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Marco Ventura per “il Messaggero”
claudio martelli bettino craxi gianni de michelis
«Una cosa va detta subito: sarebbe ingiusto ricordare Gianni De Michelis solo per il suo amore del ballo e delle discoteche, come se la vita di un uomo politico così importante, per 12 anni al governo, potesse ridursi a qualche trasgressione anche molto innocente. Non vedo nulla di male nel fatto che a un politico piacciano le discoteche. Tutte quelle polemiche su di lui capellone che amava ballare, Gianni le prendeva con ironia. C'è addirittura chi lo ha bollato come l' Unto' perché aveva i capelli lunghi e sudava, insinuando altre forme di unzione».
Claudio Martelli, anche lui ex vicepremier e nel direttorio del Psi di Craxi, invita piuttosto a ricordare un altro De Michelis...
«Come ministro delle Partecipazioni statali, per esempio, fece un sodalizio con Marisa Bellisario che impose all'Italtel, difendendola dalle aggressioni di Cesare Romiti e rilanciando lo Stato imprenditore sulla frontiera più avanzata, quella delle telecomunicazioni e della quarta rivoluzione industriale».
bettino craxi gianni de michelis
La storia a volte è ingiusta?
«Passano per eroi quelli che hanno distrutto e venduto la Olivetti, e rischiano di essere ricordati solo per i locali notturni quelli che si sono battuti per non danneggiare questo Paese e spingere lo Stato a innovare e ad ammodernarsi».
De Michelis fu il ministro del Lavoro del taglio della scala mobile
«Tentò in ogni modo di portarsi dietro tutto il sindacato e solo alla fine dovette arrendersi, quando la Cgil si mise di traverso nonostante i tentativi di Lama che non resisté alla pressione di Berlinguer e del Pci. Quando poi si arrivò al referendum, a vincerlo fu Craxi, non Berlinguer. E si aprì una stagione promettente per l' economia italiana».
sandra milo, gianni de michelis de resurrectione carnis
Con quali risultati?
«Nei 3 anni dopo il decreto, l'inflazione scese dal 14,5 al 4,5 per cento. E la crescita andò al 4 e mezzo. Fu anche il ministro degli Esteri che tenne a battesimo l' Unione europea, nel bene e nel male comunque un traguardo storico. Gli errori successivi alla firma di Maastricht non si possono certo addebitare ai De Michelis, ma all' allargamento smisurato della Ue. Anzi, lui fu il primo a intuire che o l' Unione riusciva a integrare i Paesi dell' Est o sarebbe partita da lì la disgregazione. Come poi è successo».
De Michelis, però, si ostinò a negare che fosse scoppiata la guerra nella ex Jugoslavia
«Fu l'ultimo ad arrendersi, a combattere come un giapponese per l' unità della Federazione jugoslava, d' accordo con Craxi. I buoi erano scappati dalla stalla, e De Michelis ancora si illudeva che la Germania e il suo amico Genscher avrebbero tenuto la posizione. Vidi il suo sbalordimento, perché ero presente, quando lesse la dichiarazione con cui la Germania riconosceva l'indipendenza di Slovenia e Croazia. Fu preso alla sprovvista. Questo il limite politico suo e di Craxi, mentre per la verità Cossiga e io comprendemmo subito che il crollo dei Muri avrebbe avuto conseguenze importanti anche per l' Italia. Loro non lo videro, o non vollero vederlo, e rimasero prigionieri di un mondo che non c' era più. Il che non cancella i suoi altri meriti».
Umanamente come lo ricorda?
«Gianni era un uomo con tratti di genialità, che conservò anche a lungo una certa ingenuità fanciullesca. Amava esporsi. Diceva: mi rimproverano di frequentare le discoteche? Allora io scrivo la guida alle discoteche! E infatti, chi dice che il politico dev' essere un sepolcro imbiancato e non può divertirsi? Era rimasto un ragazzone, non voleva negarsi i divertimenti di un ragazzo che va in discoteca, anche se aveva quaranta-cinquant' anni. Ma se lo giudicassimo per questo, o per Tangentopoli, faremmo una grande falsificazione della realtà».
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