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Dago-news
Mai una difesa dagli attacchi che subisce la polizia penitenziaria e, anzi, la convinzione di una volontà di smantellamento a favore dell'affidamento di una serie di servizi ai privati. Dopo l'andata in onda su La7 di uno speciale di "Linea Gialla" dedicato a pestaggi e vessazioni varie subite da una serie di detenuti, il sindacato autonomo Osapp ha preso carta e penna e ieri ha recapitato sul tavolo del ministro Anna Maria Cancellieri e del capo del Dap, Giovanni Tamburino, una lettera durissima. Una lettera che Dagospia ha letto e che prelude a una stagione di scontri interni all'amministrazione carceraria.
Il fatto che nel giro di poche settimane ben tre trasmissioni televisive si siano dedicate ai misfatti degli agenti della polizia penitenziaria, citando casi anche del 2003 e senza mai tirare in ballo direttori di carcere o dirigenti del Dap, ha parecchio insospettito il sindacato degli agenti.
Nella lettera riservata al ministro si legge che si sta tentando di "distogliere l'attenzione dai veri responsabili, politici ed amministratori di vertice, di quello che di negativo accade quotidianamente nelle carceri italiane". E poi si passa alle accuse: "E' motivata convinzione dell'Osapp che il progetto che vede la criminalizzazione della Polizia Penitenziaria per fatti di dubbia attualità abbia anche una matrice del tutto interna all'Amministrazione penitenziaria".
Non solo, ma "mai in passato si è assistito a difese tanto tiepide quanto irrisorie (risultano inesistenti eventuali prese di posizione in favore della Polizia Penitenziaria da parte della Guardasigilli Cancellieri) e ciò confermerebbe la sopravvivenza di un progetto, con matrice anche interna al Dap, inteso al progressivo smantellamento della Polizia penitenziaria per l'affidamento di servizi, sorveglianza e custodia esterni e interni al carcere o, addirittura, di interi istituti penitenziari ad agenzie e società di vigilanza privata".
Insomma, non solo ci sarebbero i business con i privati per la gestione dei braccialetti elettronici (nella fattispecie la Telecom dove lavora il figlio del ministro, Piergiorgio Peluso) e i noti interessi immobiliari sulle vecchie carceri in zone di pregio, ma sarebbe alle porte anche la possibilità di affidare la vigilanza esterna delle carceri alle maggiori ditte di vigilanza privata. Il settore della sicurezza privata si lecca già le dita, ma la polizia penitenziaria non intende stare a guardare e con questa lettera ha avvisato il ministro.
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