DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Giovanna Casadio per "la Repubblica"
Renzi deve stare attento soprattutto a quei due, a Enrico Letta e a Pierluigi Bersani, i leader fuorigioco, che però riaccendono la "connessione sentimentale" dentro il Pd. Si è visto con la standing ovation nell'aula della Camera, mercoledì, durante la fiducia al governo. Il partito dei Democratici è un calderone che ribolle.
Da un lato la minoranza guidata da Gianni Cuperlo, che si sta però frammentando in molti rivoli; dall'altro la corrente di Pippo Civati già pronta a veleggiare verso il Nuovo centrosinistra con Sel e i grillini dissidenti. E il segretario-premier ha ormai scelto chi sarà il numero due del Pd: a Lorenzo Guerini lascia il timone organizzativo del partito.
Poi c'è Massimo D'Alema, il leader storico, anti renziano, ex presidente del Consiglio che lancia una nuova sfida e non esclude una sua candidatura alle europee: «Lo deciderà il mio partito, non mi sono mai candidato a niente, chi candida sono i partiti».
Usa il fioretto poi D'Alema nell'attacco al leader dem ora alla guida del governo dopo la staffetta traumatica con Letta: «Io avevo in mente un altro partito, un'altra forma di leadership, dissi prima che Renzi si candidava alla segreteria del partito per usarla come trampolino per Palazzo Chigi. Per me non è una sorpresa, era facilmente prevedibile ».
Responsabilità di Letta quindi non averlo compreso. Al premier uscente D'Alema rimprovera scarsa tempestività : «Enrico si è trovato in una situazione di difficoltà ma ha temporeggiato troppo e in una situazione difficile Renzi ha realizzato il suo programma congressuale».
Se si è trattato di un tradimento, di uno scontro fratricida in un partito ormai lontano dall'essere una comunità , non è il momento di valutarlo: niente «polemiche retrospettive » di fronte alla crisi in cui si trova il paese. Un sassolino dalla scarpa però il "lìder Maximo" se lo toglie. Alla domanda come mai fu tanto criticato per la Bicamerale, mentre Renzi è stato quasi esaltato per il patto con Berlusconi sulle riforme, D'Alema a Otto e mezzo
risponde sarcastico: «Io l'ho fatto in Parlamento con una commissione anziché andare con Verdini da una parte. Se avessi cercato Verdini sarei stato esaltato anche io. Devo avere sbagliato metodo».
Renzi sa di pattinare sul ghiaccio nel partito. Anche per questo affida il coordinamento del Pd a Guerini, ex sindaco di Lodi, grande mediatore: l'unico - ammettono le correnti dem - con il quale è difficile arrivare allo scontro. Guerini ascolta, ricuce e poi riferisce al leader. Sta seguendo tutta la partita dei sottosegretari, promuovendo, anche attraverso l'assegnazione dei ruoli, una sorta di pax democratica. I renziani sono comunque certi non ci siano rischi di fratture e che la tentazione di scissione è rientrata sia nell'area popolare che nel "correntino". Cuperlo l'ha ribadito: «Nessuna scissione, però a sinistra serve un'anima non basta essere arrivati al governo».
I cuperliani mirano comunque a una gestione comune del Pd, così come i "giovani turchi", convinti di un riassetto profondo e necessario. I bersaniani sono più scettici e cauti. Battono un colpo anche quei dem civatiani che non sono disposti ad avventure con i 5Stelle. Laura Puppato ad esempio, dice che «adesso è il momento di contribuire all'azione: la filosofia e i distinguo saranno più utili più avanti».
Per i renziani intanto Matteo-carterpillar ha contribuito a disarticolare i 5Stelle. Andrea Marcucci twitta lo slogan che fu di Renzi quando incontrò Grillo per le consultazioni: «Uscite da questo blog». Oggi nella direzione Pd convocata per le 16 vanno in scena le divisioni sull'adesione al Pse. Letta è ripartito per Londra per un mini sabbatico. Bersani è tornato a Piacenza sempre in convalescenza dopo la malattia.
RENZI dalemaCUPERLO RENZI CIVATI PITTELLA TOCCA LA PANCIA DI RENZI BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS BERSANI, BERLUSCONIberlusconi bersani
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