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VINCENZO DE LUCA MARIA ELENA BOSCHI
Marco Demarco per il “Corriere della Sera”
Come un guappo di cartone che prima mostra il petto e poi si eclissa, ieri Vincenzo De Luca non ha chiesto scusa alla Bindi, benché a chiederglielo fosse stata la ministra Boschi, ma ha negato le allusioni che tutti, ma proprio tutti, avevamo colto nelle sue recenti esternazioni. Nello studio di Lilly Gruber, De Luca aveva detto due cose: che la Bindi doveva dolersi «della sua stessa esistenza»; e che era «impresentabile da tutti i punti di vista».
Ora, impettito come Crozza, ha spiegato che di esistenza politica parlava.
Ci mancherebbe! E che i punti di vista, anche quelli, erano da intendersi politicamente. Il tutto condito con l' ennesima tirata, anche ieri, contro «la teatralità e il fariseismo che spesso in Italia si accoppiano». Facile, a questo punto, prevedere le prossime mosse.
Miguel Gotor, il parlamentare Pd che lo ha accusato di volgarità?
«Credevo fosse un tanguero», ha detto compiaciuto De Luca.
Sarcasmo caricaturale, si dirà. Macché. Semmai un complimento.
Vuoi mettere con Mussolini che tacciava i parlamentari socialisti di «impotenza senile con fenomeni di atassia locomotrice?».
Post Scriptum: sia chiaro, «guappo» qui è inteso nel senso di gentiluomo, di eroe romantico.
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