
DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI…
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
Da Roma a Napoli, grande è la confusione sotto il cielo della sinistra. Nella Capitale, Ignazio Marino litiga con Sel e salta il tavolo. A Napoli, invece, è Antonio Bassolino a lanciare un messaggio in codice a Matteo Renzi.
L’ex sindaco partenopeo invoca il premier: «Renzi dovrebbe interessarsi di persona di una situazione come quella napoletana, perché Napoli è Napoli e dobbiamo creare le condizioni per andare bene al voto». Il sottotesto è chiaro: se Renzi non ci mette mano, Bassolino potrebbe decidere di candidarsi in alternativa a Valeria Valente, la vincitrice delle primarie contestate.
Tra l’altro Bassolino, dopo aver perso due ricorsi, ha in mente di riprovarci: tra oggi e domani potrebbe fare ricorso ai garanti nazionali del Pd. A Roma, intanto, accordo fatto, anzi no. L’incontro tanto atteso era finalmente fissato: tutti pronti a convergere a casa di Ignazio Marino, salvatore della patria.
Si aspettava il gran gesto, ovvero l’annuncio di una discesa in campo, contro Roberto Giachetti. E a seguire, si confidava in un’improvvisa remissività di Stefano Fassina. Nel peggiore dei casi, si pensava di annunciare una qualche forma di primarie a sinistra.
E invece, nel primo pomeriggio, tutto salta. Le vie della sinistra hanno spesso questa tendenza a biforcarsi. Se si aggiunge che son strade romane, e dunque piene di buche, la meta si fa lontana. E così, un Marino infuriato fa saltare tutto. Lancette indietro, si ricomincia dal via.
maria elena boschi ignazio marino
I giornali della mattina avevano riportato con grande evidenza il dossier Cantone, che mette sotto accusa il sistema Roma, giunta Marino compresa. L’ex sindaco non apprezza. Ma, a sorpresa, ecco una lettera di esponenti Sel, tra i quali il senatore Massimo Cervellini. Di fronte alle inchieste, si scrive, serve «una netta discontinuità con le politiche fin qui seguite».
I firmatari spiegano che «una candidatura a sindaco di Marino ci inchioderebbe in una posizione di difesa». I firmatari provano un bizantinismo: «Non ti chiediamo un passo indietro». Ma poi fanno inversione a u: l’ex sindaco collabori «in altre forme».
Considerando che è il 15 marzo, giorno delle Idi (44 a.C.), Marino sente odore di cesaricidio e si infuria. Parte un giro di telefonate. Accuse e urla. Il «marziano» minaccia di ricandidarsi in autonomia. Paolo Cento, segretario romano di Sel, prova a placare le sue ire: «Marino è una risorsa importante».
Ma aggiunge anche: «Servono un programma condiviso e procedure democratiche». In sostanza, l’ideale per Sel sarebbe Marino candidato e Fassina che collabora. O alla peggio, primarie. Ma non è detto che Marino si candidi: e in quel caso si torna a Fassina, barra dritta.
Quest’ultimo, tra l’altro, non è affatto entusiasta, dopo aver atteso per giorni il ritorno di Marino dagli States. L’ipotesi peggiore, per Sel, sarebbe una doppia candidatura, con Marino in solitaria, e la sinistra, ancora una volta, divisa.
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