DEMOCRATS AMARI - I PIDDINI SI DIVIDONO ANCORA: SBUCCIARE IL BANANA O CIUCCIARLO IN SILENZIO?

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Federico Geremicca per "la Stampa"

Un pomeriggio da dimenticare, nervoso, gonfio di imbarazzi e col sospetto che è già certezza, per alcuni - che la via sia quella sbagliata, e la trincea scelta una postazione difficile da tenere. Intendiamoci: nessuno pensava che stare al governo insieme al «giaguaro» sarebbe stata una passeggiata, ma nemmeno si immaginava una sequela di velenosi paradossi così difficili da digerire. Josefa Idem che deve dimettersi per la faccenda della palestra e Silvio Berlusconi, invece, nonostante l'ennesima condanna (e la nuova interdizione dai pubblici uffici) sempre lì a dettare l'agenda del governo?

E così, per l'ennesima volta, il Pd si divide: questa volta, tra «realisti» e «intransigenti». Non sono in questione le dimissioni chieste da Enrico Letta al ministro dello Sport, naturalmente: è in discussione - piuttosto una sorta di doppio regime che molti, in casa democratica, già ritengono inaccettabile. O l'etica e il rispetto delle leggi sono uguali per tutti e valgono per tutti, oppure la partita diventa truccata: e se è truccata, a perderci - e a fare la figura degli ingenui o, peggio, dei correi - è il Pd.

Infatti, mentre i democrats lasciano passare un'ora dalla sentenza per emettere un comunicato sostanzialmente inutile («Il Pd prende atto della sentenza... il Pd esprime rispetto per le decisioni della magistratura...»), Nichi Vendola e il Movimento Cinque Stelle partono all'attacco: offrendo a Berlusconi un ventaglio di possibilità che vanno dal ritiro dalla scena politica fino alla galera. Quest'ultima ipotesi risulta - effettivamente - greve: ma il problema di fare i conti con il Cavaliere, la sua situazione giudiziaria e i disegni che coltiva, per molti - in casa Pd - si pone. E sarebbe il caso di affrontarlo con urgenza.

Rosy Bindi - spesso oggetto di pesanti ironie antifemministe da parte dell'ex Presidente del Consiglio - pensa, per esempio, che sia necessario farlo con urgenza: «Come si fa ad andare avanti così? Non possiamo - dice - continuare sulla linea che indica Letta: e cioè che le vicende giudiziarie di Berlusconi non hanno alcun rapporto con la vita del governo.

Io non chiedo che lasci il Parlamento, perché siamo di fronte ad una sentenza di primo grado, e sono una garantista. Ma che faccia un passo indietro, che se ne stia in disparte, questo sì. Se non lo facesse, io ne tirerei le conseguenze: anche se so che il mio partito non lo farà... Quel che spero stia diventando finalmente chiaro, però, è che cosa intendono Berlusconi e il Pdl per "pacificazione": praticamente, un salvacondotto giudiziario...».

Prima del quale o dopo il quale - questo è il sospetto dei molti maliziosi - il Cavaliere lamenterà la scarsa incisività dell'esecutivo sul fronte della crisi, staccherà la spina al governo e porterà al voto un Pd in difficoltà con parte della sua base e accerchiato dalle opposizioni di sinistra e dal M5S. Uno scenario da incubo. Che Pippo Civati arricchisce di altre difficoltà: «Presto si porrà il problema di decidere in Parlamento della ineleggibilità di Berlusconi: che facciamo? Di nuovo finta di niente? E ci sta arrivando addosso la vicenda degli F35. Anche qui: dimentichiamo quel che avevamo promesso in campagna elettorale?».

Nervosismo, dunque. E preoccupazione mista a un crescente imbarazzo. Ma mentre Veltroni dice «Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro» e D'Alema ironizza sul fatto che «l'amore attrae più della politica... così sembra di questi tempi», il fronte dei «realisti» non arretra.

E la tesi che Beppe Fioroni espone per tutti, un suo fondamento ce l'ha: «Noi naturalmente possiamo chiedere a Berlusconi senso di responsabilità nelle mosse da fare ora, ma delle due l'una: o noi stiamo in questo esecutivo per errore oppure ci stiamo perché giudichiamo non finita la crisi, con le sue devastanti conseguenze sociali, e riteniamo dunque che il Paese abbia bisogno di esser governato. Se è così, non ha senso agitarsi: sapevamo quale era la situazione giudiziaria in cui si trova Berlusconi, ora non possiamo far finta di niente, tirare in ballo il governo e scaricare Enrico Letta».

Letta, già. Che ieri ha dovuto affrontare la grana-Idem, e non è stato semplice; ma oggi è atteso addirittura dal faccia a faccia con Berlusconi: che sarà, di certo, un tantino più complicato...

 

 

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