TRUCE STIL NOVO: ECCO LA RIVOLUZIONE CHE RENZI PREPARA PER ROTTAMARE LE CORRENTI DEL PD

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Maria Teresa Meli per "Il Corriere della Sera"

«Chissà che faranno quando scopriranno che c'è da lavorare e non ci sono poltrone da occupare»: Matteo Renzi decide di entrare in modo lieve - e ironico - nel dibattito politico che si è aperto all'interno del Partito democratico. La sua linea l'ha già dettata: «Voglio fare una rivoluzione, dolce, ma una rivoluzione. Questa storia della battaglia tra ex democristiani ed ex ds non ha senso. Io sarò il primo segretario che non ha avuto e non ha legami con il passato: non voglio più sentire le lamentele su chi era che cosa».

Renzi, com'è nel suo stile, esagera. Ma fino a un certo punto. Effettivamente è vero che la conta interna contro di lui diventa sempre più difficile. Se non altro perché, come ricorda lui stesso, parlare di ex dc ed ex pci non ha senso quando gli ultimi due segretari dei Ds, Walter Veltroni e Piero Fassino, sono schierati con lui.

Ancora più complicato è immaginare per Renzi un futuro lontano da Franceschini e Letta. Il premier ha tutto l'interesse a saldare i rapporti e il capo delegazione del Partito democratico nel governo spera di ritagliarsi un ruolo importante proprio grazie a Renzi.

Infatti il ministro per i rapporti con il Parlamento annuncia urbi et orbi la sua adesione al sindaco rottamatore. Ma gli esiti non sono sempre scontati. Il tam tam del partito racconta le battute d'arresto: «Che vuole fare, Renzi?», si chiede Zoggia, «è sempre più irrequieto e complicato». Sarà così, ma lui, il sindaco di Firenze, va avanti comunque: «Prendo atto del malessere di tutti quelli che sono qui con me». E poi punto e basta, perché lui non vuole andare oltre.

Non più in là dei suoi amici, che ora dicono e implorano: «Basta operazioni d'urgenza». Se mai ve ne sarà il bisogno Renzi è pronto. I riflessi vengono a mancare se si segnala la fuoriuscita di pezzi del Pd. La preannunciano i franceschiniani, per far capire che non si sono arresi a costo zero, e la propagano per tutta la Camera dei deputati. È il loro modo per dire addio al «Partito».

Ma in realtà, al di là e al di sotto delle storie che il Pd si racconta, Renzi è per l'ennesima volta solo. E non perché non ci sia la corsa al carro del vincitore. Per carità, ci sono tutti. Il problema è sempre il solito: che cosa ci stanno a fare i gruppi dirigenti e i vertici? Il sindaco sorride e fa finta di credere alla vulgata del Pd. E svuota il campo da gioco, lasciando capire a tutti che è in grado di giocare ancora al gioco della rottamazione.

Insomma, in questo anticipo di autunno, il primo cittadino di Firenze non ride. E, almeno all'apparenza, non scende neanche a trattare con avversari interni, interlocutori e amici. È stufo della vulgata bersaniana, suffragata dai franceschiniani (un po' provati per il repentino cambio di schieramento del loro leader), secondo cui soffiano venti di scissione.

«Cos'è questa storia?», chiede ai collaboratori. «Cos'è questa storia?», è l'eco dei tam tam del Pd. D'Alema fa mostra di non crederci. Secondo lui è l'ennesima «cavolata dei giornali». Tutti lo immaginano in partenza per chissà quali lidi. E con lui tutti i dalemiani di prima e seconda generazione. Peccato che non sia così. Anzi. La verità la detta il tam tam interno a largo del Nazareno, quello sconosciuto ai più e temuto da molti. E quel tam tam racconta che D'Alema potrebbe compiere l'ultimo strappo. Posizionandosi su Renzi e lasciando Cuperlo al suo destino.

E, soprattutto, consentendo ai suoi giovani - da Enzo Amendola a Michele Bordo - di giocarsi la loro partita nella nuova classe dirigente. Difficile? Sì, ma non impossibile dicono al Pd. Ma se ne dicono tante nel Partito democratico. Proprio tante. Renzi ascolta tutti e aspetta. Perché a lui come ad altri esponenti del Pd è stato detto che il governo regge, ma l'elettorato del Pd no.

 

RENZI DELLA VALLE CAL F F x DALEMA E RENZI MASSIMO DALEMA dalema beve pd25 dalema fassino veltroniGianni Cuperlo PIERLUIGI BERSANI