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1. DE MAGISTRIS IN BILICO LA CONSULTA RESPINGE IL RICORSO SULLA SEVERINO
Liana Milella per “la Repubblica”
Un’ora per decidere. Un clima sereno. Un voto unanime. La Corte costituzionale “salva” la legge Severino che, nell’ordine, ha fatto decadere Berlusconi e può far “saltare” De Magistris da sindaco di Napoli e De Luca da governatore della Campania. Dai 12 giudici della Consulta, dopo un’intensa udienza pubblica, un verdetto secco, riassunto in una nota ufficiale di poche righe che, alle sette di sera, cambia il destino dei vertici politici della Campania: il ricorso del Tar di Napoli, ormai di un anno fa, è «infondato».
Il decreto legislativo del gennaio 2013, noto a tutti come “legge Severino”, non viola gli articoli 51 e 97 della Costituzione. Dopo la condanna per abuso d’ufficio a un anno e tre mesi del 24 settembre 2014, il prefetto di Napoli poteva ben sospendere dalla sua carica il sindaco Luigi De Magistris, il quale adesso, dopo un anno di querelle tra ricorsi al Tar e al giudice ordinario, può sperare in un’assoluzione o nella prescrizione per restare l’inquilino di palazzo San Giacomo.
belen e de magistris a napoli 5
Come sempre, quando a decidere è la Consulta, bisognerà attendere la sentenza e le sue motivazioni per capire bene il filo del ragionamento giuridico che ha portato il collegio, nella sua unanimità e questo è assai importante in una questione politicamente sensibile come questa, a promuovere la legge. Sarà Daria de Pretis, la docente di diritto amministrativo nata tra le nevi di Cles, a scrivere le “ragioni” della Corte contro “DML”, De Magistris Luigi, come il giudice l’ha chiamato ieri per tutta la sua relazione durante l’udienza.
belen e de magistris a napoli 2
Ma già adesso si può dire, come confermano le “voci di dentro” della Corte, che il tema forte sarà quello dell’effettiva natura della legge Severino, non una sanzione penale aggiuntiva, come hanno sempre sostenuto Berlusconi, De Magistris e De Luca, ma una semplice misura cautelare, una conseguenza della condanna, ma soltanto sul piano degli effetti amministrativi. Che, come tale, porta alla sospensione del prefetto per l’amministratore condannato anche solo in primo grado.
È la tesi sostenuta con calore dagli avvocati dello Stato Gabriella Palmieri e Agnese Soldani in due memorie, e ieri in udienza, che hanno espresso ovviamente la posizione di palazzo Chigi. Una difesa piena della legge Severino che ben si sposa con la linea già espressa dalla stessa Corte costituzionale in precedenti sentenze che però avevano riguardato la vecchia legge del 1990 sugli enti locali, nella quale era già previsto l’istituto della sospensione per l’amministratore locale incappato in una condanna di primo grado.
Non definitiva, quindi, per la giustizia penale, ma tale da produrre subito i suoi effetti sulla carica. Se di misura cautelare si tratta e non di una sanzione penale, allora cade un altro argomento forte utilizzato in questi mesi da De Magistris, De Luca e Berlusconi, quella della non retroattività.
VINCENZO DE LUCA - MATTEO RENZI
Era indicativo, ieri, leggere la reazione sul punto di Dario Stefàno, il presidente della Giunta per le autorizzazioni del Senato, che è stato relatore del caso Berlusconi per la decadenza. Eccolo dire: «Quando abbiamo affrontato la questione della retroattività non sono certo partito da posizioni pregiudiziali o politiche, ma da una seria analisi delle copiose sentenze della Consulta che avevano analizzato più volte l’argomento degli amministratori locali ed erano giunte alla stessa interpretazione posta, tra le altre, a fondamento della decisione su Berlusconi». Adesso la Consulta replica per De Magistris.
2. DE LUCA E BERLUSCONI TREMANO “QUESTA SENTENZA LI INGUAIA”
Liana Milella per “la Repubblica”
Destini “costituzionalmente” incrociati, il sindaco Luigi De Magistris, il governatore Vincenzo De Luca, l’ex premier-Silvio Berlusconi. «La Consulta ha semplicemente richiamato l’Abc della Costituzione», come dice Gianluigi Pellegrino, il giurista che ha scatenato la sua “guerra” contro «chi ha occupato abusivamente i vertici delle principali istituzioni della Campania».
MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA
La Corte ha rimesso ordine e richiama all’ordine i politici che hanno scatenato un’offensiva durissima contro la Severino. Berlusconi per primo, quando la condanna a 4 anni nel processo Mediaset lo ha portato alla decadenza da senatore (il 27 novembre 2013). De Magistris per secondo, quando il prefetto lo ha sospeso dopo la condanna per abuso d’ufficio del 2014. De Luca per terzo dopo l’anno inflittogli lo scorso a gennaio. Tutti contro la Severino intesa come sanzione penale. Non è così, la Corte mette un punto.
Che succede adesso? Innanzitutto i loro atti potrebbero essere annullati per via di un ricorso. Poi, come dice un anonimo giudice della Consulta «questa sentenza, dopo De Magistris, è destinata a inguaiare anche De Luca e Berlusconi».
Partiamo da De Magistris. Il giorno della verità è oggi, perché davanti alla Corte di appello di Roma si celebra la seconda udienza del suo processo. Dice l’avvocato Stefano Montone: «Puntiamo diritto all’assoluzione ». Sì, ma la prescrizione? L’abuso d’ufficio si prescrive in sette anni e mezzo. I fatti sono del luglio 2007, i termini sono scaduti tra aprile e maggio al massimo. De Magistris rinuncia? Neppure a parlarne. «La prescrizione opera di diritto» dice l’avvocato.
Dunque oggi il processo a De Magistris potrebbe sfumare via e nebulizzarsi per un’assoluzione nel merito o per prescrizione. “DML”, come dice il giudice De Pretis, smetterebbe di essere un sindaco dimezzato. Se invece l’appello viene rinviato? Venerdì 23, a Napoli, il tribunale ordinario deve esaminare nel merito la sospensione. «Devono decidere subito, non c’è bisogno di attendere le motivazioni della sentenza. Se non lo fanno vuol dire che il diritto è sospeso in Campania» chiosa Pellegrino.
Caso De Luca, il governatore. Altra vicenda singolare. Perché anche per lui, graziato da una “sospensione della sospensione” del tribunale pende un altro ricorso alla Consulta. Annunciato a luglio, ma misteriosamente mai giunto nel palazzo romano antistante il Quirinale dove ha sede la Corte. Si annunciava esplosivo perché contestava molti punti della legge Severino, non solo la non retroattività, ma anche la disparità di trattamento che ci sarebbe tra un amministratore locale, sospeso anche dopo il primo grado, e il parlamentare, decaduto sì ma a sentenza definitiva. E poi un eccesso di delega da parte del governo.
Dice Pellegrino: «Il grave ritardo del tribunale nell’inviare il ricorso a Roma meriterebbe un’indagine del Csm». Certo, la decisione della Consulta di ieri dà un brutto segnale a De Luca, ma per il momento lo lascia al suo posto. «E’ penoso e propagandistico - avverte però il Governatore- il tentativo di fare confusione fra le due distinte vicende. Io non c’entro niente con De Magistris».
E veniamo a Berlusconi. Il politico che da due anni ha fatto dell’attacco alla Severino un cavallo di battaglia. Suo, a ottobre 2013, mentre la Giunta del Senato ne trattava la decadenza, il ricorso alla Corte per i diritti umani di Strasburgo proprio per via della presunta non retroattività della Severino, vista come un’ulteriore sanzione penale rispetto alla condanna. Ma è un fatto che l’attuale decisione può essere una pietra anche per Berlusconi e per la sua speranza di cancellare la decadenza.
berlusconi con gli amministratori di forza italia 3
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