DE GUBITOSI NON DISPUTANDUM – IL DG RAI VIENE BLINDATO DA LETTA E VA ALLA GUERRA CONTRO LA LOTTIZZAZIONE (E SULLE NOMINE)

Da "il retroscena.it"

C'è chi dice che in Rai il vento sia pronto a cambiare per davvero, portando un solido rafforzamento dell'attuale dirigenza dopo un periodo di tensioni, ricatti e sbandamenti, conseguiti alla caduta del governo tecnico prima e all'incandescente e virulenta fase elettorale, poi.

Un periodo che ha visto il management tecnico "ex made in Monti", privato di una sostanziale copertura istituzionale, vacillare sotto gli assalti di alcuni esponenti dei partiti che forse immaginavano di utilizzare il governo delle larghe intese come cavallo di Troia per affondare le proprie condizioni nella carne viva della governance di Viale Mazzini. Invece, a dispetto di quanto pensavano in molti, Gubitosi &co. non solo resistono agli assalti, ma sembrano intenzionati ad aprire una controffensiva bellica pesante, nel nome di un affrancamento dalle annose pastoie partitiche, finalmente realizzato dai tecnici.

Gubitosi all'attacco. Dunque, il conflitto con chi -nel Pdl e nel Pd- non vuole mollare la presa sulla Rai potrebbe essere dietro l'angolo, anche perché le prime avvisaglie del nuovo corso si sono già materializzate in questi giorni.
Chi ha assistito al foltissimo calendario di audizioni in Commissione di Vigilanza Rai, ha notato prima di tutto un cambio di atteggiamento pubblico del dg dell'azienda di Stato.

In molti si aspettavano che Gubitosi avrebbe proseguito la propria linea di sobrietà comunicativa, quasi una mordacchia auto imposta e votata all'evitare conflitti e polemiche ad ogni costo col mondo politico, come Monti chiedeva. E ci si è invece trovati di fronte ad uno stile del tutto nuovo e ad un manager che sa di aver di fronte una battaglia campale e che per questo ha deciso di indossare i guantoni.

Una vis combattiva che si era vista davvero pochino dalle parti di Viale Mazzini e che per questo ha creato qualche sconcerto tra gli uomini "Rai" dei partiti della maggioranza di governo, abituati per lo più alla cifra di un'accondiscendenza mansueta, nel management della tv pubblica.

Letta blinda la governance. La strategia gubitosiana sembra peraltro già chiara, usare i dati delle precedenti gestioni "lottizzate" magari proprio contro chi le ha spesso orchestrate e ora vorrebbe mettere, una volta di più, le mani nel piatto. Per questo avrebbe deciso di tenere pronti nel cassetto i fatti, le cifre (e dunque gli scheletri) delle precedenti gestioni, pronto a sfoderarli con meticolosità, ben sapendo che, sotto quel profilo, un tecnico che deve risanare è semplicemente inattaccabile dalla politica. Un avvertimento vero e proprio, che suona molto chiaro ai suoi nemici.

Ma una crociata che però, come Gubitosi sa bene, non potrebbe nemmeno partire senza un sostanziale avvallo dell'attuale premier con cui i rapporti sono infatti assai solidi. Il manager Rai si sente adesso le spalle coperte, blindato proprio dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell'Economia e prepara i prossimi passi confidando nel sostegno di Letta e Saccomanni. D'altra parte l'ha ribadito a chiare lettere anche in audizione, "Non mi piego, al massimo mi sposto" come a dire che la determinazione -da parte sua- sarà portata fino in fondo e poi resterà da vedere chi e come avrà davvero l'intenzione di cacciarlo.

Battaglia sulle nomine. E su queste basi, si prepara ad inalberare la sfida dei prossimi mesi sulle nomine editoriali, prima fra tutte quella sul mancato reintegro dell'ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini, senatore e membro della Commissione di Vigilanza, sebbene tutt'ora in causa con la Rai. Un braccio di ferro duro e che dura da tempo, quello tra i due.

Sullo sfondo non ci sarebbero solo le questioni contrattuali, peraltro anche con l'immediato ripristino di un sontuoso contratto - tra i tre più onerosi per l'azienda- che spetterebbe a Minzolini, ma anche l'ipotesi di una direzione del Tg2 che però, secondo quanto affermato da Gubitosi stesso in audizione, andrebbe a gonfie vele tanto da non esservi dei veri motivi di sostituzione.

Intanto, nonostante le tante sollecitazioni, da Berlusconi e dal Pdl sul fronte Rai arrivano segnali assai discordanti e poco disponibili al conflitto e così il fronte di guerra, anziché incendiarsi, pare destinato ad acquietarsi nelle prossime settimane estive e anche per questo motivo, a Viale Mazzini un pò tutti hanno ormai capito che, nonostante gli strepiti e qualche scenata, possono dormire sonni tranquilli.

 

 

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