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Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
A seconda delle definizioni, cancelliera «nella nebbia», «riluttante», «senza visione», donna più potente del mondo e leader «imprescindibile» di un' Europa debolissima, negoziatrice formidabile ai tavoli più tosti - con Bush junior sui cambiamenti climatici, con Putin sulle tensioni in Ucraina, con Tsipras sulla sempiterna crisi greca, con Cameron sul ricatto della Brexit. In dieci anni ne ha fatta di strada, Angela Merkel.
In un certo senso è il contraltare di destra dei due eroi della sinistra, Tony Blair e Gerhard Schroeder: è la cancelliera di destra che ha fatto più riforme di sinistra.
Dal salario minimo all' uscita dal nucleare, dall' abolizione della leva militare obbligatoria al rafforzamento delle politiche per la conciliazione, dalla «controriforma» delle pensioni ai due mega pacchetti keynesiani anti-crisi, Merkel ha alzato la bandiera dell'«economia sociale di mercato» che mescola liberalismo e attenzione per il sociale, per cambiare la Germania occupando in totale solitudine ed espandere a destra e a sinistra il «Grande centro» della scena politica. Cannibalizzando la Spd, soprattutto, snaturando la Cdu.
Aderì tardi, trentenne, al partito di Helmut Kohl, ammettendo, anni dopo, che fu una scelta un po' casuale.
Nel partito, i maligni dicono che ormai è cancelliera «alternativlos», senza alternative, dopo aver fatto scientificamente fuori tutti gli avversari e potenziali successori.
Ma i tedeschi, per usare un felice paradosso del suo ultimo rivale, Peer Steinbrueck, per dieci anni sono stati felici di affidarsi al «pilota» Merkel senza avere la minima idea della direzione che prendeva. Ora le cose stanno cambiando.
Angela Merkel sembra scivolare verso lo stesso finale drammatico del suo predecessore, Gerhard Schroeder.
L' ex cancelliere socialdemocratico perse verso la fine del secondo mandato lo zoccolo duro del partito per le riforme sociali note come «Agenda 2010», e poi le elezioni. Merkel, peraltro, ne ha ereditato i benefici economici, tanto che alla vigilia della Grande crisi si parlava apertamente di «Secondo miracolo», dopo quello del dopoguerra.
finale champions league angela merkel
Anche una fetta importante dell' industria è riuscita a ristrutturarsi in quegli anni, rispondendo alle sfide della globalizzazione. Schroeder ora rivendica sempre il fatto di aver pensato «prima al Paese e poi al partito», che da allora non si è mai ripreso. Merkel è in un dilemma simile, adesso.
Sulla questione dei profughi, che lei riconosce essere di portata storica, ha una fetta crescente del partito e del Paese contro. La sua linea delle «frontiere aperte» è la vera scommessa della sua carriera.
Molti dissero che la Grecia e la crisi dell' euro sarebbero state la prova cruciale della sua leadership: Merkel le gestì in parte malissimo, rendendole molto care per i partner europei a causa di lunghi tentennamenti e cautele eccessive. Tuttavia in parte si affidò a Mario Draghi e superò con lui, e contro la Bundesbank e il suo ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, alcune delle fasi più critiche. Fu coraggiosa, ma aspettò sempre di trascinarsi dietro il partito e il Paese, perciò agì spesso in ritardo.
L' esodo biblico dei rifugiati di questi ultimi mesi che scappano dal terrore dell' Isis in Iraq, Siria o in Afghanistan è un altra cosa. Lei l' ha capito e procede a testa bassa, per la prima volta senza curarsi dei sondaggi e dell' umore nella Cdu/Csu. Ma gli attentati di Parigi hanno complicato il quadro, rischiano di rinfocolare i populismi e la destra. In Germania, rischiano di regalare consensi agli anti-euro Afd, ormai scivolati su posizioni anti-migranti e di destra. E stanno pericolosamente spaccando i cristianodemocratici.
Insegue il record di Kohl Angela Merkel giurò al Bundestag come primo cancelliere donna e come il più giovane della storia il 22 novembre del 2005, dopo essere stata per anni leader protestante di un partito di cattolici, donna cronicamente sottovalutata e pericolosissimo genio tattico.
Durante la disastrosa campagna elettorale del 2005 nessuno avrebbe mai scommesso che la «Maedchen» di Helmut Kohl sarebbe durata così a lungo. Raro punto di colore in un mare di cravatte ai vertici dei Grandi, con i suoi leggendari completi tutti uguali declinati in una infinità di variazioni cromatiche, Merkel ha guidato tre governi diversi - di cui due di grande coalizione - ed è l' unica leader europea sopravvissuta agli scossoni della Grande crisi.
Dopo aver battuto molti primati, la domanda che tutti si pongono è se avrà il fiato di battere quello più ambizioso, i sedici anni di «re» Kohl. Fino a tre mesi fa, nessuno aveva dubbi sulla sua rielezione nel 2017.
Adesso prevale l' idea che possa addirittura lasciare prima delle prossime elezioni.
merkel orban migranti profughi
renzi merkel expo
merkel come madre teresa di calcutta
BONO MERKEL
MERKEL
merkel selfie con i rifugiati
merkel
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