DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Andrea Scanzi per "il Fatto Quotidiano”
il presepe de noantri vespa e maria elena boschi
Recita la seconda legge della robotica di Isaac Asimov: “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge”. Il noto rinnovatore Matteo Renzi ha rottamato anche Asimov. Da qui la creazione di un nuovo robot – la droide renzina – che risponde a una legge debitamente modificata: “Le parlamentari robotiche devono obbedire agli ordini impartiti da me, purché tali ordini non contravvengano a me stesso”. La droide renzina è molto di moda nei salotti televisivi.
Generalmente di bell’aspetto ma non troppo, replica i dettami del Gran Capo e dà colore all’arredo. Il modello non è in realtà nuovissimo, derivando infatti dal celebre Protocollo C3BO Berlusconiano, di moda a cavallo tra i Novanta e gli Anni Zero grazie ai prototipi Carfagna Algida e al malfunzionante Ravetto Blackberry. Prima di essere messe in funzione, le droide renzine riposano in ambienti criogenizzati che ne proteggono i microchip.
All’accensione tutti i robot ripetono la stessa frase: “Siamo brave, preparate prima ancora che belle, eleganti, con un nostro stile personale”. Tali concetti, allegramente fantasiosi, sono stati formulati dal droide Moretti durante un breakdown dei circuiti interni. Renzi ha trovato le frasi divertenti e funzionali, inserendole dunque nel (piccolo) software delle droide. Analizziamo le varie tipologie.
maria elena boschi otto e mezzo
BOSCHI RIDENS. Modello prodotto in edizione limitata, si inceppa con niente. È per questo usato dalla propaganda governativa solo in assenza di interlocutori particolarmente birbi. È dotata di una comunicazione essenziale (tre frasi e sedici parole), che scandisce con enfasi teatrale. Esempio: “Noi sia-mo il be-neee”. Pia e angelica, particolarmente cara al Gran Capo. La custodia della Boschi Ridens, chissà perché, riproduce le fattezze di Amintore Fanfani.
MADIA VITTORIANA. Per uno strano ghiribizzo del programmatore, fissato con l’età vittoriana, ha un aspetto a metà strada tra Beethoven e una comparsa de L’età dell’innocenza. Non ha mai moltissimo da dire, quindi risulta adatta a ogni contesto. Dotata di un Gps di non ultimissima generazione, sbaglia sovente porta di ingresso. È convinta di essere ministro.
marianna madia giovanni minoli
MORETTI CANGIANTE. Dotata di un opportunismo prodigioso, ripete sempre quello che ha appena detto la persona in quel momento più potente. Inspiegabilmente permalosa (fatto inusuale per un robot), spicca per le funzioni “Poltrona” e “Stipendio”. Sebbene verosimilmente realizzata in ghisa e cadmio, ama andare ogni settimana dall’estetista.
DOLCE PICIERNO. Modello presto abbandonato poiché ritenuto particolarmente difettoso: una volta accesa, sguainava la mascella e sparava sciocchezze alla velocità della luce. Per un po’ ha fatto folklore, poi si è via via defilata.
FETISH BONAFÈ. Il volto di Betty Boop, il sorriso pressoché eterno e una propensione ai tacchi condivisa con quasi tutte le droidi renzine (tranne Dolce Picierno, acquistabile solo con ballerine fucsia). Viene usata da Renzi come soldatina da trincea nei talkshow meno graditi: ogni volta perde il confronto, poi però la ricaricano ed è subito pronta per nuove Waterloo.
HUNGRY MORANI. Si riconosce per i tratti ossuti e per l’espressione corrucciata. Esiste la versione normale e quella Deluxe. Quest’ul tima è impreziosita da un efficacissimo sistema implementato di improperi e sguardi torvi: se per esempio pronunci “Grillo”, lei ti bombarda la casa.
Recentemente sono state poi varate Piccola Pini, Ascani Boriosa e Labile Quartapelle, modelli economici e di riserva. Non hanno qualità evidenti, se non – appunto - l’apparente mancanza di qualità evidenti. Che è poi la cifra delle droidi renzine.
giletti e morettipina picierno pina piciernoALESSANDRA MORETTI
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