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1. LA LOBBY DELLE ARMI TUONA NON CONTRO LA STRAGE: NON PER I MORTI MA PER LA 'POLITICIZZAZIONE'
Una ''vergognosa politicizzazione della tragedia'': il forte sommovimento morale che sta scuotendo gli Stati Uniti dopo l'ennesima strage in una scuola, per il capo della potente lobby delle armi negli Stati Uniti, la National Rifle Association (NRA), è solo questo, spazzando, come fosse un fastidioso moscerino, la rabbia che ha fatto presa su centinaia di migliaia di persone stanche di dovere sgranare, quasi a cadenza quotidiana, scorrere gli elenchi con un nomi di vittime di sparatorie.
Ma questo, il numero delle vittime e le circostanze in cui essere sono state uccise, non sembra spostare la granitica convinzione di Wayne LaPierre, secondo cui i promotori delle proteste, giunte sin dentro la Casa Bianca, vogliono solo una cosa: "Il loro obiettivo è eliminare il secondo emendamento e la nostra libertà di portare armi in modo che possano sradicare tutte le libertà individuali".
Se non fosse spregiudicatamente falsa, la frase sarebbe da considerare un piccolo capolavoro di ambiguità perchè mette l'uno accanto all'altro due punti, la possibilità per tutti - anche per ragazzini, matti, estremisti religiosi o meno - di avere armi letali e le libertà invididuali, che sono cosa ben diversa.
"La vergognosa politicizzazione della tragedia è una strategia classica che esce dal manuale di un movimento tossico", ha aggiunto LaPiere mettendo in uno stesso calderone socialismo, democratici americani e media generalisti.
dana loesch fucile con baionetta
LaPierre ci ha messo qualche giorno prima di commentare la sparatoria del liceo di Parkland, e la platea che ha scelto era inequivocabilmenmte favorevole alle sue tesi, la Conservative Political Action Conference (CPAC), un appuntamento annuale dei sosteitori delle tesi e delle teorie più consevatrici del Paese.
"I grandi media amano le uccisioni su larga scala" gli ha fatto da contraltare la portavoce della Nra Dana Loesch che se l'è presa contro la mancanza di reattività della polizia federale, che - facendo riferimento alla strage nella scuola della Florida - non ha dato seguito ai segnali sui progetti stragisti di Nikolas Cruz.
''Molti media mainstream amano gli omicidi su larga scala - ha detto Dana Loesh, indicando le telecamere che le stavano filmando -. Lo ami. Non sto dicendo che ti piace la tragedia, ma io dico che ti piace sentire piangere le madri bianche, è un pubblico d'oro per te ".
Dana Loesh ha dimostrato una grande padronanza della retorica perché il suo riferimento alle " madri bianche in lacrime "è stato fatto volutamente per inserire nel dibattito un altro elemento fortemente divisivo. Ho detto questo, ha spiegato, ''perché ci sono migliaia di madri nere in lutto a Chicago ogni fine settimana e non vediamo nessun dibattito organizzato per loro", con un chiaro riferimento alla lunga diretta organizzata dalla Cnn con i sopravvissuti alla strage della Florida a discutere con Trump.
2. CHI È DANA LOESCH, LA PORTAVOCE DELLA LOBBY DELLE ARMI
Una cristiana timorata di Dio, come lei stessa si definisce, portavoce della Nra, l'associazione nazionale delle armi statunitense. È il profilo, ridotto all'osso, di Dana Loesch, la 40enne che mercoledì 21 si è confrontata pubblicamente con i ragazzi sopravvissuti al massacro di Parkland, in Florida. E che aveva il difficile compito di rappresentare gli interessi di una lobby che, anche davanti all'ennesima strage di innocenti, non ha nessuna intenzione di vedere regolato il florido mercato delle armi. Ci è riuscita?
Sì e no, perché se è vero che da una parte la strategia di mostrarsi empatica nei confronti dei sopravvissuti ha sicuramente pagato, dall'altra non ha potuto fare altro che finire alle corde di fronte a domande molto precise che avevano l'intento di mettere lei e la gente che rappresenta di fronte alle proprie responsabilità.
SE LA COLPA È DEI «PAZZI»
Interrogata da una studentessa del liceo dove è avvenuta la sparatoria sull'opportunità di regolamentare il mercato delle armi in ottica restrittiva, Dana Loesch ha preferito deviare il discorso scaricando la colpa sull'autore del massacro, definendolo «un pazzo» e affermando che persone come lui non dovrebbero avere accesso alle armi. Ci ha pensato lo sceriffo Scott Israel a metterla alle strette, dicendo che l'unica risposta possibile ed efficace da parte dell'Nra sarebbe quella di ridurre il numero di armi circolanti negli Stati Uniti. E la sempre agguerrita Dana Loesch non ha potuto fare altro che spallucce e abbozzare.
UNA RAPIDA ASCESA
Da anni vicina ai conservatori del tea party, Dana Loesch non è nata repubblicana. Lo è diventata dopo l'11 settembre, e da quel momento in poi si è fatta rapidamente strada come opinionista conservatrice, passando dalla fama locale di Saint Louis, conquistata anche grazie al suo blog in cui all'inizio affrontava problemi da mamme, alla fama nazionale nel 2011, quando la Cnn la assunse come analista politica in vista delle elezioni del 2012.
Molto più recente è la sua adesione alla Nra, invece: si è unita alla lobby nel 2017, iniziando in qualità di assistente del vice-presidente, ma già nel 2014 il suo libro Hands Off My Gun (Giù le mani dal mio fucile) aveva mostrato come la pensava sul tema.
TRUMPIANA DELLA SECONDA ORA
Se gli uomini dell'Nra decidono di mandare avanti le donne nei dibattiti post-stragi, come spiega il Guardian c'è un motivo ben preciso: nelle loro bocche, l'argomento secondo cui da madri si sentono più sicure con delle armi in mano, fa più presa sul pubblico, e suona paradossalmente più umano. È la retorica della difesa personale, che serve a sviare l'attenzione dell'opinione pubblica dal potenziale distruttivo delle armi. Dal canto suo, Loesch in questa retorica ci si è tuffata dentro con tutti e due i piedi, ma non ha perso tempo nemmeno nell'attaccare altre donne, criticando la Women's March, e schierandosi con Donald Trump pur avendo appoggiato in passato Ted Cruz.
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