DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giacomo Amadori per “la Verità”
La polizia politica (Digos) di alcune questure sembra ormai diventata la Guardia repubblicana del segretario di un partito. Quando Matteo Renzi, un cittadino senza incarichi istituzionali, presenta il suo libro alle feste del Pd, gli agenti si occupano di evitare che qualunque protesta, fiato o pernacchia si alzi nelle sale dove l' ex premier cazzeggia con un selezionatissimo e scicchissimo auditorio di ultrà. Tutte sale in cui non hanno cittadinanza i truffati del Salvabanche. Succede così quasi tutte le settimane, ma domenica sera ad Arezzo è stata l' apoteosi.
INTERVENTO DELLA DIGOS CONTESTAZIONI RENZI
Alcune decine di contestatori si sono dati appuntamento davanti all' ingresso della Festa dell' Unità, ma non hanno potuto accedere alla kermesse. Neanche alla spicciolata, per rivolgere a Renzi qualche domanda. Tra chi ha provato a entrare anche la sessantanovenne pensionata di Ferrara Giovanna Mazzoni, la donna che con un suo intervento pubblico aveva fatto sibilare a Renzi la celebre: «"Voi rubate", lo dice a sua sorella». Ad Arezzo la signora è stata subito riconosciuta: «Un poliziotto mi ha chiesto: "Lei è quella di sabato a Bologna?". E io non ho potuto negarlo», sorride Mazzoni. Che dopo essere stata bloccata e rimasta fuori a protestare con un campanaccio in mano.
«A uno che ci faceva delle riprese ho chiesto: "Lei di che tv è?". Mi ha risposto: "Sono della Digos"». Sono stati stoppati all' ingresso anche la presidente dell' associazione Vittime del Salvabanche, Letizia Giorgianni, giornalista quarantenne, e i suoi associati. Hanno, invece, superato i controlli, compresi quelli con il metal detector, solo quattro risparmiatori truffati: tre donne e un uomo. Ma sono stati quasi subito riconosciuti e allontanati.
Roberta Gaini, 51 anni, impiegata, habituè dei respingimenti, spiega: «Stavamo confabulando per decidere che cosa chiedere a Renzi, quando è arrivato un poliziotto e mi ha detto: "Lei vada fuori". Non mi dato spiegazioni, mi ha preso per la manica della camicia e mi ha strattonato: "Vai fuori", ha ripetuto ad alta voce. "Mi dia del lei", ho risposto, mentre mi buttavano fuori». Con lei c' era Sandra Gherardini, infermiera professionale di 56 anni: «Un funzionario della Digos ci ha spintonato. Due donne, capisce?».
A sentire il racconto, il marito, Moreno Gazzarrini, cinquantanovenne esodato di Equitalia, si scalda: «Se 'ste cose qui le avesse fatte il governo Berlusconi sarebbe scoppiata la rivoluzione e questi "pidioti" sarebbero scesi in piazza con le bandiere rosse e i fucili». È stato buttato fuori dalla Festa dell' Unità anche Mirco Michelucci, 57 anni, di professione falegname. Ma con lui, per i poliziotti, è stata più dura: «Sono venuti in due, perché mi rifiutavo di uscire. Sono sempre i soliti, ormai li conosciamo tutti di vista. Mi hanno portato via di forza e poi mi hanno preso il documento e lo hanno fotografato».
In un video si vede Michelucci protestare: «A Renzi gli vogliamo solo fare una domanda, perché non ci ha mai ascoltato?». Un funzionario della Digos ribatte: «Non è colpa mia, io ho un' altra funzione». Michelucci di rimando: «E allora fatelo venire fuori».
INTERVENTO DIGOS CONTESTAZIONI RENZI
Poco distante da loro, Angiolino Campigli, 72 anni, ex commerciante di scarpe, con una busta della spesa e un megafono urla: «Vogliamo fare un confronto con te, Renzi, perché ti fai le domande e ti dai le risposte da solo!». Una vecchietta con il foulard in testa sostiene un piccolo stendardo con la citazione di un vecchio film: «Vieni "Avanti" (come il libro di Renzi, ndr) cretino». Le Vittime del Salvabanche sventolano dei cartoncini con scritto: «Avanti lo dici a tua sorella», ricordando l' improvvida battuta dell' ex Rottamatore.
Non manca uno striscione ricordo per Tiziano Renzi: «Finanziamenti non restituiti i soldi per il tuo babbo sono finiti». Il figlio Matteo si presenta alla manifestazione in ritardo, rintanato in una berlina bianca. Intorno si sente un uragano di fischi e di buuu, la gente gli urla «Pinocchio», «ladro», «buffone». Le forze dell' ordine, in tenuta antisommossa, serrano le fila e con le braccia formano un cordone sanitario. Un cittadino gli grida: «Se ti fossi comportato bene non ce n' era bisogno, dovevi essere amato dal popolo».
Quando l' ex premier compare in sala, più che le presenza spiccano le assenze, a partire da quella della famiglia Boschi al gran completo. In compenso ad attenderlo c' è Milena Zaggia, 55 anni, ex imprenditrice della provincia di Padova, rovinata dall' azzeramento delle obbligazioni della Cassa di risparmio di Ferrara: «Sono l' unica di noi che è riuscita a sedersi». Sulle seggiole è adagiata la fotocopia di un' intervista della Nazione al segretario del Pd intitolata: «Matteo Renzi: "Basta bugie su Bpel. Abbiamo salvato il salvabile"». Un articolo in cui scaricava il barile su Banca d' Italia e sui governi precedenti e aggiungeva di aver «salvato i correntisti e risparmiatori aretini».
Una specie di velina per gli addetti ai lavori. «Quando l' ex premier ha iniziato a parlare, denigrando gli altri partiti» continua Zaggia, «mi sono alzata e gli ho detto: "Avete sacrificato 500.000 famiglie per mettere a posto i vostri conti"». La polizia è subito accorsa verso di lei, ma Matteo è intervenuto: «Non toccatela, lasciatela lì. Lei è venuta per banca Etruria? Poi ne parliamo». La pasionaria padovana ha ripreso: «Fuori ci sono i truffati dalle banche e vengono trattati peggio dei delinquenti, vergognamoci».
Zaggia ricorda con La Verità quegli attimi infuocati: «Tutti inveivano contro di me, mi davano della speculatrice. Per fortuna sentivo le urla che provenivano da fuori e mi davano coraggio e per questo ho proseguito ricordando il bail-in anticipato dal governo Renzi, la commissione d' inchiesta che non parte per colpa del Pd e poi». E poi? «Tre o quattro agenti mi hanno trascinato fuori, mentre gridavo all' ex premier che avevano 850 morti sulla coscienza e che il Pd con il Salvabanche aveva fatto un favore alla grande finanza».
Dal Viminale negano che ci sia una qualche direttiva del ministero o del dipartimento di pubblica sicurezza per tutelare le performance di Renzi. Non ci sarebbe nessun ordine dall' alto. Le questure periferiche, quasi sconfessate, difendono le loro iniziative attraverso la voce di un importante dirigente di polizia.
«Non spetta alle forze dell' ordine imporre il pensiero unico né reprimere il dissenso. I nostri interventi sono finalizzati a mantenere l' ordine pubblico e a garantire il corretto svolgimento di tutte le iniziative di carattere politico, evitando che pochi disturbatori ledano il diritto di molti ad ascoltare e possano, di conseguenza, scatenare disordini. Questa attenzione vale non solo per Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, ma anche, per esempio, per Matteo Salvini e Silvio Berlusconi».
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 4
La realtà è che in Italia un gruppo di pensionati e lavoratori di mezza età, rovinati dal governo e dalle banche, viene trattata come i black bloc e tenuta a distanza di sicurezza dai bagni di folla del segretario del Pd.
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