DERSHOVITZ: “SE TRAYVON FOSSE STATO BIANCO, NON SAREBBE MORTO. SE ZIMMERMAN FOSSE STATO NERO, SAREBBE STATO CONDANNATO”

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Maurizio Molinari per "la Stampa"

«È stato un processo segnato dal razzismo ma ciò non toglie che George Zimmerman non poteva essere condannato»: parola di Alan Dershowitz, il giurista liberal di Harvard che nel 1995 fece parte del collegio difensivo di O.J.Simpson in un'altra battaglia legale che divise il pubblico sulla base del colore della pelle.

Perché Zimmerman non poteva essere condannato?
«Per la condanna serve la certezza della responsabilità oltre ogni legittimo dubbio. In questo caso tale certezza non c'era perché vi erano molti elementi a favore della tesi dell'autodifesa e cominciare da naso rotto e ferite alla testa di Zimmerman che fanno pensare ad un'aggressione».

La giuria composta di soli bianchi può essersi rivelata di parte?
«La giuria era composta tutta di donne che avrebbe dovuto essere più inclini a favore del giovane Martin. Se erano tutte bianche è perchè così ha voluto anche la procura, che ha partecipato alla selezione dei giurati assieme alla difesa».

In effetti alcune associazioni afroamericane accusano la procura di aver gestito male il caso, le imputano l'errore di non aver messo all'angolo Zimmerman sul razzismo...
«Un tribunale americano non condanna per razzismo e Zimmerman era sotto processo per omicidio di secondo grado. Sono due questioni differenti».

Ma lei crede che il caso legale sia stato segnato dal razzismo?
«Sì, certo. Se Trayvon Martin fosse stato bianco forse non sarebbe stato ucciso e se Zimmerman fosse stato nero forse sarebbe stato condannato. Il razzismo è presente nella società americana e lo è stato anche in questo processo».

Ci può allora spiegare perché il razzismo non ha pesato nel verdetto finale?
«Il verdetto si basa sulla legge. La legge tutela il diritto all'autodifesa. Le prove contro Zimmerman non erano sufficienti per condannarlo e neanche per processarlo. Con quello che il procuratore aveva in mano Zimmerman non sarebbe stato processato in nessun Paese del mondo, Italia inclusa».

Ora la Naacp, la maggiore organizzazione afroamericana, si propone di riaprire il caso denunciando Zimmerman al Dipartimento di Giustizia per violazione dei diritti civili. A cosa può portare?
«A una condanna di Zimmerman per violazione dei diritti civili ma non certo per omicidio».

Lei fu fra gli avvocati difensori di O.J.Simpson, cosa le è venuto in mente seguendo il processo a Zimmerman?
«Che l'aspetto simile è il riproporsi della contrapposizione fra tifoserie razziali, anche se a ben vedere nel caso di O.J.Simpson la partigianeria era più marcata perché gli afroamericani erano a suo favore indipendentemente dal verdetto sulle accuse contestate».

Quali saranno le ripercussioni dell'assoluzione, aumenteranno le tensioni razziali?
«L'America resta un Paese dove il razzismo c'è. La legge della Florida "stand your ground", che consente il ricorso alle armi da fuoco per non indietreggiare, è razzista e dovrebbe essere abolita. L' "ethnic profiling" delle persone è una pratica razzista e dovrebbe essere vietata.

Fino a quando resteranno in vigore, il razzismo resterà fra noi portando a tensioni fra le diverse componenti della società. Ciò però non ha nulla a che vedere con la credibilità della giustizia, che si basa sulla corretta applicazione della legge che in questo caso non avrebbe dovuto neanche far arrivare Zimmerman davanti al giudice perché non c'era a suo carico alcuna prova degna di questo nome».

 

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