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“IL MOVIMENTO ABBIA LE MANI LIBERE” – LE DIMISSIONI DA VICEPRESIDENTE M5S DI CHIARA APPENDINO, IN POLEMICA CON LA LINEA CONTIANA, SEGNANO LA FINE DEL MONOLITE 5 STELLE – PANARARI: “LA SCELTA DI APRIRE LE OSTILITÀ DENTRO IL MOVIMENTO CANDIDA APPENDINO ALLA GUIDA DI UN’OPPOSIZIONE INTERNA, OFFRE (PIÙ DI) UN ACCENNO DI DIALETTICA E APRE LA SFIDA PER LA LEADERSHIP. E SUL RAPPORTO CON IL PD? UNA POSSIBILE SOLUZIONE SUGGERIREBBE DI INDURRE CIASCUN PARTITO A RIVENDICARE SPECIFICAMENTE IL PROPRIO PROGRAMMA PER MASSIMIZZARE I VOTI. OVVERO, MARCIARE DIVISI PER RITROVARSI ALLEATI IN SEGUITO”
Massimiliano Panarari per “la Stampa” - Estratti
A ben guardare la “M” di M5S stava anche per «Monolito». Un partito-movimento granitico e monolitico, per l’appunto, immancabilmente schierato – a dispetto della retorica dell’«uno vale uno» e della democrazia diretta – col capo di turno.
Al punto da essere assimilabile, per tanti versi, alla formula imperante del partito personale, prima quello “bi” di Casaleggio-Grillo e, da ultimo, il “PdC” (il «Partito di Conte»). E, dunque, le dimissioni da vicepresidente di Chiara Appendino rappresentano un autentico sisma nella storia di questo Movimento-Monolito.
(...) Appendino – messa istantaneamente sotto processo dai pasdaran del presidente, a partire da Paola Taverna – ha mosso una critica diretta e frontale alla linea contiana dei pentastellati come «progressisti indipendenti», che vantava finora l’unanimismo totale (ancorché magari, da parte di qualcuno, di facciata) del gruppo dirigente.
E la mossa della già fedelissima dell’ex premier configura, pertanto, una potenziale corrente, basata su un orientamento sulle alleanze conflittuale con quello ufficiale, ed esplicitato pubblicamente.
CHIARA APPENDINO GIUSEPPE CONTE
Il prossimo fine settimana si svolgerà la votazione sul secondo mandato da presidente di Conte, che prevede anche l’azzeramento degli organismi dirigenti: essendo lui il solo a presentarsi verrà rieletto senza problemi, e potrà così mettere pure subito mano alla sostituzione della deputata piemontese. Una contromossa rapida, senza lasciare vacante il posto, che gli toglie nell’immediato le castagne dal fuoco e gli fa vincere la battaglia, ma lascia aperta la questione (e la guerra) sul lungo periodo delle prossime elezioni politiche del 2027.
La scelta di aprire le ostilità dentro il Movimento-Monolito per la prima volta in maniera dichiarata e visibile candida Appendino alla guida di un’opposizione interna, offre (più di) un accenno di dialettica e apre la sfida per la leadership.
giuseppe conte chiara appendino
Il M5S ha sempre avuto percorsi molto tortuosi sotto il profilo dell’evoluzione, e neppure il processo di partitizzazione è mai stato portato davvero a compimento, rimanendo in bilico con il movimentismo, per ovvie ragioni elettoralistiche.
Ora che il trend della caduta dei consensi è conclamato, la “mozione Appendino” si propone come un tentativo di ritorno alle origini (sebbene non integralmente): dunque un posizionamento meno ambiguo del cercare di tenere i piedi in tutte le staffe dicendosi componenti del campo largo, ma accampando distinguo a ogni piè sospinto.
Anche perché l’opzione “testardamente unitaria” non sta esattamente rendendo il sinistracentro più competitivo di fronte alla maggioranza di governo.
E dal momento che si tratta, come evidente, di un cartello assai più che di una coalizione a tutti gli effetti, una possibile soluzione – è l’aritmetica, bellezza! – suggerirebbe di indurre ciascun partito a reclamare e rivendicare specificamente il proprio programma per massimizzare i voti, trovando delle formule di ricomposizione all’indomani degli appuntamenti elettorali. Ovvero, marciare divisi per ritrovarsi alleati in seguito…
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