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Stefano Disegni per “Il Fatto Quotidiano”
VIGNETTA LA PANDA DI MARINO BY NATANGELO
Far muovere oggetti inanimati. Aspirazione antica come l’uomo, sempre desideroso di riuscire là dove realtà e logica negano tale possibilità contraria alle leggi di Madre Natura che se decide una cosa, tipo che i bidet non si spostano da soli a tradimento (sarebbe seccante), che se non trovi le chiavi non sono loro che hanno zampine retrattili ma tu che sei un rincoglionito, ebbene quella cosa così rimarrà per l’eternità. Eppure. Eppure alla faccia di Piero Angela, nel cammino dell’umanità contiamo eccezioni che sono uno schiaffo in faccia al positivismo scientifico.
I tappeti volanti, per esempio (No? E perché un biondo a passeggio sul Mar Morto sì e i tappeti-elicottero no?). O il gioco del bicchierino, quello con le lettere sul tavolo, un bicchiere semovente che fa da tramite coi defunti, un marine morto a Okinawa che ti dice che sei uno stronzo e il solito che dice ‘non dobbiamo, poi non se ne vanno più’. Oppure la Panda di Ignazio Marino.
Falce e pistone: la rivolta dell’utilitaria
Con la Panda di Ignazio Marino, Sandro Giacobbo ci farebbe diciotto puntate più le repliche e il cofanetto da sei Dvd. La Fiat Panda di Ignazio Marino, sindaco di Roma finché il Campidoglio non verrà assalito da masse con torce e forconi, è dotata di vita autonoma. E di sentimenti. Odio in particolare. La Fiat Panda rossa di Ignazio Marino sindaco di Roma finché il Campidoglio non verrà centrato da un Patriot pagato dalla cittadinanza tutta, odia il suo proprietario e lo sabota. Pensateci, è l’unica spiegazione possibile.
LA PANDA DI MARINO IN DIVIETO DI SOSTA
L’unica risposta per il mistero. A meno che non crediate che uno che fa il sindaco di Roma (so che il busto di Pisacane al Pincio è più attivo, ma lo fa) alla guida del suo pandino scarlatto e nel pieno possesso delle sue facoltà mentali varchi di proposito la Ztl (più proibita del Palazzo di Pechino, lo sanno bene i romani non sindaci cui la Municipale scatena contro i pit bull) e la varchi in allegria ben otto volte in due mesi beccandosi 640 euro di multe. Quest’uomo che di mestiere fa il sindaco di Roma perché al Pd non sapevano dove metterlo (le pulizie le fa il maghrebino e al centralino c’è già D’Alema).
LA PANDA DI MARINO IN DIVIETO DI SOSTA
Ignazio, lo schiavista di pizzardoni
Quest’uomo di Genova tuttora convinto che Trilussa sia participio passato, aggettivo di Piazza. Quest’uomo che ha costretto i pizzardoni a rischiare l’aneurisma in bicicletta. Quest’uomo che scopre, novello Poirot, che i 640 euro di multe non gli sono mai stati notificati (una manina, consapevole che il Sindaco è già tanto colpito dalla sorte che lo volle Ignazio Marino, ha spinto il tasto canc sul pc di Roma Capitale).
Quest’uomo che, senza che un sadico glielo suggerisca, invece di ringraziare e tornarsene quatto quatto tra quelli con la faccia un po’ così, gonfia il petto e sporge denuncia ai Carabinieri per omissione di dati nel sistema informatico così la mano pietosa ci rimette pure il culo.
CITTADINI PROTESTANO PER LA PANDA DI MARINO
Come in un piccolo Big Bang ce n’è abbastanza per accendere la scintilla della vita in un oggetto inanimato come una Panda. Che, acquisito il self consciousness a furia di figure di merda, si vergogna di chi la guida e cova in sé rabbia e desiderio di affrancamento dall’emulo di Pinotto intestatario del libretto di circolazione, avviando una strategia di sabotaggio degna dei Maquis antinazisti nella Parigi occupata. La Panda si sposta da sola.
Marino la parcheggia? E lei si va a piazzare in sosta vietata, come è accaduto in via di Santa Chiara (mica crederete che uno che fa il Sindaco di Roma finché non gli murano tutte le uscite del Campidoglio, uno che è già sotto i riflettori per la storia della Ztl si mette pure a parcheggiare in divieto, nessuno è così scemo).
S’alza un grido: lotta dura senza paura
La Panda di Marino non mollerà. Ha in animo di investire una suora sulle strisce, di sgassare in faccia a un bimbo in carrozzina, di suonare il clacson a oltranza nel Policlinico, padiglione grandi infartuati. Finché il suo proprietario, notati i cecchini serbi pagati dalla cittadinanza non mollerà e se ne tornerà a tagliuzzare cristiani, restituendo a lei la dignità di automobile rispettabile e a Roma quella di Capitale.
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