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Fabio Martini per "la Stampa"
Virginia Raggi è l' araba fenice della politica italiana: che sia "risorta", qualcun lo dice, quale sia il suo segreto nessun lo sa. Ma il segreto c' è, per ora è invisibile e si chiama periferie: nei quartieri popolari della capitale la sindaca ha investito, ha operato una miriade di micro-interventi e soprattutto ha coltivato l' immagine di eroina anti-Palazzo.
Un mix che - con una presenza martellante sui social - sta facendo lievitare il consenso.
Sino a raggiungere nelle realtà più disagiate punte sbalorditive: il 50%, come segnalano studi commissionati (ma tenuti riservatissimi) dal Pd.
maurizio costanzo virginia raggi
Dunque, la notizia non è che Raggi si ricandida a dispetto delle pressioni a mollare, ma che la sindaca è più che mai competitiva: una mina destinata a guastare i piani dei big Pd e Cinque stelle, che stanno cercando in tutta Italia candidati comuni in vista delle sfide municipali del 10 ottobre, ben sapendo che a Roma i Dem al primo turno non potranno mai appoggiare la sindaca uscente.
Quello di Virginia Raggi somiglia a un miracolo: sei mesi fa la sindaca sembrava oramai espulsa dal ring elettorale, messa fuori gioco da una striscia di disavventure e di infortuni amministrativi che avrebbero stroncato Schwarzenegger: autobus in autocombustione, cumuli di immondizia trasformati in colline, stazioni della metropolitana chiuse per mesi, cinghiali in città, una strage di assessori e manager, la rinuncia alle Olimpiadi, rinvii a giudizio. E soprattutto l' immagine dell' incapace.
Il tutto era culminato nell' autunno del 2018, in un video su Youtube, al tempo stesso impietoso e comico: le parole enfatiche della sindaca il giorno della vittoria elettorale: «Il vento sta cambiando, signori il vento sta cambiando» si alternavano alle immagini delle vie di Roma trasformate in fiumi in piena, alberi precipitati sulle auto, cassonetti trasportati dall' acqua a "passeggio" per le strade.
Una caduta politico-mediatica cavalcata dentro il Movimento dalle notabili romane del Movimento - Roberta Lombardi e Paola Taverna - ma anche da Nicola Zingaretti: «Raggi? Una minaccia per Roma».
Espressione sgarbata, irrituale nel personaggio. Certo, nel Movimento Beppe Grillo la difende («Massimo sostegno, qualsiasi cosa accada»), ma è l'unico e infatti le pressioni, da parte di M5s e Pd a non ricandidarsi, sono diventate un assedio. E qui è venuto fuori il carattere di Virginia Raggi, donna "tosta". È tornata a galla con alcune battute. A Vittorio Sgarbi che l'aveva paragonata ad una cameriera: «Ho fatto anche la cameriera, che è un lavoro più che dignitoso» A Carlo Calenda: «Io le periferie della mia città le conosco bene: vivo in borgata. Ti rispondo con ironia romana. #sesvejato #marchesedelgrillo».
Periferie conosciute e curate: gli interventi della Giunta oramai da mesi sono indirizzati in prevalenza verso zone periferiche: Acilia, Primavalle, Ottavia, Corviale. Casalotti, Collatina, Caffarella, San Basilio. E puntualmente la sindaca si presenta, in eventi ripresi dalle telecamere di Facebook.
Ma una certa cura non basterebbe senza un altro ingrediente. Spiega Paolo Cento di Sinistra Italiana, da diversi anni uno dei pochissimi politici che misura il polso dell' opinione pubblica cittadina attraverso Radio Roma Capitale: «Nei primi tre anni la Raggi ha pagato dazio per la difficoltà di corrispondere all' enorme aspettativa che aveva suscitato ma ora ha ripreso quota: nelle periferie la gente crede alla sua apparente ingenuità, avvalorata dalle vicende giudiziarie dove la sindaca è apparsa una vittima. Una popolarità frutto anche del deserto altrui».
Morale: nelle zone borghesi Raggi è quotata attorno al 10 per cento, ma in una indagine sulla ex borgata di San Basilio colloca la sindaca al 60 per cento. E lei cavalca con una presenza martellante su Facebook: dal primo aprile ha inserito 25 post (spesso ripetitivi) contro i due di Beppe Sala e 15 di Chiara Appendino. Dice Max Bugani, capo staff di Raggi: «Non sono stupito che nei sondaggi sia data fra il 25% e il 30%. Le hanno provate tutte per farla andare al tappeto e invece lei si è sempre rialzata più forte di prima». Ma alle elezioni mancano sei mesi e tutto è ancora possibile.
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