, che da due anni e mezzo trotta per tamponare i buchi di bilancio e salvare la cassa, che piange, di fronte alle richieste dei partiti di maggioranza.

 

Una “dimenticanza”, quella della Meloni, che ha provocato un gran giramento di cojoni al ministro leghista, che di fronte alle parole della sua premier, peraltro contrarie alla linea del suo segretario, Matteo Salvini (che del ceto medio se ne impipa, e pensa solo agli autonomi con la rottamazione), ha deciso di non prendere la parola (il suo intervento era previsto).

 

MAURIZIO LEO GIORGIA MELONI

Curioso che per scovare la notizia dello scazzo tocchi prendere “il Messaggero” del filo-governativo Caltagirone (il “padrone di Roma” negli ultimi tempi s’è molto adontato con la Lega per la questione Bpm), mentre il “Corriere”, e anche “Repubblica” e “Stampa” la nascondono.

 

Il sempre mite Giorgetti ha alzato i tacchi e sbattuto la porta agli stati generali dei commercialisti, decidendo di non intervenire.

 

In compenso, però, qualche ora dopo ha rilasciato un’intervista a “Fanpage”, in cui marca la distanza dalla “sua premier: “Tenere insieme taglio delle tasse e pace fiscale? Solo se ci sono le condizioni e sta a me crearle”.

 

 

antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse

Il guaio è proprio questo: la maggioranza sul fisco è incartata tra veti incrociati e mirabolanti promesse irrealizzabili. Matteo Salvini chiede una nuova rottamazione, a cui Forza Italia si oppone con tutte le sue forze.

 

L’ha ribadito oggi Antonio Tajani: “È un provvedimento una tantum, non è un provvedimento strutturale. Si può fare, ma prima riduciamo l'Irpef, così diamo veramente una mano al ceto medio".

 

Nel mezzo, c’è il leghista Giorgetti, che conoscendo bene lo stato disastrato delle casse dello Stato, non perde tempo in chiacchiere: i soldi per entrambe non ci sono, scegliete.

 

GIORGIA MELONI ABBRACCIA ALBANO DE NOCE AGLI STATI GENERALI DEI COMMERCIALISTI - FOTO LAPRESSE

E così, il fisco si aggiunge alla già nutrita lista di dossier divisivi per la maggioranza: ormai ogni piccola decisione è causa di scazzo. Si va dalla posizione di Forza Italia sulla cittadinanza (Tajani è favorevole allo ius scholae), allo scazzo per il risiko bancario (Tajani aveva aperto ad Orcel, evocando un ammorbidimento del golden power e questa ipotesi Giorgetti ha minacciato le dimissioni), fino al caos totale sul terzo mandato.

 

La possibilità di permettere ai governatori di rimanere in sella riguarda soprattutto i governatori leghisti (Zaia in Veneto, in scadenza quest’anno, Fedriga in Friuli Venezia-Giulia e Fontana in Lombardia, che terminano il mandato nel 2028).

 

ROBERTO VANNACCI A TREVISO

Eppure, nelle ultime ore, si è registrata una “strana” presa di posizione da parte di Roberto Vannacci, vicesegretario del Carroccio.

 

L’ex Generale è andato nella tana del leone, a Treviso, a tuonare contro il terzo mandato: “Le regole non si cambiano in corsa, sotto elezioni”.

 

Una sparata che arriva il giorno dopo il consiglio federale del Carroccio, e sui cui molti militanti storici mugugnano. Il ragionamento è: non si è mai visto un vicesegretario di partito parlare contro i propri governatori.

 

luca zaia matteo salvini massimiliano fedriga attilio fontana

Del resto, la scalata del cantore della “X mas” al partito è vista con molto sospetto dalla base del Nord-est: Vannacci è considerato un alieno, che allontanerà la Lega dai suoi territori per trasformarla in un partito di estrema destra nazionale, prendendo il posto di Salvini al momento giusto (e quest'ultimo per ora abbozza non potendo rinunciare alla valanga di consenso, il 2-3% alle Europee, mobilitata dal “generale al contrario”)

 

Kryptonite per i moderatissimi Zaia e Fedriga, e anche per il più realista Attilio Fontana. In un’intervista alla “Stampa” di qualche giorno fa, il governatore lumbard si è lanciato in un’insolita invettiva contro Salvini (“Il ponte sullo Stretto? Io penso a quelli lombardi”) e poi proprio contro Vannacci: “Se qualcuno vuole cambiare pelle lo deve comunicare anche a noi.

 

ROBERTO VANNACCI A TREVISO

La Lega resta un partito autonomista che difende i territori, e da questi valori non possiamo e non vogliamo prescindere. Anche il generale Vannacci dovrà far sentire la sua voce da autonomista sincero”

 

FISCO: TAJANI, 'PRIMA TAGLIO TASSE, POI ROTTAMAZIONE'

(Adnkronos) - "La rottamazione, sulla quale io non sono assolutamente contrario, è un provvedimento una tantum, non è un provvedimento strutturale.

 

ANTONIO TAJANI - FOTO LAPRESSE

Si può fare, ma prima riduciamo l'Irpef, così diamo veramente una mano al ceto medio". Lo ha detto il vicepremier e segretario di Fi, Antonio Tajani nel corso di una conferenza stampa presso la sede azzurra a Roma.

 

"Noi non siamo un partito unico -dice a chi gli ricorda le distanze con la Lega- abbiamo idee e proposte differenti, io credo che la riduzione della pressione fiscale debba rappresentare una priorità per aiutare il ceto medio, che non può diventare ceto povero, ridurre l'Irpef dal 35 al 33%, allargare la base imponibile fino a 60 mila euro significa fare un intervento strutturale".

 

 

videomessaggio di giorgia meloni per l assemblea generale di confcommercio 3

"L'intervento strutturale in materia fiscale significa che diminuendo le tasse si può spendere di più, se si può spendere di più, ci sono più consumi, se ci sono più consumi aumenta la produzione industriale, se ci sono più consumi aumenta la produzione industria, quindi un circolo virtuoso che poi raccoglie il prezioso motto di Berlusconi, 'meno tasse, meno tasse, meno tasse'", conclude.

 

Giorgetti a Fanpage: “Taglio tasse a ceto medio e pace fiscale in manovra? Solo se ci sono le condizioni”

Annalisa Cangemi per www.fanpage.it

 

CETO MEDIO E IRPEF - CHI PAGA LE TASSE IN ITALIA (POCHI, MA TANTE)

[…] Il ministro dell'Economia, intervistato da Fanpage.it, […]  ha replicato ancora a Meloni. Rispondendo a una domanda sulla possibilità di tenere insieme taglio delle tasse al ceto medio e pace fiscale e nella prossima manovra, il titolare del Mef ha detto: "Io faccio quello che c'è scritto nel programma politico del governo, e cerco di renderlo possibile. Tutti questi annunci sono condivisibili, però a me sta il compito di creare le condizioni affinché si possano verificare. Se sono ottimista? Sono realisticamente ottimista".

 

[…]

 

"Intendiamo concentrarci oggi sul ceto medio" che "rappresenta la struttura portante del sistema produttivo italiano e spesso è quello che avverte di più il peso del carico tributario.

 

 

giorgetti

Si tratta di tendere mano a milioni di persone che si sono sentite vessate dal fisco". Ma il ministro dell'Economia la gela: prima di lasciare l'evento, rinunciando a intervenire dal palco come inizialmente previsto, dice ai cronisti che per il taglio fiscale al ceto medio "ci sono ancora due anni e mezzo".

 

La questione è spinosa, visto che il taglio dell'Irpef, che costerebbe all'incirca 3-4 miliardi, sarebbe alternativo alla pace fiscale spinta dal partito di Matteo Salvini che, non a caso, qualche ora dopo, diffonde una dichiarazione, contraddicendo di fatto la premier: "Per la Lega e per il Governo una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno bloccando l'economia del Paese, sono una priorità, anzi una emergenza".

 

[…] la questione è tornata d'attualità grazie a un video che Meloni invia all'assemblea di Confcommercio: "Abbiamo approvato quella riforma fiscale che era attesa da cinquant'anni, e ne stiamo dando rapidamente attuazione.

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera

Con l'obiettivo di abbassare le tasse a tutti e di costruire un rapporto più giusto ed equilibrato tra Stato e contribuente. Stiamo rimettendo al centro gli autonomi e i liberi professionisti, lavoratori per troppo tempo disprezzati e considerati a torto figli di un Dio minore.

 

Questa è la strada che continueremo a seguire, per consolidare la tendenza economica positiva che stiamo registrando, rafforzare la domanda interna e proseguire nel percorso di riduzione della pressione fiscale, con un'attenzione particolare al ceto medio", dice Meloni nel video messaggio.

 

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

"Sono i nostri obiettivi, e so che sono anche i vostri obiettivi. Di chi ha a cuore questa Nazione e lavora ogni giorno con un solo grande target: rendere l'Italia sempre più grande, più forte e più rispettata nel mondo. E so che per farlo ho bisogno di voi, ma so anche per farlo posso contare su di voi". […]

 

 

MELONI: «AVANTI SULLE TASSE, ORA TOCCA AL CETO MEDIO». GIORGETTI DETTA I TEMPI

Estratto dell’articolo di Andrea Bassi per “il Messaggero”

 

IL CORTOCIRCUITO DEL PD SUI REFERENDUM - ELLY SCHLEIN

Giorgia Meloni si presenta a sorpresa. Non era attesa. Ma ha voluto trovare il tempo tra i suoi impegni per fare un salto agli Stati generali dei Commercialisti e consegnare un messaggio politico chiaro: il governo andrà avanti con la riforma fiscale e taglierà le tasse alla classe media. […] Il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo, seduto in prima fila annuisce.

 

Poi sale sul palco e prende la parola spiegando che il governo è intenzionato a «lavorare sul ceto medio». Ma predica anche «prudenza». È proprio l'atteggiamento prudente sui conti pubblici del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che fino ad oggi ha premiato il governo con un calo dello spread (ieri ha toccato i 90 punti).

 

Così Giorgetti, che alla fine ha deciso di non prendere la parola agli Stati generali dei commercialisti (l'intervento era previsto), uscendo ha ricordato che ci sono «ancora due anni e mezzo» per completare la riforma fiscale con il taglio delle tasse.

 

matteo salvini selfie con jordan bardella e marine le pen alla festa della vittoria a mormant sur vernisson

[…] Gli Stati generali dei Commercialisti hanno dato probabilmente il la ad aprire il dibattito, per adesso sopito, sulla prossima manovra di Bilancio. Le risorse sono scarse e ci sarà da finanziare anche l'incremento delle spese militari che sarà deciso al prossimo vertice della Nato. Le parti iniziano a stabilire i propri obiettivi. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, leader di Forza Italia, sempre parlando agli Stati generali dei commercialisti, ha chiesto un rinvio di almeno un anno della sugar tax, la tassa sulle bibite gasate che, senza interventi, entrerebbe in vigore il prossimo primo luglio. […] Il suo partito si è comunque schierato subito accanto a Meloni sul taglio delle tasse al ceto medio. […]

 

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

La voce di Matteo Salvini si fatta invece sentire da fuori. Il ministro delle infrastrutture ha affidato una nota alla sua posizione sulle prossime mosse in campo fiscale. Ossia «una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno bloccando l'economia del Paese». Una misura definita da Salvini «una priorità, anzi una emergenza». […]

 

MELONI ALLA CONFCOMMERCIO: «RIMETTIAMO AL CENTRO AUTONOMI E PROFESSIONISTI»

Estratto dell’articolo di Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”

 

Nella platea accaldata e stracolma dell’auditorium romano, in cui si celebra l’assemblea di una Confcommercio che compie 80 anni, la premier Giorgia Meloni appare in un messaggio video, promettendo il prossimo taglio delle tasse.

 

elly schlein vota per i cinque referendum

Ma gli occhi in sala sono tutti puntanti su Elly Schlein. La segretaria del Pd c’è: è seduta in seconda fila con Maria Elena Boschi e Raffaella Paita (Iv), dietro al presidente del Senato, Ignazio La Russa (che elargisce a tutte un baciamano), al vicepremier Antonio Tajani e ai ministri Adolfo Urso, Giuseppe Valditara, Paolo Zangrillo e Daniela Santanchè.

 

Prima dei lavori, Schlein ha un colloquio privato con il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Certo, è Meloni a strappare il primo applauso quando, dopo aver sottolineato il ruolo di Confcommercio per il Paese e riconosciuto che «le imprese del terziario di mercato contribuiscono per circa la metà del Pil», attacca sul fisco.  «Stiamo rimettendo al centro gli autonomi e i liberi professionisti, lavoratori per troppo tempo disprezzati e considerati a torto figli di un Dio minore». […]

 

FISCO, FDI APRE A SALVINI "SÌ ALLA MINI-ROTTAMAZIONE MA SOLTANTO IN MANOVRA"

ANTONIO TAJANI - GIORGIA MELONI - JD VANCE - MATTEO SALVINI

Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “la Stampa”

 

Così come si era chiusa la sera precedente, si apre la mattinata successiva. Il centrodestra si sveglia con i megafoni di Forza Italia e della Lega che si urlano contro. Per dire del clima: i governatori del Carroccio insistono sul terzo mandato, chiedendo che siano gli elettori a decidere quanto a lungo possono governare, e Antonio Tajani gli risponde evocando Benito Mussolini e Adolf Hitler: «Anche loro sono stati eletti». […] La guerra ormai tracima da ogni lato. L'ultimo fronte si è aperto sul fisco.

 

matteo salvini antonio tajani giuramento governo meloni

Gli azzurri puntano i piedi per ottenere un taglio dell'Irpef per il ceto medio, mentre gli uomini di Matteo Salvini reclamano la rottamazione delle cartelle esattoriali. Una o l'altra, perché «tutto non si può fare, non ci sono abbastanza risorse», si ripeteva da giorni nei corridoi del Palazzo, e così si scatena la battaglia. Iniziano però a esserci troppe crepe nella maggioranza.

 

Giorgia Meloni, preoccupata, invia quindi i suoi fedelissimi a dire, pubblicamente, che «potrebbe esserci spazio per entrambe le proposte». Le risorse? «Si troveranno». A patto, però, che se ne discuta più avanti, nella prossima legge di bilancio. Così, almeno questo fronte, resterà chiuso per qualche settimana. La premier ha già chiarito che di fronte alle due opzioni sul tavolo preferisce tagliare l'Irpef.

 

Lo ha ribadito anche ieri, intervenendo all'assemblea di Confcommercio, quando per il secondo giorno consecutivo ha ricordato che l'obiettivo del governo è «ridurre le tasse a tutti, con particolare attenzione al ceto medio».

 

Non sfugge alla premier che la pressione fiscale in questi anni sia aumentata: era al 41,7% quando è arrivata a Palazzo Chigi, è al 42,6% oggi, certifica l'Istat. Deve quindi correre ai ripari, e con una certa urgenza, per non lasciare gioco facile alle opposizioni. Ma ha anche bisogno di tenere unita la coalizione, in vista di un autunno reso difficile dagli appuntamenti elettorali, con cinque Regioni al voto e la prospettiva di vincerne solo una.

 

Gli emissari di Fratelli d'Italia fanno sapere agli alleati leghisti che per riuscire a ottenere la rottamazione dovranno fare alcuni sacrifici. Se pensavano di incassarla entro l'estate - così aveva annunciato Salvini -, dovranno invece farla rientrare in un discorso più organico come quello della prossima finanziaria.

 

E poi non si potranno allargare le maglie a dismisura. Giorgetti dovrà individuare una platea ristretta, fissando dei paletti che permettano di non drenare troppe risorse. Ad esempio, come suggerito dal viceministro Maurizio Leo, di FdI, si potrebbe destinare la rottamazione solo a chi è davvero in difficoltà economica.

PRIMA I TAJANI - MEME BY EMILIANO CARLI

 

Salvini, pur di incassare il provvedimento, sembra disponibile a scendere a patti.

Ne discute durante la riunione del Federale leghista, a Roma, e riformula il piano: «Approvare la misura entro l'estate in commissione Finanze e averla operativa con la legge di Bilancio a partire dal gennaio 2026». […] Si deve quindi seppellire l'ascia di guerra con Forza Italia. […]

 

SALVINI INCALZA GLI ALLEATI "PACE FISCALE IN MANOVRA" LA SPONDA DI GIORGETTI

Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

giorgia meloni 3

Appuntamento alla manovra. Quando all'ora di pranzo riunisce i responsabili economici della Lega, Matteo Salvini ha il piglio deciso di chi sa che deve rilanciare la pace fiscale. Ma perché il tentativo riesca serve un nuovo segnale.

 

La proposta di legge del Carroccio per la maxi-rottamazione delle cartelle fiscali è ferma in Senato. Soprattutto Giorgia Meloni ha messo davanti un'altra priorità: il taglio dell'Irpef in favore del ceto medio.

 

E ha già prenotato la manovra per passare dall'annuncio ai fatti. Ecco perché il leader della Lega indica la necessità di associare la sanatoria proprio alla Finanziaria. È lì — spiega — che dovrà diventare operativa, in modo da partire nel 2026. […] È una scelta obbligata perché i soldi per la rottamazione ancora non ci sono.

 

E anche se rispetto allo schema iniziale, la platea dei beneficiari andrà ridimensionata, perché di risorse ce ne saranno poche, la questione delle coperture non è esaurita. A maggior ragione se si aprirà un derby con la riduzione dell'Irpef. I soldi — ragionano fonti leghiste — vanno comunque trovati e messi nero su bianco per mettere un sigillo alle coperture, ma anche per assicurarsi che gli alleati siano della partita. È questo il convitato di pietra che siede al vertice.

tajani salvini

 

Lo confermano le dichiarazioni dei parlamentari di Forza Italia e FdI che intanto rimbalzano sulle agenzie.

 

«Ora ci concentriamo sul ceto medio, tutte le altre opzioni in campo dal punto di vista fiscale sono importanti, ma conseguenti a questo sforzo ulteriore che il governo sta facendo», sottolinea il responsabile economico di Fratelli d'Italia, Marco Osnato. Anche il portavoce degli azzurri, Raffaele Nevi, antepone il taglio dell'Irpef per i redditi tra 28 e 60 mila euro alla rottamazione […]

 

Ma il colpo più duro per Salvini sono le parole della premier. Ventiquattr'ore dopo l'intervento dai commercialisti, Meloni si affaccia all'assemblea di Confcommercio. Questa volta con un videomessaggio, ma la linea è la stessa del giorno prima.

 

Il governo — dice — intende «proseguire nel percorso di riduzione della pressione fiscale, con un'attenzione particolare al ceto medio». Neppure una parola sulla rottamazione. Per i leghisti è la prova che la presidente del Consiglio ha le idee ben chiare sul prossimo passo del Fisco amico.

 

SELFIE POST REFERENDUM DI GIORGIA MELONI

Di fronte al muro degli alleati, Salvini decide di non aprire un fronte, almeno non in chiaro. Quando il federale è ancora in corso, la Lega diffonde una nota: «Matteo Salvini ha chiarito che» la pace fiscale non è «una soluzione alternativa ad altre proposte degli alleati, ma complementare».

 

Poi il passaggio sulla manovra: «L'obiettivo è approvare la norma entro l'estate in commissione, e averla operativa con la legge di bilancio da inizio 2026». Il bollino lo mette Giancarlo Giorgetti. «I tempi ci sono, adesso bisogna lavorare con i dati alla proposta e poi c'è l'iter parlamentare», risponde ai cronisti sull'ipotesi che la pace fiscale sia operativa dalla prossima Finanziaria.

 

Parlando a margine del federale, il ministro dell'Economia conferma che la platea andrà definita. Tra le ipotesi riferite da fonti di partito anche la possibilità di includere nella rottamazione solo i debiti con il fisco fino a 100 mila euro. […]

 

attilio fontana giorgia meloni

"PONTE SULLO STRETTO? IO PENSO A QUELLI LOMBARDI ALLE REGIONALI FDI STIA ATTENTA AI SALTI NEL BUIO"

Francesco Moscatelli per "la Stampa” del 7 giugno 2025

 

«Le parole di Giovanni Donzelli sul terzo mandato sono un'espressione di buon senso politico che apprezzo. Come ha detto Massimiliano Fedriga, il sistema regionale e la Conferenza sono disponibili e pronti per un approfondimento.

 

La riflessione è necessaria perché riguarda da un lato il principio democratico della scelta dei cittadini e dall'altra la capacità di fare crescere classe dirigente conosciuta e apprezzata sui territori». Il giorno dopo l'apertura del responsabile organizzativo nazionale di Fratelli d'Italia sulla possibilità di non imporre un tetto di legislature a chi guida le Regioni, il governatore lombardo Attilio Fontana si dimostra fiducioso.

 

Presidente, il partito di Giorgia Meloni sembra riaprire la discussione ma pochi giorni fa il governo ha impugnato la legge sul terzo mandato del Trentino. Come se lo spiega?

matteo salvini roberto vannacci 3presentazione del libro controvento

«La cosa che mi lascia perplesso è che ci sia stata questa impugnazione nei confronti di un territorio che ha costituzionalmente delle autonomie specifiche. O si è trattato di una svista oppure di una manifestazione di centralismo che mi stupisce».

 

In Veneto la Lega, il suo partito, ripete da mesi che, anche se Luca Zaia non si potrà ricandidare, il candidato del centrodestra dev'essere leghista. Non c'è il rischio che impuntandovi sarete poi costretti a cedere la Lombardia?

«Non so cosa si sta discutendo sul Veneto o su altre Regioni. Ciò che mi permetto di dire è che i territori devono essere amministrati da chi ha credibilità, da chi ha avuto riscontri e da chi convince gli elettori, perché la gente non è così babbana da votare chiunque gli si metta davanti. Quindi bisogna essere molto cauti, molto attenti, e trovare la persona giusta».

 

attilio fontana luca zaia

Per molti la nomina a vicesegretari della Lega di Silvia Sardone e Roberto Vannacci – non certo due militanti cresciuti a pane e salamelle sul pratone di Pontida – è il segnale che dopo l'ultimo congresso il Carroccio ha davvero cambiato pelle. Voi nordisti siete ormai una minoranza?

«Io sono dell'idea che se qualcuno vuole cambiare pelle lo deve comunicare anche a noi. La Lega resta un partito autonomista che difende i territori, e da questi valori non possiamo e non vogliamo prescindere. Anche il generale Vannacci dovrà far sentire la sua voce da autonomista sincero».