
DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA…
Ugo Magri per "la Stampa"
La buona notizia per Berlusconi è dunque che non passerà il prossimo anno tra quattro mura. Quella cattiva, che non ha più alibi: se perderà le Europee, come gli ultimi sondaggi sul suo tavolo lasciano presagire, non ne potrà scaricare la colpa sulle toghe cattive. Ieri si è svegliato con il sollievo di poter fare campagna elettorale, come nei vent'anni trascorsi, ma pure con l'angoscia di non avere un solo asso da spendersi nei comizi tivù: per quale ragione il popolo di centrodestra dovrebbe sostenere lui e non buttarsi piuttosto su Renzi, ovvero su Grillo?
Non è ben chiaro se Berlusconi stia col governo o contro il governo: un giorno il premier è l'antagonista, il giorno dopo è l'erede sempre desiderato. Per non finire ai domiciliari, dovrà astenersi dagli insulti ai giudici; ma se non attacca loro, resta a corto di bersagli. Perfino la Lega, sempre secondo i sondaggi che girano ad Arcore, in questo momento esercita più appeal del Cavaliere, il quale vorrebbe mostrarsi euroscettico, ma poi in Europa va a braccetto, nel Ppe, con la Merkel...
Né Berlusconi troverà facilmente la via, perché da un anno in qua ha sistematicamente emarginato quanti aggiungevano un po' di fosforo alle scelte strategiche. Sull'onda delle pulsioni emotive sono stati messi alla porta tutti quanti (a cominciare dagli alfaniani che oggi celebrano il loro congresso) osavano introdurre elementi di dubbio. L'ultimo caso, per certi versi il più clamoroso, riguarda Paolo Bonaiuti: emarginato ormai da mesi in quanto predicatore di moderazione, il portavoce del Cavaliere è sul punto di lasciare Forza Italia.
Nei suoi confronti, il cosiddetto «cerchio magico» ha esercitato, politicamente parlando, un sistematico mobbing. Dapprima gli è stata tolta la responsabilità del «Mattinale» (il notiziario interno), poi la comunicazione è stata conferita a Deborah Bergamini, infine a Bonaiuti è stato riservato uno strapuntino senza diritto di voto nel nuovo ufficio di presidenza.
Giorni fa alcuni scatoloni con libri e altri effetti personali sono stati recapitati da Palazzo Grazioli a casa di Paolino (come lo chiamano gli amici), segno di una certa brutalità che ha preso piede da quelle parti. Per sbarazzarsi della storica segretaria Marinella, del resto, al Cavaliere era bastato dirle: «Cara mia, è la vita, c'est la vie...».
Solo che Bonaiuti non può essere equiparato a Marinella.
Per il Cavaliere ha rappresentato ciò che Tatò era per Berlinguer, oppure Intini per Craxi, vale a dire un portapensieri, un ufficiale di collegamento e talvolta perfino di «intelligence» nel campo avverso. Lui e Gianni Letta sono state le «vecchie zie» capaci di evitargli un mucchio di guai, fintanto che Silvio è stato disposto a recepirne i consigli e i rimbrotti.
Ma Berlusconi non è più di quel «mood», intorno a sé vuole solo chi crede, obbedisce e combatte. Quando la notizia si è sparsa, complice una indiscrezione raccolta da l'«Espresso», il Cav ha chiamato Paolino per la solita mozione degli affetti. Ma, a quanto pare, fuori tempo massimo. Nel Nuovo centrodestra attendono Bonaiuti a braccia aperte.
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