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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
CHE DIETRO L’ASSALTO DI RENZI CI FOSSE IL PD, E’ CONFERMATO DALLE PAROLE DI ZINGARETTI CHE, DOPO LO STRAPPO DI ITALIA VIVA, HA SUBITO SOTTOLINEATO I “MOLTI ERRORI” COMMESSI DAL GOVERNO: “OGGI NON POSSIAMO ACCETTARE TUTTO” - LA SENTENZA DI MASSIMO FRANCO: “CONTE SI MUOVE DA INSOSTITUIBILE, MA IL CONTORNO SUGGERISCE UN FUTURO COMUNQUE DI RIDIMENSIONAMENTO…”
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Ora che la sagoma corsara di Matteo Renzi è passata in secondo piano, spunta quella critica di Nicola Zingaretti. E, sebbene toni e obiettivi siano ben diversi, il segretario del Pd avverte Giuseppe Conte che il governo ha già commesso «molti errori»; e che «oggi non possiamo accettare tutto». È un avvertimento che mostra la diffidenza verso il premier e soprattutto dell' operazione politica che sta tentando in Parlamento.
L' idea di arruolare un manipolo di «responsabili» per raggiungere un numero di senatori tale da coprire la defezione di Iv è stata avallata. Lunedì e martedì, M5S e Pd appoggeranno un' operazione che tende a dare una parvenza di continuità al governo, evitando una crisi formale. Ma declinarla solo per sopravvivere e continuare come prima, per Zingaretti e il suo partito sarebbe un boomerang.
Ricordare errori e lentezze collezionati in questo anno e mezzo è un modo per redistribuire le responsabilità dello strappo appena consumato. Quella maggiore rimane di Renzi, e il leader del Pd lo ribadisce con chiarezza. Ma aggiunge che quanto accade «non è un fulmine a ciel sereno», richiamando anche le colpe del premier. Riemerge, intatto, il disappunto per la miscela di immobilismo e furbesca concentrazione del potere attribuiti a Conte.
E ristagna il timore che, una volta superato l' ostacolo parlamentare, il capo del governo prosegua sulla strada del passato: oltre tutto condizionato dai voti decisivi di eletti nei quali la «responsabilità» è un eufemismo per velare il trasformismo. Anche per questo il passaggio della settimana prossima appare complicato. La possibilità che i voti si trovino rimane alta. Ma è bassa la convinzione che possano diventare una soluzione.
Anche perché Iv, dopo avere dato la spallata e annunciato che si asterrà, manda segnali di possibile riconciliazione. Accusa Conte di rispondere a una richiesta di cambiare politica «cambiando maggioranza». Mette in dubbio che Conte racimolerà in Senato i 161 voti necessari per non andare in minoranza. Insomma, cerca di evitare un isolamento che è nei fatti . Lo stesso Zingaretti e i vertici del Pd assicurano di non volere «vendette» contro i renziani che hanno fatto «un salto nel buio».
renzi mejo dello sciamano di washington
E ribadisce: se il governo si allarga deve essere «su contenuti e profilo politico». Ce n' è abbastanza per dire che i giochi rimangono aperti; e per alimentare i sospetti di un navigatore del Parlamento come Clemente Mastella, uno dei candidati a entrare al governo. «Siamo responsabili ma non fessi», dice al premier, temendo di essere usato solo per costringere Renzi a rientrare nella coalizione. Conte si muove da insostituibile, ma il contorno suggerisce un futuro comunque di ridimensionamento.
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