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Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"
Non fa altro che incassare. Da giorni, con pazienza. Massimo D'Alema rottamato, regista della sfortunata corsa di Gianni Cuperlo, leader al tramonto. Fino all'ultima, lapidaria sentenza pronunciata da Matteo Renzi: «Abbiamo pensionato D'Alema». Ecco, ora basta. L'ex premier pensa di aver sopportato abbastanza. La bocciatura ricevuta in tv dal nuovo segretario l'ha colpito negli affetti politici. «Non lo candideremo alle Europee ».
Troppo, per chi si prepara a volare verso Teheran «per parlare di Ue, non di Pd». Troppo, per chi si immagina solo in Europa. E infatti la risposta di D'Alema sembra l'inizio di una dura campagna d'inverno: «Non mi candidano alle Europee? Io mi occupo di quello che mi pare. Ci mancherebbe che a decidere sia Renzi...».
Scaglia la saetta mentre attraversa un corridoio di Montecitorio. à appena terminata la presentazione del libro "La via maestra - L'Europa e il ruolo dell'Italia nel mondo", frutto di una conversazione tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il giornalista di Repubblica Federico Rampini. Con il capo dello Stato e Pier Ferdinando Casini si dibatte d'Europa, orizzonte prediletto del nuovo corso dalemiano. E il primo comunista approdato a Palazzo Chigi non si nasconde: «Il mio lavoro di questi anni è fornire idee alla lotta politica
europea».
A ora di pranzo l'assemblea si scioglie. Resta quel passaggio, quello slancio ideale verso Bruxelles frustrato da Renzi con una breve intervista a Ballarò. «Presidente D'Alema, il nuovo segretario non intende candidarla. L'ha dichiarato in pubblico...». L'ex premier si arresta, schiarisce la voce e riapre la partita. «Io mi occupo di quello che mi pare. Indipendentemente da quello che dice o pensa il nuovo segretario. Ci mancherebbe altro». Napolitano, due passi più in là , ascolta intanto Giorgio La Malfa domandarsi: «Se dovessimo decidere di salvare l'Unione politica o l'euro, cosa sceglieremmo?».
à una battaglia infinita. Chiama in causa il nuovo Pd e si gioca anche sul terreno europeo. Solo due giorni fa Enrico Letta ha ringraziato l'ex premier: «Sono stato suo ministro giovanissimo. Avevo ancora i pantaloni corti». E D'Alema, dopo l'addio alla Camera, non sembra intenzionato a immolarsi anche a Bruxelles. E neppure a trasformarsi ancora nel bersaglio preferito della rottamazione renziana. Il programma dei prossimi mesi, in fondo, D'Alema l'ha consegnato alle Iene alla vigilia delle primarie.
Col sorriso, certo: «Parliamoci chiaro, non sapevo manco chi era Matteo Renzi. Mettiti nei miei panni. Arriva uno che dice: voglio rompere le ossa a quello là . Te saresti incazzato? E pure io». Appunto.
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