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Anais Ginori per “la Repubblica”
MARINE LE PEN FOTOMONTAGGIO BACIO HOLLANDE
FINORA non aveva mai sbagliato una mossa. Da quando ha preso la leadership del Front National, nel 2011, Marine Le Pen era in una fase ascendente che pareva inarrestabile. Subito dopo gli attentati di Parigi, tutti avevano previsto che sarebbe stata la grande vincitrice politica dell’ondata di paura, cavalcando un discorso anti-Islam.
E invece, a sorpresa, il Front National non conquista consensi, anzi. Secondo un sondaggio del Bva, il Fn scende al 28%, superato dal partito socialista, improvvisamente risorto grazie alla nuova popolarità di François Hollande. Il presidente ha guadagnato ben 21 punti di gradimento in una settimana, salendo fino al 40%, registra un altro sondaggio dell’Ifop fatto dopo la marcia repubblicana dell’11 gennaio.
MARINE LE PEN b c ee afccb d c ffd
Quel giorno, Le Pen non c’era. Ha preferito andare a Beaucaire, nel sud del paese, circondata da qualche centinaia di militanti. «Non ero invitata alla marcia» ha detto lei, ma Hollande aveva precisato che la manifestazione era «aperta a tutti». Il Fn è rimasto tagliato fuori. «Alla fine, i francesi si sono ritrovati tutti insieme, sui valori condivisi della République, per condannare il terrorismo e difendere la libertà d’espressione » spiega Eric Bonnet, direttore dell’ufficio studi dell’istituto Bva.
parigi manifestazione per charlie hebdo e la liberta' di espressione i politici
«Quell’assenza è stata grave» commenta il politologo Dominique Reynié, esperto dell’estrema destra francese. «Avrebbe potuto andare comunque. Dire: questo è il mio paese, io sono qui. E invece, durante un forte slancio di nazionalismo — prosegue Reynié — lei ha preferito il suo partito alla nazione ». È un paradosso, continua il politologo, che una forza politica “popolare” non abbia voluto partecipare a un movimento che ha riunito oltre 4 milioni di persone.
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Non è l’unico passo falso. «E se Marine Le Pen avesse sbagliato tutto?» si chiede Le Monde in un’analisi di Abel Mestre, esperto dell’estrema destra francese, sul messaggio “confuso” della leader del Fn. Mentre tentava di fare la differenza tra il fondamentalismo religioso e la maggioranza dei musulmani, Le Pen attaccava «l’immigrazione di massa», indicata come fonte dei nuovi integralismi. Peccato che gli attentatori di Parigi fossero francesi, cresciuti nella République. La “normalizzazione” del partito ora scricchiola.
Il consigliere per gli affari internazionali, Aymeric Chauprade, ha diffuso un video in cui sostiene che la Francia è «in guerra contro dei musulmani». «Si esprime a titolo personale » ha tagliato corto Marine. Il padre, Jean-Marie, ha sposato le tesi complottiste sugli attentati. «C’è la mano dei servizi segreti» ha detto il patriarca.
Nel momento in cui la Francia si è sentita sotto attacco, Le Pen non ha saputo rassicurare i cittadini, sventolando provocazioni come il ripristino della pena di morte «in alcuni casi». Anche le sue critiche all’intelligence e alla «sottovalutazione» del rischio jihadista in patria sono state pronunciate a caldo, poche ore dopo gli attentati. «Non era quello che la gente voleva sentire» aggiunge il politologo Reynié, che aggiunge: «In generale, il Front National gioca sull’emozione, e i suoi avversari sulla ragione. Qui è accaduto il contrario».
È ancora presto per dire se i sondaggi traducono un cambiamento duraturo. Fino a due settimane fa, tutti gli istituti davano Le Pen in testa, con il 30%, al primo turno delle presidenziali. A marzo ci sarà un primo test, con le elezioni provinciali. Intanto, il New York Times ha pubblicato un lungo articolo della leader del Fn, in inglese e francese, suscitando qualche ironia dei media transalpini. «Il New York Times offre una tribuna a Le Pen» scrive Le Monde.
Tra le proposte, la possibilità di togliere la nazionalità francese ai jhadisti, la sospensione di Schengen e la chiusura all’immigrazione. «Le Pen è ancora in cerca di una statura internazionale che la legittimi per governare » spiega Philippe J. Maarek, professore di scienze della comunicazione all’università Paris-Est Créteil.
Stasera, la presidente del Fn sarà a Roma per partecipare alla trasmissione di Floris, “DiMartedì”. «In questa fase — continua Reynié — non è Le Pen che detta il dibattito in Francia. Per la prima volta si trova in difficoltà» conclude. Ma lo choc lentamente svanirà, così come l’unità nazionale. Si tornerà a parlare di disoccupazione e crisi economica. Ci potrebbero essere nuove minacce terroristiche. Tutto può ricambiare ancora.
matteo salvini e marine le pen ballano in pista 7
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