
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
1. “CHIUDE L’ULTIMO PEZZO DELLA “DITTA”
Roberto Giovannini per “La Stampa”
Un altro caposaldo della «ditta» che sembra franare. È altamente improbabile che Vasco Errani accolga la richiesta di ritirare le sue dimissioni che tutto il Partito democratico gli sta formulando in queste ore. Se così sarà, al di là delle attestazioni di stima e di rispetto che fioccano da tutte le anime del Pd, è possibile che quando si andrà al voto per l’elezione del nuovo Presidente, anche il bastione dell’Emilia Rossa possa cambiare di mano. E passare da un esponente della tradizione che fa riferimento al vecchio Pci a uno «nuovista», di orientamento renziano.
I nomi che si fanno? Quello di Matteo Richetti, giovane e brillante renzianissimo deputato, da Sassuolo; quello di Stefano Bonaccini, modenese, già segretario regionale del partito e poi «convertito» al renzismo ed entrato in segreteria come responsabile degli Enti locali.
Gli altri nomi che si fanno come possibili protagonisti delle eventuali primarie sono quelli di Daniele Manca, sindaco di Imola; di Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì; infine, quello di Simonetta Saliera, attuale vice di Errani in Regione. Saliera - cuperliana, considerata molto fedele ad Errani che la stima assai - sembrerebbe il candidato più vicino all’area culturale della vecchia «ditta» del Pci-Pds-Ds; Richetti e Bonaccini invece rappresenterebbero il «nuovo» emanato dall’ex sindaco di Firenze.
Ma dal cilindro di Renzi potrebbe spuntare fuori a sorpresa un nome in grado prevedibilmente di schiantare ogni concorrenza. Come successore di Errani potrebbe secondo alcuni venir designato addirittura Graziano Delrio, già sindaco di Reggio Emilia e attualmente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Inizialmente vicinissimo al premier, nelle ultime settimane Delrio però sembra aver perso la «benevolenza» di Renzi. Gli si accollano una serie di errori operativi nella gestione della poltronissima di Palazzo Chigi; qualche «toppa» dal punto di vista del coordinamento dei testi legislativi; incidenti col Quirinale.
E di recente la «strana» intervista di qualche giorno fa al «Corriere» in cui ha rilanciato (a totale insaputa del superministro dell’Economia Pier Carlo Padoan) il progetto di «euro union bond» che ha fatto infuriare Schauble, la Csu e la Bundesbank. Vedremo.
Intanto ieri comunque il premier nel corso di una telefonata ha espresso parole importanti di vicinanza e amicizia ad Errani. A differenza di quanto avvenuto nei casi Orsoni e Genovese, il segretario del Pd e premier pur ribadendo fiducia nel lavoro della magistratura ha auspicato che l’onestà del presidente dimissionario dell’Emilia-Romagna possa essere riconosciuta in Cassazione.
E ha ricordato di volersi attenere al principio di civiltà per cui un cittadino è innocente finché una sentenza non passa in giudicato. Dello stesso tenore una nota firmata dall’intera segreteria del Pd, per invitare Errani «a riconsiderare» il passo indietro, anche alla luce del «senso dello Stato e delle Istituzioni» dimostrato al momento delle dimissioni.
Tantissimi gli attestati di stima. Uno dei più graditi per Errani è quello di Pier Luigi Bersani: «Con tutto il rispetto che si deve alle sentenze, chiunque lo conosca - dice l’ex segretario del Pd - non può dubitare della sua onestà e correttezza. Una persona perbene e il miglior presidente che l’Emilia-Romagna abbia avuto». A valanga arrivano poi le dichiarazioni di tanti esponenti del Pd, dal presidente Matteo Orfini ai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza, da Gianni Cuperlo allo stesso Delrio.
2. RENZI: “INNOCENTE FINO ALLA CASSAZIONE” - LINEA GARANTISTA DEM
Giovanna Casadio per “La Repubblica”
Giustizialismo addio. Il tam tam nel Pd parte subito, appena dopo la notizia della sentenza che condanna Vasco Errani per avere favorito il fratello. «Vasco, resta »: è l’appello via tweet, mail e con un sms di Matteo Renzi al “governatore” dell’Emilia Romagna. Che invece si dimette. Ma il premier-segretario impone una linea garantista. Non è solo mozione degli affetti.
Con una nota Palazzo Chigi ricorda che «la Costituzione dice che un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato ». Perciò anche al Nazareno, la sede del Pd, spiegano che «in questo caso, come per tutti gli altri», Matteo si atterrà alla Costituzione che prevede il terzo grado di giudizio cioè la Cassazione prima di definire qualcuno colpevole.
Ed è il vicesegretario Lorenzo Guerini a diffondere un comunicato — e non è passata un’ora dalla decisione «irrevocabile » di Errani — :«Invitiamo Vasco Errani a riconsiderare le sue dimissioni da presidente della regione Emilia Romagna. Proprio le parole con cui ha motivato la sua decisione dimostrano il suo senso dello Stato e delle istituzioni. Tutto il Pd conferma la stima nei suoi confronti e nel lavoro svolto in questi anni».
Non è solo simpatia e amicizia. Errani, vecchia scuola comunista, è amico personale di Bersani. Ma ha fatto da ufficiale di collegamento tra l’ex segretario pd e Renzi, dopo le primarie del 2012, quando Pierluigi aveva vinto e però della carica di novità di Matteo il Pd non poteva già fare a meno nella campagna elettorale per le politiche 2013.
ERRANI E NAPOLITANO ALLA TECHNOGYM
Ma il nuovo profilo dei Dem suscita nel partito qualche perplessità. Tanto che qualcuno parla di “due pesi e due misure”: nei confronti di Giorgio Orsoni a Venezia o di Francantonio Genovese non si è andati troppo per il sottile. Paragoni che i renziani rifiutano. Alessia Morani, responsabile giustizia twitta la propria solidarietà a Errani. Ma l’elenco è lungo e va da Bersani («... una persona perbene, il miglior presidente che l’Emilia Romagna abbia mai avuto» a Chiti, da Fassino a Zanda, Cuperlo, Speranza.
Ma, appunto, c’è anche chi come Felice Casson, ex magistrato e senatore dissidente, invita a non forzare Errani: «Il Pd rispetti il senso civico e istituzionale di Vasco». Insomma si vada a votare. Per i Dem è una grana non da poco. I 5Stelle in Emilia sono molto cresciuti. Di commissariamento neppure a parlarne. Stefano Bonaccini, segretario regionale e possibile candidato (come Matteo Richetti, e spunta anche il nome di Graziano Delrio) prevede elezioni a ottobre.
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA…
DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE…
DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL…
FLASH – BRUNO VESPA, LA “SPALLA” DEL GOVERNO MELONI: IL GIORNALISTA IN RAI E' PERFETTO PER DARE…
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…