DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
I Paesi del G7 sollecitano la Russia a lavorare per promuovere un «reale e genuino processo politico in Siria». Mosca deve usare tutta la sua influenza sul regime di Assad per concludere il conflitto, costringendolo a «rispettare pienamente il cessate il fuoco, assicurare l' accesso umanitario e impegnarsi seriamente nel negoziato politico sotto l' egida dell' Onu». Se il Cremlino è pronto a spendersi per la soluzione della crisi, l' Occidente da parte sua è pronto a cooperare con Mosca «per una credibile transizione politica, che rispecchi le legittime aspirazioni del popolo siriano».
E' il messaggio che il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, porta nella capitale russa, in una visita carica di attese ma anche densa di incognite e nodi irrisolti. Fa un buon lavoro, anche se non risolve le ambiguità di fondo, il vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi industrializzati, conclusosi ieri nella città toscana. Soprattutto, esso segna il ritorno degli Stati Uniti nella partita diplomatica medio-orientale al fianco degli alleati occidentali, dopo le incertezze e la confusione provocate dagli esordi dell' Amministrazione Trump.
Passaggio cruciale del comunicato conclusivo, è l'appoggio del G7 all' attacco americano della scorsa settimana contro una base aerea siriana, definito «una risposta calibrata e proporzionata a un crimine di guerra», cioè il sospetto impiego di armi chimiche da parte dell' aviazione di Assad nel bombardamento di Khan Sheikhoun del 4 aprile.
Con qualche enfasi, il capo della Farnesina Angelino Alfano parla di «successo» del summit. E rivendica all' azione della presidenza italiana il riconoscimento «che la Russia non deve essere isolata». A dargli manforte, fra gli altri, il collega tedesco Sigmar Gabriel, secondo il quale «senza Mosca e Teheran non ci può essere soluzione per la Siria» e «occorre fare di tutto per tirare fuori la Russia dall' angolo di Assad».
Ma resta la questione di fondo: i Paesi del G7 concordano in linea di principio che nel futuro di Damasco non possa esserci posto per il dittatore alauita, ma sui tempi e sui modi ci sono differenze di vedute. «La sorte di Assad non si decide in un giorno», ha detto Alfano. Mentre per Tillerson, «è chiaro a tutti che il regno della famiglia Assad sta arrivando alla fine, ma il modo in cui avverrà e la stessa transizione sono importanti per la sostenibilità e la stabilità di una Siria unita». Il segretario di Stato ha però confermato che la priorità in Siria «rimane la sconfitta dell'Isis».
Non è passata in ogni caso la linea dura invocata da Londra. L'uscita di Boris Johnson, il capo del Foreign Office che aveva chiesto nuove sanzioni punitive contro Siria e Russia, è stata ignorata dal resto dei partecipanti: «Non ne ha parlato nessun altro», ha rivelato il ministro degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault. I ministri del G7 chiedono invece che sia l' indagine dell' Opac, l' Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, a far piena luce sulle responsabilità per l' impiego degli ordigni tossici.
Sul tema però, ieri sera Washington ha alzato i toni, accusando la Russia di voler coprire il regime di Damasco. Secondo un rapporto dell' intelligence reso noto dal New York Times, Mosca avrebbe volutamente diffuso false informazioni, nel tentativo di nascondere la colpevolezza delle forze siriane, che avrebbero in effetti impiegato il gas sarin a Khan Sheikhoun.
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