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NAZARENO À LA CARTE - TORNA IL DIALOGO RENZI-BERLUSCONI MA IL CAV NON VUOLE REGALARE NIENTE A MATTEUCCIO: “SE NON HA I NUMERI PROPONGA UN’ALTRA MAGGIORANZA. A QUEL PUNTO PRONTI A DISCUTERE DEL PROGRAMMA, NON DEI SINGOLI PROVVEDIMENTI”

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Amedeo La Mattina per “la Stampa”

 

Renzi vorrebbe un patto del Nazareno à la carte. Convergenze di volta in volta, soprattutto quando si tratterà di votare la riforma costituzionale e le misure per abbassare le tasse. Ma Berlusconi non intende regalare nulla al premier. «Se non ha i numeri in Parlamento, proponga un’altra maggioranza con noi al governo: a quel punto si discute di tutto il programma, non dei singoli provvedimenti», è l’azzardo del leader di Fi.

 

L’accordo sulla Rai, dunque, non ha nulla a che fare con riedizioni imminenti del patto del Nazareno: Renzi le considera niente più che chiacchiere utili solo a riempire i giornali. E soprattutto, dice il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato, servono ad alimentare le polemiche della sinistra dem per «logorare il governo e farlo cadere».
 

Qualcosa si scioglie

Matteo Renzi e berlusconi Matteo Renzi e berlusconi

Ma in questi giorni con i contatti per dare un timone a viale Mazzini si è sciolto qualcosa. I due leader si sono sentiti direttamente e per interposta persona. Ma non è sbocciato un nuovo amore, anche se i due si sono dati appuntamento per settembre per discutere di riforma costituzionale.

 

Già a settembre, quando al Senato il logoramento di cui parla Rosato potrebbe diventare eclatante. Il premier potrebbe trovarsi senza quella maggioranza necessaria a far passare la riforma costituzionale. In casa Pd si confida sulla possibilità di recuperare una decina dei 28 senatori dissidenti che oggi hanno presentato gli emendamenti al testo della riforma.

 

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Una decina che comunque potrebbero non bastare, così come potrebbe non bastare il soccorso di Verdini e amici. La strada maestra allora potrebbe essere che da Palazzo Chigi parta un appello a Berlusconi condito da alcune modifiche che però non tocchino l’articolo 2, il superamento definitivo del bicameralismo paritario e non si ritorni all’elezione diretta.

 

Tutte cose che invece FI sta chiedendo, insieme alle altre opposizioni e ai vietcong del Pd. Il Cavaliere, però, ci ha abituato alle sorprese e alle virate. I suoi ragionamenti, si sa, non seguono sempre logiche strettamente politiche.

 

E poi intervengono sempre Letta e Confalonieri a convincere Berlusconi a trovare un accomodamento su questo o quel problema. Proprio come vuole Renzi, il patto del Nazareno à la carte, appunto. Deborah Bergamini esclude giochi di questo tipo. «Certo se Renzi si sveglia e apre alle nostre richieste di modifica sulle riforme - spiega la portavoce di Fi - votiamo subito. Se dovesse mantenere la promessa di abbassare le tasse per 50 miliardi in tre anni, siamo prontissimi. Ma questo con il Patto del Nazareno non c’entra nulla».

BERLUSCONI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSE

 

«Solo masse di superficiali straparlano di patto del Nazareno sulla Rai», precisa Gasparri. «La mia legge, sopravvissuta anche al tosco blateratore, impone un quorum dei due terzi in Vigilanza per la nomina del presidente. La ricerca di un’intesa non implica altro». 
 

Non implica Nazareni redivivi né futuri scenari di grosse coalizioni. Anche perché, sottolinea Osvaldo Napoli, «con Renzi ci abbiamo rimesso la pelle: Fi non era al governo, gli abbiamo dato solo sangue e da quel momento è cominciato il nostro tracollo». E poi meglio tenersi alla larga da Palazzo Chigi: in autunno comincerà il grande gioco delle comunali 2016. Dieci milioni di italiani alle urne e città importanti da conquistare, come Milano e Napoli.
 

Il nodo Salvini

ettore rosatoettore rosato

Berlusconi non può rompere con Salvini sull’altare del Nazareno atto secondo. In ogni caso «non credo che la Rai sia un prototipo di Patto del Nazareno», afferma Angelino Alfano che da un ritorno di fiamme tra Renzi e Berlusconi avrebbe tutto da perdere. Tranne se Renzi dovesse aprire sulla legge elettorale.

 

Dentro Ncd gira l’ipotesi che, una volta approvata la riforma costituzionale e vinto il referendum (quindi nel 2016), il premier possa considerare di modificare l’Italicum con il voto alla coalizione e non più alla lista. Ipotesi di cui per la verità non c’è traccia nel Pd. Dice Rosato: «Se non ci saranno i voti sulla riforma costituzionale, per noi la legislatura finisce. E chiedere i voti a Berlusconi non è lesa maestà per chi nel Pd vuol far cadere il governo».

SALVINISALVINI