FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Lorenzo Cremonesi per il "Corriere della Sera"
Potrebbe essere un incidente. Ma viene spontaneo pensare ad un crimine legato al mondo dorato degli ex potenti del regime di Muammar Gheddafi. Il ritrovamento ieri nel Danubio, presso un parco di Vienna, del cadavere del 69enne Shukri Ghanem ha tutte le caratteristiche di un giallo d'alta classe. Figlio di una grande famiglia libica che lo fece studiare negli Stati Uniti, da sempre esperto di questioni petrolifere, premier dal 2003 al 2006, poi ministro del Petrolio sempre presente ai vertici dei Paesi produttori a Vienna (dove aveva un lussuoso appartamento), Ghanem nel maggio scorso fece scalpore per la sua decisione di abbandonare il regime e fuggire in esilio.
La rivolta libica era ancora paralizzata alle periferie di Bengasi e nell'assedio di Misurata, eppure la sua conferenza stampa a Roma aiutò a far capire quanto paura e incertezza attanagliassero ormai i circoli più importanti tra i fedelissimi del Colonnello. Ieri il suo corpo è stato ripescato dalla polizia, che non sa ancora spiegare le cause della morte. Il cadavere era vestito, ma privo di documenti. Unico segno di identificazione un foglietto col nome della compagnia austriaca di cui è consulente.
à stato un impiegato ad effettuare il riconoscimento. Non sono evidenti segni di violenza. «Potrebbe essersi trattato di un malore. Presto avremo i risultati dell'autopsia e allora ne sapremo di più», ha spiegato ai giornalisti il portavoce del commissariato centrale di Vienna, Roman Hahslinger. Ma il personaggio è troppo importante e la sua morte troppo misteriosa per non sollevare sospetti. Ghanem era un tipo che sapeva un sacco di cose, compresi i rapporti personali e finanziari tra Gheddafi e tanti leader internazionali.
A Tripoli e Bengasi i leader della coalizione di transizione sono assolutamente certi che milioni di dollari libici siano tutt'ora a disposizione degli ex amici della dittatura nei forzieri delle grandi banche internazionali.
Ghanem era però un uomo controverso anche tra i ranghi del vecchio regime. Scelto da Gheddafi per i suoi contatti nell'universo petrolifero, da circa un decennio si era avvicinato a Saif Al Islam, il figlio del dittatore noto per le sue avances riformiste e oggi in attesa di processo nelle mani delle brigate rivoluzionarie di Zintan. I suoi nemici più accesi erano dunque tra i circoli conservatori: i leader delle tribù Gheddafi e Warfallah, la nomenklatura contraria a qualsiasi cambiamento. Più volte, già allora, aveva espresso l'intenzione di ritirarsi in pensione, ma Saif l'aveva convinto a restare.
Di recente aveva cercato contatti con gli uomini del nuovo corso. Ma questi l'avevano ignorato. E senza un accordo chiaro non aveva voluto più tornare in patria. «Troppo pericoloso», aveva spiegato ai giornalisti in dicembre. Aveva ragioni da vendere. Il Paese oggi è nel caos. Le diverse milizie si fanno la guerra, la caccia agli ex del regime e ai loro soldi resta aperta. E la situazione si sta facendo via via più caotica con l'avvicinarsi delle elezioni previste per il 19 giugno, le prime dalla morte di Gheddafi il 20 ottobre. Non è neppure escluso che vengano rinviate.
SHUKRI GANEMgheddafigli ultimi istanti di gheddafiSHUKRI GHANEM E IL POSTERONE DI GHEDDAFIgheddafi big SHUKRI GHANEM EX MINISTRO DEL PETROLIO DELLA LIBIA DI GHEDDAFI
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