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“NESSUNO REGALO A CHI SPACCIA”, LA DELEGA SULLA DROGA ALLA MINISTRA ANTIPROIBIZIONISTA DADONE FA INSORGERE SALVINI – LA MELONI SE LA PRENDE (ANCHE) CON GLI ALLEATI DEL CENTRODESTRA CHE NON SONO INTERVENUTI PER BLOCCARE LA NOMINA: “PER ANNI FRATELLI D'ITALIA HA CHIESTO L’ASSEGNAZIONE DELLA DELEGA. È GRAVE E DELUDENTE CHE..."
Paola Di Caro per corriere.it
Il caso lo solleva Giorgia Meloni, dopo che è stata formalizzata — con pubblicazione del decreto sulla Gazzetta ufficiale — l’attribuzione della delega alle politiche antidroga alla ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone. Una decisione che scatena l’ira della leader di Fratelli d’Italia, visto che l’esponente del M5S è notoriamente antiproibizionista, e si è schierata per la legalizzazione delle droghe leggere.
Così Meloni affonda il coltello, ma lo fa in due direzioni: contro Draghi, per la scelta. Ma anche contro gli alleati del centrodestra che non sono intervenuti per bloccarla e che invita caldamente a schierarsi: «Per anni FdI ha chiesto l’assegnazione della delega perché era scandaloso che nessuno si occupasse a tempo pieno dell’emergenza droga, ma è grave e deludente che per un compito così delicato come la lotta alle dipendenze sia stato scelto un esponente politico firmatario di proposte per legalizzare la cannabis», è la prima parte della protesta.
Che poi si rivolge ai suoi: «Rinnovo il mio appello ai partiti di centrodestra che sostengono il governo affinché si facciano sentire con decisione. FdI lo farà dall’opposizione perché su questi temi non sono accettabili cedimenti e compromessi al ribasso».
All’appello, però, all’inizio risponde solo un alleato, Forza Italia. Perché la Lega prima tace, poi con Salvini diffonde una nota per dire che «la droga, ogni droga, è morte. Nessun regalo agli spacciatori. Viva la vita e chi non si arrende». Infine, con i capigruppo Molinari e Romeo chiarisce che il partito non ha bisogno delle sollecitazioni di nessuno, che non serve insomma Meloni per dettare la linea, ma comunque la Lega terrà gli occhi aperti: «Il governo ha come priorità di occuparsi di vaccini, ristori, partite Iva e riaperture. Per noi la droga equivale a morte e drammi in famiglia. La Lega è per la vita e lavora senza sosta concretamente per uscire dalla crisi sanitaria ed economica provocata dalla pandemia».
D’altra parte Forza Italia sembrava aver scavalcato «a destra» gli alleati. Il capogruppo alla Camera Roberto Occhiuto giudicava «curioso» che la scelta fosse caduta su un ministro «dichiaratamente antiproibizionista», e chiedeva a Dadone chiarimenti «tempestivi e inequivocabili sulle linee guida che intende portare avanti». «Ci stupisce che il premier abbia affidato la delega alle politiche antidroga proprio al ministro Dadone, esponente di un movimento le cui posizioni in merito sono chiaramente divisive», metteva il carico Licia Ronzulli. E Maurizio Gasparri si diceva «pronto a qualsiasi iniziativa contro il governo, se ci fossero cedimenti su questo versante. Draghi ha sbagliato».
La ministra non vuole commentare e per il momento non ha in programma di fornire alcun chiarimento. Così come non arrivano commenti dal Pd. I Cinque Stelle la difendono: «Il M5S insieme alla ministra si è sempre battuto in Parlamento contro la drammatica piaga dell’uso delle droghe e contro il traffico di stupefacenti», scrive Elisa Tripodi. «Nessuno — aggiunge — lo può mettere in dubbio e chi lo fa, come Roberto Occhiuto, utilizzando frasi scomposte, si comporta in modo offensivo non solo verso la ministra Dadone, ma anche contro il premier». Anche perché «proprio la ministra Dadone ha già dichiarato di voler convocare la Conferenza nazionale sulle droghe che, per legge, dovrebbe tenersi ogni anno, mentre l’ultima risale al 2009».
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