
DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI…
“DOBBIAMO ARRIVARE AL 10%. PERCHÉ SENZA ‘CASA RIFORMISTA’ AVREMO GIORGIA MELONI AL COLLE TRA 2 ANNI” – RENZI CHIUDE LA LEOPOLDA “FEDERATIVA” RIBADENDO LA NECESSITA’ DI UN CONTENITORE CENTRISTA-RIFORMISTA NEL "CAMPO LARGO" CON PD, M5S E AVS – TRA IL SINDACO DI NAPOLI MANFREDI (ACCOSTATO IN PLATEA A PRODI PER LA CAPACITA' DI UNIRE), L’ASSESSORE DI ROMA ONORATO, OCCHI PUNTATI SU SILVIA SALIS CHE POTREBBE SFIDARE ALLE PRIMARIE DI COALIZIONE ELLY SCHLEIN - C’È PURE IL RITORNO, DOPO ANNI DI GELO, DI UN ALTRO EX MINISTRO: GRAZIANO DELRIO – I POTENZIALI LEADER MODERATI RESTANO SOTT'ACQUA: NESSUNO SI ESPONE. SOLO BEPPE SALA, IN VISTA DELLA FINE DEL SUO SECONDO MANDATO AL COMUNE DI MILANO (SCADE NEL 2026), È L'UNICO CHE SI È DETTO “PRONTO A DARE UNA MANO”…
1 - OSPITI DELLA LEOPOLDA, IL TEST DEGLI APPLAUSI LO VINCE BONACCINI
Claudio Bozza per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Dobbiamo arrivare al 10%. Perché senza “Casa riformista” il Quirinale diventa “Casa sovranista”, con Giorgia Meloni al Colle tra due anni».
Dopo tre giorni di confronto, con tanto di tre ministri «nemici» ospiti (e applauditi), è questo il messaggio chiave lanciato da Matteo Renzi chiudendo la Leopolda, davanti ad almeno 1.500 persone, di cui 700 studenti della scuola di politica arrivati da tutta Italia e da più città d’Europa.
(...) Al netto dei solchi politici esistenti nel Campo largo, la «paura di una Meloni plenipotenziaria» è il collante più efficace per tenere insieme Pd, M5S, Avs e quel pezzo di elettori centristi-riformisti oggi in cerca di un partito che li rappresenti alle Politiche del 2027.
silvia salis alla leopolda 13 2025 5
Alla Leopolda, 15 anni dopo la prima edizione, non si sono visti fuochi d’artificio, né tantomeno le folle oceaniche dell’era della rottamazione o del Pd renziano al 40,8%. Si è però visto l’ex premier, convinto a superare l’esperienza (fallita) di Italia viva, deciso a recuperare credibilità con una Leopolda «federativa» (...)
(...) Il premio «applausometro» va senza dubbio a Stefano Bonaccini, attuale presidente del Pd, che, tornato sul palco che lo lanciò a livello nazionale, sembra aver ritrovato quel «coraggio e quella forza» che i suoi compagni riformisti gli contestano di aver perduto, preferendo l’unitarismo rispetto alla gestione di sinistra della segretaria Schlein.
Molto apprezzato, anche se il piglio è meno emozionale, l’intervento dell’accademico Gaetano Manfredi. «La speranza non è un diritto di pochi: tutti hanno diritto alla speranza», dice il sindaco di Napoli, che in platea viene accostato per la capacità di unire al «Professore» per antonomasia: Romano Prodi.
Forte l’attesa per un’altra prima cittadina, Silvia Salis, che dopo aver conquistato Genova con il Campo largo (ma senza essere iscritta al Pd) viene quotata da più parti come la «Papessa straniera» con le carte in regola per provare a battere Meloni. Applausi anche per Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, che punta sulla necessità di rendere gratuiti gli asili nido.
alessandro onorato evento roma cambia migliora l’italia (5)
E c’è la ribalta del «civico» Alessandro Onorato, assessore ai Grandi eventi di Roma, che ha picchiato duro sulla sicurezza nelle città. E c’è pure la categoria del «vorrei ma non posso (tornare)», come l’ex ministra Marianna Madia.
(…) C’è pure il ritorno, dopo anni di gelo, di un altro ex ministro: Graziano Delrio, che avverte: «Non facciamoci portare via da Meloni i valori della fede».
Mentre tra un mese uscirà Pieni poter i, il nuovo libro anti Meloni di Renzi, pubblicato da Feltrinelli dopo il polemico addio alla berlusconiana Mondadori.
2 - L'AVVISO DI RENZI: "SENZA I CENTRISTI AVREMO PRESTO MELONI AL QUIRINALE"
Giovanna Vitale per “la Repubblica” - Estratti
È ancora presto per dire se l'ultimo sogno renziano diventerà realtà o è destinato a sgonfiarsi come una bolla di sapone. Inverando l'incubo peggiore di tutti: Giorgia Meloni che, dopo aver bissato la vittoria alle politiche, trasloca da Palazzo Chigi al Colle, prendendo il posto di Sergio Mattarella.
È quel che accadrà — paventa il presidente di Iv nel suo intervento conclusivo alla Leopolda — se il campo progressista non si doterà di una gamba centrista in grado di bilanciare la spinta a sinistra della coalizione.
«In questi tre giorni sindaci, società civile e movimenti si sono ritrovati qui per provare a far qualcosa per l'Italia», premette Matteo Renzi, rivendicando la paternità di un processo di aggregazione che non si può più rimandare. «Senza Casa riformista fra due anni il Quirinale diventa Casa sovranista», avvisa. «O noi costruiamo una forza che vale il 10%, o ci ritroviamo Meloni al Quirinale con pieni poteri».
(...)
È ambizioso, il sogno renziano.
Necessario, anche. L'hanno capito i riformisti del Pd — Graziano Delrio e Marianna Madia — ieri intervenuti alla Leopolda. A riprova di un interesse che, complice il malumore interno, può innescare un mini-esodo verso altri lidi
(...)
3 - LA TELA DI RENZI
Niccolò Carratelli per “la Stampa” - Estratti
Dopo tre giorni di Leopolda, l'obiettivo della nascente Casa Riformista è chiaro: «Dobbiamo arrivare al 10% per mandare a casa Giorgia Meloni – dice Matteo Renzi – senza di noi il Quirinale diventerà una casa sovranista, con la premier che si prenderà i pieni poteri».
Non è solo una citazione pubblicitaria del titolo del suo nuovo libro in uscita. Il leader di Italia Viva è convinto che Meloni punti al Colle e che l'unica occasione per fermarla siano le elezioni politiche del 2027.
Ma per batterla «Pd, M5s e Avs non bastano: al massimo arrivano al 40%, è una questione aritmetica», spiega chiudendo la sua storica kermesse nell'ex stazione fiorentina. Dunque, serve la "gamba" centrista della coalizione, il cui simbolo è già stato inserito sulle schede delle Regionali, dalla Calabria alla Toscana. Ma su chi dovrebbe farne parte Renzi resta inevitabilmente più vago. «È un contenitore dove ci sono Italia Viva, i sindaci e tutti gli altri», si limita a dire, senza fare nomi e cognomi.
I sindaci li ha voluti come protagonisti della Leopolda, con un intero pomeriggio dedicato quasi solo a loro. Però alcuni di quelli saliti sul palco sono iscritti al Pd, dal romano Roberto Gualtieri al vicentino Giacomo Possamai, Mattia Palazzi di Mantova.
Magari guardano con favore alla costruzione della casa riformista, ma non possono contribuire in prima persona. Come potrebbero fare, invece, i sindaci senza partito. Beppe
Sala, in vista della fine del suo secondo mandato a Milano (l'anno prossimo), è l'unico che si è detto «pronto a dare una mano» verso una «convenzione riformista», una sorta di assemblea costituente della nuova forza centrista.
Non è stato altrettanto esplicito Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell'Anci, che tutti accostano al Movimento 5 stelle per il suo rapporto privilegiato con Giuseppe Conte, di cui è stato ministro. Ma in pochi ricordano la precedente collaborazione con Renzi premier, quando era alla guida della Conferenza dei rettori e guidava l'università Federico II. Molto applaudito alla Leopolda, ha ricordato la presenza di Casa Riformista nella coalizione di centrosinistra che sostiene la candidatura di Roberto Fico in Campania e a La Stampa dice senza mezzi termini che «questa iniziativa è necessaria per andare a coprire uno spazio politico che Pd e 5 stelle non coprono. Lo sa anche Conte, al di là delle vecchie ruggini con Renzi – spiega –. Io sono amico di entrambi, ormai hanno capito di dover stare insieme».
matteo renzi con don mattia ferrari alla leopolda
Quanto a lui, agevola «un coinvolgimento dei sindaci, che con la loro presenza sul territorio, in ascolto dei cittadini, sono una risorsa preziosa per il centrosinistra a Roma». L'operazione, per quanto non semplice, ha una sua logica: convogliare dentro Casa Riformista una parte dei voti ottenuti a livello locale dalle liste civiche legate ai sindaci.
Una sfida in cui tutti vorrebbero ingaggiare anche Silvia Salis, la sindaca di Genova, attesa alla Leopolda come special guest e mostratasi, invece, molto prudente su un suo ipotetico ruolo di guida della nuova formazione. «Io penso a Genova», ha ripetuto due volte ai giornalisti.
Ma i renziani sperano che, quando sarà il momento, non si tirerà indietro.
Poi c'è Alessandro Onorato, l'assessore ai Grandi eventi di Roma, che da alcuni mesi lavora alla tessitura di una rete di centinaia di civici e amministratori, compresi Salis e Manfredi (prossimo appuntamento il 20 ottobre nella Capitale). Alla Leopolda è apparso il più determinato a prendere una stanza dentro la Casa Riformista: «Lui ci sta di sicuro», dice Renzi.
(...)
silvia salis alla leopolda 13 2025 4
beppe sala
matteo renzi alla leopolda 13 2025
matteo renzi con piantedosi alla leopolda
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