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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
Luca Pagni per “la Repubblica”
matteo renzi pier carlo padoan
Non poteva parlare di rinvio. Anzi, ha confermato il piano di dismissioni, così come il governo italiano l’ha promesso e garantito all’Unione Europea. Ma non c’è dubbio che quanto riferito ieri, rispondendo a una question time sul tema delle privatizzazioni in Senato, da parte del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan è una sorta di frenata su tutte le operazioni in corso. Con tanto di rinvio a tempi migliori.
Nel caso di Enel, pur ribadendo la volontà del Tesoro di vendere una quota del 5 per cento, ha sottolineato che non sarebbe il momento adatto: «Ne aspettiamo uno più favorevole», dando così tempo alla società guidata da Francesco Starace di riguadagnare terreno in Borsa, magari dopo la presentazione del nuovo piano industriale a marzo.
Per le altre privatizzazioni in programma - da Poste a Ferrovie all’Enav - oltre all’aspetto finanziario, Padoan ha fatto intendere che si vuol guardare anche alle ricadute sociali; nel caso di quotazioni in Borsa di queste aziende, ha detto il ministro, ci potrebbero essere «conseguenze sull'occupazione nella prospettiva di aumentare la valorizzazione, ma questo va visto caso per caso».
In altre parole, Poste e Ferrovie per presentarsi al meglio sul mercato potrebbero essere costrette a manovre straordinarie e taglio dei costi, lavoro incluso. Per cui il governo prende tempo per esaminare meglio i dossier.
Anche perché, dopo il via libera da parte di Bruxelles ai conti pubblici e alla legge di Stabilità, il governo non ha più fretta di vendere i “gioielli di famiglia”. Qualcosa è stato fatto (Fincantieri e Ray Way), qualcosa può arrivare (Ansaldo Trasporti) e il resto si farà entro il 2015. Padoan l’ha ribadito.
«Dalle privatizzazioni in tre anni vogliamo portare a casa lo 0,7% del Pil». E se finora il risultato è sotto le aspettative, Padoan si è difeso dando la colpa anche a fattori esterni, come la «dinamica macroeconomica e di mercato meno favorevole». Per questo, «si è preferito migliorare il processo di valorizzazione interna di quelle imprese per scegliere il momento ideale».
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