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Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Ci sarà sempre più blog, nella vita del Movimento 5 Stelle. Sarà sempre più la Casaleggio Associati, l’azienda che di quel sito ha chiavi e password, a gestire la scelta dei candidati. Anche a livello locale. È di questo che stanno discutendo nelle ultime ore Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio e i cinque deputati del direttorio.
L’esperienza nefasta di Milano, dove una consultazione “fisica” tra i militanti in un auditorium di quartiere ha portato al risultato fallimentare della candidatura di Patrizia Bedori, è stata la prova di quanto un Movimento ormai «cresciuto» - così lo definisce chi se ne occupa - non può più affidarsi alle libere votazioni di meet up che quasi sempre finiscono per spaccarsi in litigiose correnti contrapposte.
Finora i “garanti” erano intervenuti solo quando bisognava decidere quale lista certificare in caso di divisione (accadde a Reggio Calabria, dove la guerra interna portò a un misero 2,49 per cento alle comunali). Ma non si era passati dal blog a Parma o a Livorno, le prime città conquistate dall’M5S. Non è accaduto per Gela, Ragusa, Quarto, Comacchio, Venaria.
E anche stavolta, non ne hanno avuto bisogno moltissimi comuni tra cui Torino, dove Chiara Appendino ha costruito un consenso bulgaro. L’autonomia dei territori è sempre stata difesa dagli attivisti, ma la vicenda Milano sembra metterci una pietra sopra.
Non è un caso che il 15 febbraio, quando il “non statuto” è stato modificato per inserire il nuovo simbolo, senza il nome di Beppe Grillo, e il nuovo sito di riferimento, movimento5stelle.it, all’articolo sette la frase del 2009 («il Movimento 5 stelle costituirà il centro di raccolta delle candidature e il veicolo di selezione») è stata sostituita con «il sito www.movimento5stelle.it costituirà il centro di raccolta delle candidature...».
Dalla realtà dei banchetti si passa al mondo virtuale della Casaleggio, che si è occupata delle votazioni a Roma e a Napoli e che adesso farà lo stesso per Milano, dove le primarie svolte saranno di fatto annullate. Quel che si sta cercando di costruire è un percorso standard - a due turni - cui saranno sottoposti tutti i grandi comuni.
Invio delle candidature, curricula, video, una prima lista e poi il ballottaggio per il nome del sindaco. «Così abbiamo tempo di conoscere meglio i candidati - dicono dallo staff - e tra il primo e il secondo turno valutiamo anche la loro capacità di reggere alle pressioni».
A Napoli ieri, in questo modo, ha vinto a sorpresa Matteo Brambilla, ingegnere, sulla favorita Francesca Menna, docente universitaria (anche lì come a Roma, racconta l’Adnkronos, ci sono attivisti espulsi pronti a una class action per invalidare il risultato).
A svelare che qualcosa è cambiato è lo stesso Gianluca Corrado, il terzo arrivato dopo la Bedori a Milano (il secondo, suo grande rivale, si è ritirato dopo il voto). «A decidere cosa succede adesso, se il candidato sarò io perché si scala oppure no, perché si rivota, saranno i garanti», dice a Repubblica.
E l’autonomia dei gruppi cittadini? «Dal 15 febbraio il non statuto è cambiato, è scritto nero su bianco che le modalità di selezione le decide il blog». «Decideranno Beppe e Gianroberto», conferma Manlio Di Stefano, il parlamentare milanese che insieme a Paola Carinelli aveva gestito la prima consultazione. Nega che ci siano state pressioni per convincere Patrizia Bedori a mollare: «Sono un suo amico intimo, l’avrei saputo».
Ma ammette: «Forse si aspettava la spinta che ha avuto Virginia Raggi a Roma, dove si stanno impegnando in prima persona molti parlamentari. Forse non ha capito che quella è una partita diversa. Capisco lo sfogo su Facebook, quello in cui racconta le offese ricevute, ma io al suo posto non l’avrei fatto».
Gli attivisti di Milano sono compatti nel dire che, tanto più dopo la sfiducia manifestatele da Casaleggio nell’incontro di gennaio, loro alla Bedori non hanno mai fatto mancare il sostegno. In realtà, dopo quell’incontro, il guru ha fatto sapere a chi ha gestito il tutto: «Se facciamo un risultato di cui vergognarci, la responsabilità sarà vostra».
Da allora sono cominciati i «te la senti?», le prese di distanza, le mail che da Roma invitavano a disertare le riunioni. «È crollata - dice Corrado - ha capito che non aveva la capacità comunicativa necessaria». O forse, che era stata lasciata sola. In attesa di un candidato telegenico da incoronare sul blog.
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