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UN GOLPE AL CUORE DELLA TURCHIA - LA DECISIONE DI SOSPENDERE LA CONVENZIONE PER I DIRITTI UMANI, CON UNA NUOVA ONDATA DI ARRESTI, FA PARTE DEL COLPO DI STATO DI ERDOGAN - “LA RICHIESTA DI REINTRODURRE LA PENA DI MORTE? NON CREDO POSSA ESSERE IGNORATA”

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M.A. per “La Repubblica”

 

TURCHIA MILITARI ARRESTATITURCHIA MILITARI ARRESTATI

Nessuna pietà per i vinti. Ma un “cimitero dei traditori”. Così definisce il progetto il sindaco di Istanbul, Kadir Topbash. «Dove tutti i passanti potranno maledire chi vi è sepolto». Non è l’unica misura draconiana decisa ieri fra Consiglio per la sicurezza nazionale e Parlamento.

 

Anche un tribunale speciale per i processi ai golpisti, un carcere di massima sicurezza destinato a ospitare i condannati, e l’approvazione dell’annunciato stato d’emergenza per 3 mesi. E soprattutto la sospensione della Convenzione europea per i diritti umani. Almeno per tutto il periodo in cui resterà in vigore lo stato d’emergenza. «Come in Francia», si affretta a dire il vice premier Numan Kurtulmus. «Forse solo per 45 giorni. Rivedremo la struttura organizzativa dell’intelligence e le relazioni tra potere civile e militare. Ci sono debolezze sia a livello individuale che organizzativo nella struttura dello Stato».

 

GOLPE FALLITO IN TURCHIAGOLPE FALLITO IN TURCHIA

Inevitabile pensare a una restrizione delle libertà di movimento per i cittadini. Divieto di manifestare, censura a media e tv, limitazioni della libertà di associazione. Esclusa, al momento, l’imposizione di un coprifuoco. Però non ci saranno «passi indietro in materia di diritti umani», assicura l’altro vice premier Mehmet Simsek. «La vita della gente ordinaria – scrive su Twitter - e gli affari proseguiranno senza un impatto, senza interruzioni, come al solito. Siamo impegnati a mantenere un’economia di mercato».

 

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Rassicurati da questo si passa a esaminare la questione del possibile ritorno alla pena di morte, mai applicata dal 1984 e abolita nel 2004. Da sabato l’hashtag #vogliolapenacapitale (in turco, #idamistiyorum) è fra le tendenze principali che cinguettano su Twitter.Una posizione assecondata dal Presidente Recep Tayyip Erdogan, il quale spiega che «una tale richiesta non può essere negata», aggiungendo che se una simile risoluzione passasse in Parlamento lui stesso la approverebbe. Conferma del resto il suo portavoce, Ibrahim Kalin: la pena di morte sarebbe una «punizione giusta» per i golpisti, e il ripristino della pena capitale è un tema nell’agenda del governo.

 

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Non sono giorni esattamente brillanti in Turchia. Ieri il principale partito di opposizione al partito conservatore islamico, quello socialdemocratico fondato da Ataturk, ha convocato per domenica pomeriggio a Piazza Taksim a Istanbul una grande «manifestazione per la democrazia». Cioè nello stesso spazio dove, dalla notte dopo il golpe fallito del 15 luglio, si ritrovano fino alle 3 del mattino i fedelissimi della formazione al potere, loro avversari politici. Nonostante lo stato di emergenza il corteo sarà permesso dalle autorità. Ieri il presidente ha inviato a molti cittadini ancora un sms: “Restate in piazza”.

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Ed è il tempo anche, dopo giudici, poliziotti e professori universitari, di una nuova stretta contro i giornalisti. La reporter del magazine Al Monitor, Sibel Hurtas, e l’editorialista del quotidiano Ozgur Dusunce, Orhan Kemal Cengiz, sono stati arrestati dalla polizia all’aeroporto Ataturk. Cengiz assieme alla moglie. Nel pomeriggio Sibel Hurtas è stata rilasciata. Anche il giornalista diRepubblica, Paolo Brera, inviato a Istanbul, è stato fermato al mattino per alcune ore dalla polizia mentre intervistava alcuni turisti in Piazza Sultanahmet. Portato in due stazioni è stato identificato e interrogato. È stato infine rilasciato grazie all’intervento della Farnesina, del Consolato generale italiano a Istanbul e dell’Ambasciata turca a Roma.

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