DAI DEPUTATI L’ULTIMO SCHIAFFO AL CAPITANO GIUSEPPE LA ROSA: AULA SEMIDESERTA

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Paolo Conti per il "Corriere della Sera"

«Ringrazio di cuore i deputati che sono presenti e che potranno interloquire con il governo, ma non posso non sottolineare l'amarezza profonda, a fronte di quello che è accaduto, nel vedere quest'aula vuota». Mario Mauro, ministro della Difesa, parla alla Camera dei deputati alle 9 del mattino: un'informativa umanamente delicata e politicamente drammatica sull'attentato in Afghanistan che ha provocato la morte del capitano Giuseppe La Rosa. Ma l'aula è semideserta.

Non più di una settantina di deputati, secondo un calcolo informale «a occhio» di alcuni commessi (quando non si vota non esistono rilevazioni sulle presenze). Solo verso le 10.30, quando poi parlerà il ministro degli Esteri Emma Bonino, si arriverà ad appena un centinaio di presenze. Comunque poche, in un'aula che ospita 630 eletti dal popolo.

Mauro non vuole equivoci. Protesta per una questione di principio: «A chi dovrebbe guardare la politica in Italia se non ad un uomo come La Rosa per comprendere l'ampiezza e la profondità delle proprie ambizioni e la grandezza della vocazione a cui siamo chiamati? A chi dovrebbe guardare la politica se non a un uomo come Giuseppe?».

Mauro, insomma, sembra mettersi dalla parte del comune cittadino che può osservare la scena dalla tv o dalle tribune di Montecitorio: la Camera parla della morte di un bersagliere in Afghanistan e i deputati sono poco più di un decimo. La risposta del presidente della Camera, Laura Boldrini, è immediata: «Nel ringraziarlo per aver prontamente risposto all'invito di numerosi gruppi a riferire all'assemblea sui drammatici fatti dell'Afghanistan, ritengo utile aggiungere che può aver influito sulla partecipazione anche il fatto che nella stessa mattinata fossero previsti lavori di varie commissioni».

La presidente Boldrini aggiunge: «È una ragione in più per giungere quanto prima ad una diversa organizzazione delle attività, che tra l'altro riduca i rischi di sovrapposizione. Anche su questo tema sta lavorando la giunta per il Regolamento, con l'obiettivo di elaborare una radicale riforma».

Tra le tante cose che vanno cambiate nel nostro Parlamento c'è, dunque, anche questa: evitare che alla convocazione dell'aula per un tema tragico come la morte di un nostro soldato in Afghanistan possano corrispondere le convocazioni di commissioni parlamentari magari convocate per temi urgentissimi.

Il pd Michele Anzaldi (tra i presenti in aula) ha protestato con la presidente Boldrini: «Siamo stati convocati in aula alle 9 del mattino con lettera urgente e con un sms da parte dei capigruppo, ma nonostante questo, si è contemporaneamente lasciato inalterato il calendario delle commissioni».

Proprio la Boldrini aveva sottolineato quanto fosse vuota l'aula di Montecitorio il 27 maggio, durante il dibattito sul femminicidio per il disegno di legge di ratifica della Convenzione di Istanbul. Le assenze nell'emiciclo erano evidenti (solo un centinaio di deputati). Laura Boldrini, dopo l'intervento della relatrice Mara Carfagna, aveva annotato con un'amarezza identica a quella di Mario Mauro: «Mi complimento per la sua dettagliata relazione, ma dispiace vedere un'aula così vuota. Noi comunque continuiamo con il nostro impegno e i nostri lavori».

Le statistiche parlano comunque chiaro, già esiste una graduatoria dei gruppi (sempre in base alle votazioni, cioè il dato «scientifico»): secondo i dati pubblicati sul sito di Montecitorio il gruppo più presente alle votazioni della Camera è il Movimento 5 Stelle con il 95,99% di presenze (comprese le missioni, cioè gli impegni autorizzati all'esterno) alle votazioni.

Segue il Pd con il 93,23%, Sel con il 91,42%, il Misto con l'88,65% seguito dalla Lega Nord con l'87,17%. C'è poi Fratelli d'Italia con l'83,10%, il Pdl con l'81,15% e Scelta Civica con il 79,19. Per paradosso, Mario Mauro (ex capogruppo al Senato di Scelta Civica) si è ritrovato di fatto a protestare con il proprio stesso gruppo. E, sempre dallo stesso fronte, Pier Ferdinando Casini parla di «una pagina vergognosa».

A questo punto, dopo lo spettacolo di due sedute quasi vuote durante il dibattito su temi vitali per la nostra società (il femminicidio e l'impegno delle forze armate all'estero) non è più rinviabile l'individuare un meccanismo che eviti altri deserti. Al netto dei regolamenti, della convocazione delle commissioni, delle sovrapposizioni tecniche gli italiani non capirebbero più. Come forse non hanno capito nemmeno ieri.

 

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