ULTIMO BREIVIK A PARIGI - “DIMISSIONATO” DA GALLIMARD RICHARD MILLET REO DI AVER PUBBLICATO L’“ELOGIO LETTERARIO DI ANDERS BREIVIK” - LE POLEMICHE E IL TIMORE DELL’ADDIO DI AUTORI IMPORTANTI CONVINCONO ANTOINE GALLIMARD A TROVARE UN COMPROMESSO CON MILLET, CHE AVEVA ATTACCATO L’IMMIGRAZIONE EXTRACOMUNITARIA E CHE CONTINUERA’ A SEGUIRE I “SUOI” AUTORI - NIENTE LICENZIAMENTO MA UN INVITO “A DEFILARSI”…

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Giampiero Martinotti per "la Repubblica"

Richard Millet abbandona il comitato di lettura di Gallimard, continuerà a seguire come editor i suoi autori, ma è invitato a defilarsi, a tenersi a distanza. Non è stato licenziato, la soluzione trovata sembra un compromesso tra l'autore dell'elogio di Anders Breivik e Antoine Gallimard.

Quest'ultimo, dopo le proteste di decine e decine di scrittori, fra cui il Nobel J. M. G. Le Clézio, non poteva far altro che abbandonare al proprio destino il sostenitore di tesi razziste. Ha solo cercato di evitare lo scontro diretto e magari un conflitto legale: l'editor non è stato cacciato, ma è stato costretto ad allontanarsi «volontariamente ».

Lunedì scorso, il colloquio tra Millet e Antoine Gallimard, a quel che si dice, era stato tempestoso. E l'autodifesa pubblicata da Millet su L'Express - che conteneva ancora bordate contro la minaccia alla cultura europea, incarnata, secondo lui, dall'immigrazione extracomunitaria - non ha fatto altro che aggravare la sua posizione.

Tutto era cominciato a fine agosto con la pubblicazione di un "Elogio letterario di Anders Breivik" dall'editore Pierre - Guillaume de Roux. Appena arrivano le prime anticipazioni, le tesi di Millet suscitano una valanga di proteste, anche perché l'autore è stato l'editor di Jonathan Littel e di Alexis Jenni, vincitori del Goncourt nel 2006 e 2011.

Ma se Millet ha fiuto letterario, le sue posizioni politiche sono vicine alle tesi dell'estrema destra: «Breivik è senza dubbio quel che meritava la Norvegia. È figlio della rovina familiare come della frattura ideologico-razziale che l'immigrazione extracomunitaria ha introdotto in Europa da una ventina d'anni».

La decadenza del Vecchio Continente, in particolare quella culturale, sostiene Millet, sarebbe insomma dovuta all'immigrazione e al trionfo del multiculturalismo.
Poteva restare il libro di uno scrittore che flirta con le idee di un Jean-Marie Le Pen, ma Millet non è un personaggio qualunque, è membro del comitato di lettura di Gallimard, cioè della più blasonata casa editrice francese.

Non è in discussione la libertà di espressione, gli ha scritto Antoine Gallimard, ma il suo nome coinvolge inevitabilmente anche le edizioni per cui lavora: «Appartenere alla casa implica una forma di solidarietà, un membro del comitato di lettura la rappresenta. Non posso approvare nessuna delle sue tesi politiche. Questa non è la mia posizione personale, ma è da sempre quella della casa editrice».

La coabitazione, insomma, non era più possibile. Invitandolo ad abbandonare «volontariamente » il comitato di lettura, Antoine Gallimard dovrebbe aver messo fine alle polemiche che agitavano la sua azienda e scongiurato il rischio di vedere qualche autore di primissimo piano sbattere la porta.


Certo, Millet continuerà a seguire i "suoi" autori, ma è evidente che il passo di ieri è una rottura. Del resto, l'editor non ha intenzione di rimangiarsi le sue tesi. Continuerà a sostenerle e a considerarsi anche lui, come la letteratura europea, una vittima del multiculturalismo: «Perché mi uccidete?» era il titolo della sua autodifesa uscita appena due giorni fa su L'Express.

 

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