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Giannino Della Frattina per ilgiornale.it
All'ennesima volta che arrivando in redazione capita d'imbattersi in turisti stremati dall'afa d'agosto nei dintorni di Piazza Affari, verrebbe voglia di rispondere che Milano è orgogliosa di ospitare una nuova performance di land art, un prezioso Cattelan impacchettato da Christo, l'artista che confeziona monumenti. Perché dunque lamentarsi di un'opera d'arte al quadrato?
Ma ovviamente non è così e quindi si è costretti ad ammettere non senza arrossire per un po', che uno dei pochi guizzi creativi che abbia dato un brivido d'arte alla piuttosto spenta Milano degli ultimi anni, è ormai da troppo tempo nascosto da un orrido burqa di ponteggi e plasticaccia. Trenta giorni di restauro, si era detto ed era l'inizio di luglio al momento di consegnare l'opera nella mani dell'esperta Fausta Volpi.
Pulizia delle superfici e riqualificazione per la statua offesa da un gruppo di vandali nella notte del 12 giugno che con due palloncini di vernice rossa avevano macchiato quel tanto provocante palmo aperto verso il cielo con le dita (tranne una) mozzate. E poi una «tag», la firma di un graffitaro. Facile pensare che gli sfregi che davano più vita al marmo glabro intonato alle architetture fascistissime della piazza non dovesse dispiacere più di tanto a Maurizio Cattelan, l'artista padovano maestro della sfida.
Ma l'intervento era già stato programmato, ed eravamo ancora nell'era Moratti, già il 24 settembre 2010 al momento dell'installazione in Piazza affari di «L.O.V.E.» (il titolo originale). Tornando a inizio luglio, si parlò di un cantiere da chiudere entro il 28 per restituire al più presto il capolavoro a milanesi e turisti.
Perché, sarà per le polemiche o magari anche perché Cattelan è effettivamente artista in grado di muovere gli appassionati oltre che i sentimenti, per il «Dito» in piazza Affari già da qualche mese si può parlare di un vero e proprio pellegrinaggio di appassionati d'arte e semplici curiosi.
Ma in Italia i cantieri si sa quando aprono, ma mai quando chiudono. E il «Dito» di Cattelan non ha fatto eccezione. Il 28 luglio è passato e ora passerà anche il 28 agosto. Fra i pochi mesi, c'è da dire, in cui a Milano c'è un certo movimento di turisti. Ovvio che nessuno viene a Milano a vedere Cattelan, ma è indubbio che chi pur arrivato in città per altro vuole togliersi lo sfizio, se ne va da Piazza Affari deluso e contrariato.
E vien da chiedersi, era così difficile rispettare i tempi del restauro? E visto che andava impacchettato, era altrettanto impossibile inventarsi un packaging che consentisse di vedere l'opera lo stesso? Visto che in Piazza Affari «L.O.V.E.» rimarrà fino al 31 dicembre 2042, son domande che forse è il caso di farsi.
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