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Fiorenza Sarzanini per “il Corriere della Sera”
I guai giudiziari di Luigi de Magistris non sono finiti. Dopo la condanna a un anno e tre mesi inflitta dal tribunale di Roma per abuso d’ufficio commesso quando era pubblico ministero a Catanzaro, arriva la contestazione di un altro abuso che avrebbe però commesso da sindaco di Napoli (proprio ieri è stato il suo ultimo giorno dopo la sospensione: «La mia assenza sarà sicuramente breve, tre o quattro mesi al massimo» ha commentato).
I magistrati del capoluogo partenopeo lo accusano di aver autorizzato procedure illegittime nella gestione dell’«America’s cup» disputata nel 2012, in concorso con il presidente della Regione Stefano Caldoro. E nelle prossime ore notificheranno a entrambi l’avviso di chiusura delle indagini che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
Il ruolo dell’industriale
È soltanto il primo capitolo di un’inchiesta divisa in svariati fascicoli che riguarda anche l’edizione successiva del 2013 e coinvolge tra gli altri anche suo fratello Claudio — chiamato a fare il consulente dopo l’elezione a palazzo San Giacomo — e il capo di gabinetto Attilio Auricchio.
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Tutto ruota attorno alle procedure di aggiudicazione dei lavori e in particolare di aver affidato l’intera organizzazione a Paolo Graziano, il presidente degli industriali napoletani. L’abuso sarebbe stato quello di trasformare la «Acn, America’s cup Napoli» da società di scopo a società di gestione, senza porre alcun limite di tempo e soprattutto di intervento. Inoltre la modifica sarebbe avvenuta con un semplice atto amministrativo e senza tenere conto della legge finanziaria del 2008 che vieta agli enti territoriali di avere partecipazioni in società miste.
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Irregolarità formali, dunque, ma anche operative. Secondo i pubblici ministeri Graziella Arlomede e Marco Bottino il sindaco avrebbe delegato interamente la gestione dell’evento con criteri opachi visto che non è stata effettuata alcuna gara pubblica e soprattutto alcuna selezione preventiva.
E infatti nell’ordine di sequestro eseguito lo scorso anno dal Nucleo tributario della Guardia di Finanza, scrivono: «Regista indiscusso dell’operazione è stato il Graziano, che ha preso contatto con gli americani, ha partecipato alla redazione e sottoscritto, benché privo di qualsivoglia titolo, il protocollo d’intesa dell’agosto 2011, allorché la società di scopo (Acn) non era ancora costituita, avrebbe gestito di fatto le procedure di gara per la realizzazione delle opere a terra, del village, della comunicazione».
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Costi e appalti
L’inchiesta ha esplorato la fase preparatoria per riuscire a far prevalere Napoli su altre concorrenti, ma anche che cosa accadde dopo la scelta degli americani di assegnare l’organizzazione al capoluogo partenopeo. E nell’istruttoria tuttora in corso viene ipotizzata una lievitazione anomala dei costi per favorire alcune imprese alle quali furono assegnati i lavori con trattativa privata. In particolare in uno dei provvedimenti notificati nei mesi scorsi viene sottolineato come «la situazione d’urgenza creata ad arte dalla inerzia della pubblica amministrazione», avrebbe favorito una serie di «affidamenti diretti».
L’esame dei contratti avrebbe consentito di verificare che la gara pubblica veniva aggirata predisponendo atti di indirizzo che contenevano le caratteristiche dell’impresa selezionata a priori e tanto bastava per firmare poi il contratto di assegnazione dei lavori. I magistrati parlano esplicitamente di «abiti cuciti» addosso agli imprenditori titolari delle ditte «amiche».
Lo staff del sindaco
De Magistris e Caldoro vengono ritenuti le figure chiave dell’indagine, ma gli inquirenti ritengono che per l’organizzazione dell’evento del 2013 un ruolo dominante l’abbia rivestito il fratello del sindaco. Non a caso nel provvedimento si sottolinea come sia «emerso il prepotente inserimento nella gestione delle attività concorsuali di Claudio de Magistris».
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A lui viene contestato, in concorso con altri, pure il reato di turbativa d’asta.
Il provvedimento di sequestro esplicitava il sospetto dei pm: «Dalle attività tecniche fin qui effettuate, emergono elementi che inducono a ritenere che le procedure concorsuali indette dal Comune di Napoli e dalla società di scopo “Acn” possano essere condizionate e/o viziate da irregolarità anche a causa di interferenze agite da soggetti a vario titolo intervenuti nelle fasi della aggiudicazione delle gare di appalto indette per la realizzazione degli eventi sportivi noti come America’s cup».
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