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DISPETTI ALLA FRANCESE – SEMPRE PIU’ FREDDI I RAPPORTI ANKARA-PARIGI – QUESTA VOLTA A DIVIDERE ERDOGAN DA MACRON E’ LA COPERTINA DI UN SETTIMANALE – L’ACCUSA? IL SULTANO TURCO E’ ''UN DITTATORE'' – IL GIORNALE TOLTO DALLE EDICOLE
Marco Ansaldo per la Repubblica
«Ehi tu Georges, tu Hans, non ci sconfiggerete. Non potete dividerci. Grazie ad Allah io amo il mio popolo, e il mio popolo ama me». Ineffabile Erdogan. Due mesi fa al vertice di Varna, in Bulgaria, con la Ue che apriva le casse per rispettare l' accordo sui migranti, si augurava «una fase di nuovi rapporti con l' Europa». Ora che la campagna elettorale è cominciata, per un ricorso alle urne voluto dal Sultano come anticipato, il tono torna abituale.
Con il dileggio di Francia e Germania chiamate per nomi ("tu Georges, tu Hans!"). E dopo l' attacco a Berlino dove si sono svolti comizi dell' opposizione turca (definita "Pkk", cioè terrorista), è Parigi a entrare nel mirino. Complice l' ultima copertina del settimanale Le Point. Titolo: "Il dittatore", sottotitolo: "Fin dove si spingerà Erdogan?", con un' indagine su «le sue follie di grandezza, i suoi crimini».
Una bomba, nella Turchia che vota il 24 giugno, e dove il giornale francese, solitamente presente nelle edicole internazionali, non si trova più (non perché andato a ruba, ma probabilmente perché ritirato). Il leader di Ankara ha reagito da un palco elettorale: «Quelli che permettono ai terroristi di fare comizi protetti dalla polizia, mentre lo impediscono agli amici del nostro partito, proteggono con la stessa polizia i poster che campeggiano contro di noi chiamandole copertine delle riviste».
La risposta del capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, è arrivata con un post su Twitter: «È totalmente inaccettabile che dei manifesti siano ritirati dalle edicole perché sgraditi ai nemici della libertà, in Francia come all' estero. La libertà di stampa non ha prezzo: senza, è dittatura». Ribadendo, in sostanza, le critiche del settimanale.
Lo scontro fra Erdogan e Macron, i quali notoriamente non si stimano, è solo l' ultimo in atto. E la tensione sul filo Ankara-Parigi è divampata quando sono arrivati i commenti dei rispettivi ministri. Quello per gli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu («la democrazia non si limita ad accettare insulti, maledizioni e menzogne, ma tiene conto anche del punto di vista e delle sensibilità dell' altro»), e della responsabile francese per la Cultura, Françoise Nyssen («la libertà di stampa si basa sulla libertà di distribuzione. Non possiamo tollerare alcuna minaccia contro le edicole. Inaccettabile»).
Il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu
Un confronto protratto in serata, dove il maltempo non ha fermato a Istanbul le commemorazioni per il 565° anniversario della presa di Costantinopoli da parte dell' esercito ottomano del sultano Maometto II, "Fatih il conquistatore". Il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha definito «l' evento che ha cambiato la storia» una conquista che «gli europei non hanno mai perdonato alla Turchia».
Al termine del Ramadan lo stesso leader ha assistito alla ricostruzione della battaglia del 29 maggio 1453. Mentre le forze straniere sono accusate di "indebolire" il partito del nuovo Sultano.
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